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“Gratuità, larghezza, universalità le tre caratteristiche dell’invito di Dio”, così Papa Francesco all’Angelus

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L’amicizia che il Signore offre all’uomo è un dono gratuito, che solo nell’essere accolto trova la propria ragione d’essere

 Agensir – “Dio è buono verso di noi, ci offre gratuitamente la sua amicizia, ci offre gratuitamente la sua gioia, la salvezza, ma tante volte non accogliamo i suoi doni, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi papa francesco angelus 12 ottobree anche quando il Signore ci chiama, al cuore, tante volte sembra che ci dia fastidio”. Lo ha evidenziato, ieri mattina, Papa Francesco, prima della recita dell’Angelus da piazza San Pietro, commentando il Vangelo nel quale “Gesù ci parla della risposta che viene data all’invito di Dio – rappresentato da un re – a partecipare a un banchetto di nozze”. L’invito ha “tre caratteristiche: la gratuità, la larghezza, l’universalità. Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: nessuno dei prescelti accetta di prendere parte alla festa, dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio”. Ma, “nonostante le mancate adesioni dei chiamati, il progetto di Dio non si interrompe. Di fronte al rifiuto dei primi invitati Egli non si scoraggia, non sospende la festa, ma ripropone l’invito allargandolo; allargandolo oltre ogni ragionevole limite e manda i suoi servi nelle piazze e ai crocicchi delle strade a radunare tutti quelli che trovano. Si tratta di gente qualunque, poveri, abbandonati e diseredati, addirittura buoni e cattivi – anche i cattivi sono invitati – senza distinzione”.
Così “la sala si riempie di ‘esclusi’. Il Vangelo, respinto da qualcuno, trova un’accoglienza inaspettata in tanti altri cuori”. In realtà, “la bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno: per questo il banchetto dei doni del Signore è universale, per tutti. A tutti è data la possibilità di rispondere al suo invito, alla sua chiamata; nessuno ha il diritto di sentirsi privilegiato o di rivendicare un’esclusiva”. Tutto questo ci induce “a vincere l’abitudine di collocarci comodamente al centro, come facevano i capi dei sacerdoti e i farisei. Questo non si deve fare; noi dobbiamo aprirci alle periferie, riconoscendo che anche chi sta ai margini, addirittura colui che è rigettato e disprezzato dalla società è oggetto della generosità di Dio. Tutti siamo chiamati a non ridurre il Regno di Dio nei confini della ‘chiesetta’ – la nostra ‘chiesetta piccoletta’ – ma a dilatare la Chiesa alle dimensioni del Regno di Dio. Soltanto c’è una condizione: indossare l’abito nuziale cioè testimoniare la carità verso Dio e verso il prossimo”. Di qui l’affidamento all’intercessione di Maria Santissima dei “drammi e le speranze di tanti nostri fratelli e sorelle, esclusi, deboli, rigettati, disprezzati, anche quelli che sono perseguitati a motivo della fede” e l’invocazione della “sua protezione anche sui lavori del Sinodo dei vescovi”, in corso in Vaticano.

 

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