Nella Basilica di San Pietro la celebrazione del matrimonio per 20 coppie della Diocesi di Roma. Bergoglio invita gli sposi a riflettere sulla forza dell’amore di Gesù, che custodisce l’unione matrimoniale pur mantenendo sempre vive le differenze tra marito e moglie
Agensir – Il cammino del popolo di Israele nel deserto “fa pensare alle famiglie, le nostre famiglie, in cammino sulle strade della vita, nella storia di ogni giorno…”. Lo ha detto ieri mattina Papa Francesco, presiedendo nella basilica vaticana la Santa Messa con il rito del sacramento del matrimonio celebrato da 20 coppie della diocesi di Roma. “È incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una famiglia: l’aiuto reciproco, l’accompagnamento educativo, le relazioni che crescono con il crescere delle persone, la condivisione delle gioie e delle difficoltà… Le famiglie sono il primo luogo in cui noi ci formiamo come persone e nello stesso tempo sono i ‘mattoni’ per la costruzione della società”, ha osservato il Pontefice. Ma il cammino nel deserto è stancante, manca l’acqua, diventa insopportabile e, perciò, “c’è la tentazione di tornare indietro, di abbandonare il cammino”. “Viene da pensare alle coppie di sposi che ‘non sopportano il viaggio’, il viaggio della vita coniugale e familiare – ha affermato il Santo Padre -. La fatica del cammino diventa una stanchezza interiore; perdono il gusto del matrimonio, non attingono più l’acqua dalla fonte del sacramento. La vita quotidiana diventa pesante e, tante volte, ‘nauseante’”.
Dopo la ribellione, il popolo si pente e chiede a Mosè di pregare il Signore di allontanare i serpenti. Il rimedio è un serpente di bronzo, appeso ad un’asta; chiunque lo guarda, viene guarito. Che cosa significa questo simbolo? “Dio – ha chiarito il Papa – non elimina i serpenti, ma offre un ‘antidoto’: attraverso quel serpente di bronzo, fatto da Mosè, Dio trasmette la sua forza di guarigione che è la sua misericordia, più forte del veleno del tentatore”. Gesù “si è identificato con questo simbolo”: “Chi si affida a Gesù crocifisso – ha dichiarato Francesco – riceve la misericordia di Dio che guarisce dal veleno mortale del peccato”. Per il Pontefice, “il rimedio che Dio offre al popolo vale anche, in particolare, per gli sposi che ‘non sopportano il cammino’ e vengono morsi dalle tentazioni dello scoraggiamento, dell’infedeltà, della regressione, dell’abbandono… Anche a loro Dio Padre dona il suo Figlio Gesù, non per condannarli, ma per salvarli: se si affidano a Lui, li guarisce con l’amore misericordioso che sgorga dalla sua Croce, con la forza di una grazia che rigenera e rimette in cammino sulla strada della vita coniugale e familiare”. Infatti, “l’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce”.
L’amore di Cristo “può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme; perché questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo”. Questo, ha sottolineato il Papa, “è il compito che avete tra voi. ‘Ti amo, e per questo ti faccio più donna’ – ‘Ti amo, e per questo ti faccio più uomo’. È la reciprocità delle differenze”. Certo, “non è un cammino liscio, senza conflitti: no, non sarebbe umano. È un viaggio impegnativo, a volte difficile, a volte anche conflittuale, ma questa è la vita!”. E “in mezzo a questa teologia che ci dà la Parola di Dio sul popolo in cammino, anche sulle famiglie in cammino, sugli sposi in cammino, un piccolo consiglio. È normale che gli sposi litighino, è normale. Sempre si fa. Ma vi consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace. Mai”. Per Francesco, “è sufficiente un piccolo gesto. E così si continua a camminare. Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale, non è una ‘fiction’! È sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa, un amore che trova nella Croce la sua verifica e la sua garanzia”. Di qui l’augurio agli sposi di “un bel cammino: un cammino fecondo; che l’amore cresca. Vi auguro felicità. Ci saranno le croci, ci saranno. Ma sempre il Signore è lì per aiutarci ad andare avanti”.