In un messaggio audio la ragazza chiede che i suoi organi vengano dati in dono a chi ne ha bisogno per poter continuare a vivere
Maurizio Sasso – La ragazza iraniana, ventiseienne, giustiziata per impiccagione per aver ucciso l’uomo che voleva stuprarla saluta la madre con un toccante messaggio audio. Chiede che “cuore, occhi, reni e quant’altro possa servire venga 
dato in dono”. E nessuna tomba su cui piangere. Il messaggio, registrato ad aprile, è stato reso noto solo dopo l’esecuzione e in esso vengono ripercossi tutti i 7 anni vissuti nelle prigioni di Teheran in cui la ragazza è stata rinchiusa, da quando Reyhaneh Jabbari non si è arresa neanche quando le fu chiesto di ritirare le accuse di stupro in cambio di una salvezza che le sarebbe stata concessa. Reyhaneh aveva fiducia nella giustizia, che invece l’ha dipinta come un feroce assassino.“Dammi al vento perché mi porti via”, queste le ultime parole del messaggio. Da oggi vivi nel vento, nel vento che scuote i capelli e la coscienza di chi ti ha data alla morte, nel vento che asciuga le lacrime delle migliaia di donne ogni giorno vittima di violenza e nel vento che dà forza a chi nonostante tutto crede ancora nella giustizia. Fino a che punto è possibile per una persona credere nella giustizia umana? Gode di “tempra ottimista colui che si aspettava giustizia da quei giudici”: amarezza e sfiducia nella giustizia umana sono i sentimenti che accompagnano la ragazza nell’atroce cammino verso la morte. Tuttavia, negli ultimi istanti di vita sopraggiunge una lucidità assoluta che dona all’animo quella serenità appagante, nella consapevolezza che la propria esistenza è solo un riflesso dell’immensa volontà divina.
In allegato la lettera di Reyhaneh Jabbari
