Il prof. Roberto P. Violi dedica un suo volume ad una delle più coraggiose protagoniste del “cattolicesimo sociale”, la cui vita era divisa tra impegno sociale, politica e passione per il Meridione
Luigi Crimella – C’è un filone della storia italiana che viene definito cattolicesimo sociale o più semplicemente movimento cattolico, al cui interno si trova di tutto: dall’Opera dei Congressi della seconda metà dell’ottocento agli albori del rientro dei cattolici in politica dopo il “Non expedit” di Pio IX nel 1868, fino alla nascita di tante opere sociali (cooperative, banche di credito popolare, sindacati ‘bianchi’, scuole professionali, giornali diocesani) che hanno costellato più o meno quasi un secolo, tra ‘800 e ‘900 inoltrato. Si è trattato di un centinaio di anni di impegno, sofferenze, tentativi, sviluppi, intuizioni che hanno visto all’opera i precursori dei cattolici in politica, quelli che formatisi nelle parrocchie e nelle fila dell’Azione cattolica, con la caduta del fascismo hanno fatto tesoro di tale ricca eredità dando vita alla Democrazia cristiana e sostenendo la crescita della nazione. Dentro questo alveo, ci sono una decisa maggioranza di uomini, ma anche un certo numero di donne. È di loro, in particolare di una, che ci parla il volume dello storico Roberto P. Violi (università di Cassino) “Maria De Unterrichter Jervolino (1902-1975). Donne, educazione e democrazia nell’Italia del Novecento” edito da Studium. Il cognome dice abbastanza dell’origine della protagonista, nativa di Ossana (Trento). E il secondo cognome, acquisito da sposata (Jervolino) dice invece dello sviluppo di una figura di moglie, madre, donna di cultura e di insegnamento, animatrice associativa (Fuci), parlamentare e pedagogista, che nel sodalizio familiare col marito napoletano Angelo Raffaele Jervolino, anch’egli parlamentare Dc, ha scelto – come direbbe oggi Papa Francesco – di essere “una donna in uscita”, cioè profondamente dedita agli altri.
Una figura di donna poliedrica. Perché parlare di Maria De Unterrichter Jervolino, quando la Dc non c’è più ormai da vent’anni? La risposta è complessa, come è complessa dal punto di vista intellettuale, politico e sociale oltre che spirituale, la personalità della madre di quella Rosa Russo Iervolino (la “J” del cognome del padre è divenuta, per un errore dell’ufficio anagrafe, “I”) che ha proseguito idealmente la sua opera, militando nella Dc, prima come parlamentare e ministro, e in seguito nel Pd con diversi incarichi fino a quello di sindaco di Napoli. La ricchezza di sfaccettature della De Unterrichter si rileva dalla biografia. È transitata, sempre con ruoli impegnativi, dall’associazionismo cattolico trentino a quello partenopeo. Ha coltivato interessi vitali per la cultura accademica, incontrando e cimentandosi con le più belle menti dell’epoca. È stata docente ed esperta del sistema pedagogico elaborato da Maria Montessori, divenendo sostenitrice di una sua diffusione su larga scala, fino a essere nominata presidente dell’ “Opera Nazionale Montessori”. Si è occupata ampiamente di spiritualità, legando i suoi interessi in particolare ad alcune grandi mistiche, sante e martiri. È stata in contatto con figure di primissimo piano come don Sturzo e monsignor Giovan Battista Montini, che tanto hanno significato nella formazione dei futuri dirigenti del movimento cattolico.
Un convinto “meridionalismo”. Siamo quindi di fronte a una donna moderna, combattiva e anche in qualche modo “aristocratica”, per la sua formazione universitaria e anche per le quattro o cinque lingue che conosceva e che le permisero di assumere anche incarichi internazionali (Organizzazione mondiale educazione prescolastica, Associazione internazionale Montessori ecc.). Ma l’aspetto forse più interessante e sorprendente della Unterrichter risiede nel suo “meridionalismo” ante-litteram. Bisogna riconoscere che il marito “meridionale” di una “austro-ungarica” come lei potrebbe essere letto come la causa prossima di tale affetto verso le genti del Sud Italia, dove si era trapiantata. Questo può essere un motivo, anche inconscio, di tale disposizione. Ma la parte più nobile e alta, che va oltre i sentimenti umani, mostra una donna che partendo dalla sua militanza cattolica, accostando le popolazioni meridionali delle zone più interne dove andava a tenere incontri e conferenze per spronare le donne a farsi artefici del loro destino, fino alla militanza politica diretta e all’azione culturale per diffondere la scolarità, ci parlano di una figura politica consapevole di cosa significasse per l’Italia di allora spingere per uno sviluppo del Mezzogiorno. Si cimentò infatti direttamente nel comitato promosso da Luigi Sturzo nella Dc e poi a livello parlamentare per investimenti statali, soprattutto per la scolarità nel Sud.
Ricchezza delle “opere cattoliche”. In un’epoca in cui della Dc non rimane che un ricordo piuttosto sbiadito, seppure – per chi è onesto nella valutazione – intellettualmente e storicamente “grato” per quanto questo partito ha rappresentato come baluardo della tenuta democratica del Paese, la De Unterrichter ci riporta a quelle generazioni di cattolici che dettero vita a scuole, centri di formazione professionale, università, assistenza, cooperazione, banche, associazionismo, mondo di cura, accoglienza. Per ognuno di questi ambiti una ricerca obiettiva e non pregiudiziale potrebbe individuare personalità non solo di grande valore, ma addirittura esempi di santità vera e riconosciuta dalla Chiesa. L’esempio di quanti, come Maria De Unterrichter, vissero una coerenza di impegno su diversi fronti, induce alla speranza che non sia del tutto tramontata l’immagine del politico “cattolico” seriamente formato e orientato al bene comune. A volte ritornano!
fonte Agensir