La celebrazione in ricordo dei defunti sia motivo di speranza, perché la morte è solo il respiro che precede l’eterno e assoluto abbraccio di Dio
Agensir – “Ricordiamo le vittime delle guerre e delle violenze; tanti ‘piccoli’ del mondo schiacciati dalla fame e dalla miseria; ricordiamo gli anonimi che riposano nell’ossario comune. Ricordiamo i fratelli e le sorelle uccisi perché cristiani; e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri. Affidiamo al Signore specialmente quanti ci hanno lasciato nel corso di quest’ultimo anno”, è stato l’invito del Papa all’Angelus di ieri. “La tradizione della Chiesa ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare offrendo per essi la celebrazione eucaristica: essa è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo dare alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate.
Il fondamento della preghiera di suffragio si trova nella comunione del Corpo mistico”, ha sottolineato. In realtà, “il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato a una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio”. Poi Francesco ha rivolto a Dio questa preghiera, composta dal passionista padre Antonio Rungi:
“Dio di infinita misericordia, affidiamo alla tua immensa bontà quanti hanno lasciato questo mondo per l’eternità, dove tu attendi l’intera umanità, redenta dal sangue prezioso di Cristo”, “morto in riscatto per i nostri peccati”.