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Fede e amore insieme. Così Francesco all’Angelus
“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”, risponde Gesù – nel Vangelo domenicale – ad un dottore della Legge che lo interpella su quale sia “il grande comandamento”, quindi aggiunge “il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non li inventa Gesù questi due comandamenti – ha ricordato Francesco – li prende dai libri sacri del Deuteronomio e del Levitico. Ma c’è una novità.
“La sua novità consiste proprio nel mettere insieme questi due comandamenti – l’amore per Dio e l’amore per il prossimo – rivelando che essi sono inseparabili e complementari, sono le due facce di una stessa medaglia”.
E’ attraverso l’amore per i fratelli che il cristiano può testimoniare l’amore di Dio. “Il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo è il primo non perché sta in cima all’elenco dei comandamenti. Gesù non lo mette al vertice, ma al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare e fare riferimento”. “Alla luce della parola di Gesù, – ha osservato Francesco – l’amore è la misura della fede, e la fede è l’anima dell’amore”. “Non possiamo più separare la vita religiosa, la vita di pietà, dal servizio ai fratelli, a quei fratelli concreti che incontriamo. Non possiamo più dividere la preghiera, l’incontro con Dio nei Sacramenti, dall’ascolto dell’altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite”.
Gesù apre una via nuova: “In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi – Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello”.
Anzi, un solo volto: “… quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile e indifeso, è presente l’immagine stessa di Dio”.
Dopo la preghiera mariana, Francesco ha reso omaggio alla memoria di madre Assunta Marchetti, coofondatrice delle Suore missionarie scalabriniane di S. Carlo Borromeo, beatificata oggi Brasile, dove si era trasferita dalla Toscana nel 1895, a soli 24 anni, seguendo l’invito del fratello sacerdote Giuseppe, modello di “coraggiosa dedizione nel servizio alla carità”. “Era una suora esemplare nel servizio agli orfani degli emigranti italiani; lei vedeva Gesù presente nei poveri, negli orfani, negli ammalati, nei migranti”.
Un saluto particolare, tra i numerosi fedeli in piazza San Pietro, è andato alla comunità peruviana di Roma, presente con la sacra immagine del Senor de los Milagros. (news.va)