Chiesa e Territorio: cosa chiede l’una all’altro? E viceversa…
La Redazione – Un dialogo sempre aperto seppur con slanci diversi a seconda del periodo storico. In Alto Casertano, nella Diocesi di Alife-Caiazzo, questo incontro si è reso nuovamente possibile in occasione del II convegno, quello che apre la Visita pastorale della forania di Alife (Alife, Baia e Latina, Dragoni, Sant’Angelo d’Alife).
L’evento, tenuto presso l’auditorium dell’Isituto professionale ha messo insieme ben due letture rispettivamente di “Chiesa e Territorio”, e come queste realtà – tante volte identificabili in un’unica – vivono in relazione tra loro, non senza scontri e incomprensioni, in costruttive e regolari forme di collaborazione e corresponsabilità.
La lettura della realtà ecclesiale è stata affidata a Maria Rosaria Francomacaro, insegnante di Lettere e presidente di Azione Cattolica presso la parrocchia di Ave Gratia Plena in Piedimonte Matese; mentre, l’osservazione del mondo laico è stata chiesa al professore Giuseppe Castrillo, dirigente scolastico. I lavori dei 2 relatori, oltre a fornire nuove e più critiche chiavi di lettura degli ambiti presi in esame, sono stati la sintesi dei numerosi incontri di approfondimento che hanno preceduto il convegno a cui hanno preso parte i rappresentanti del mondo laico ed ecclesiale impegnati nel territorio, e per il territorio.
La Chiesa, contribuisce allo sviluppo del territorio? E in che modo? La Chiesa è territorio – questo il cuore dell’intervento di Francomacaro – che seppur compaia spesso come un paradosso, ben risponde all’esperienza concreta dei cristiani che vivendo secondo il vangelo, vivono il territorio e in esso si dicono cristiani.
Attraverso dei precedenti questionari, distribuiti tra la gente, utili a recuperare un contributo in vista del Convegno, è emerso che lavoro, giovani, ambiente e famiglia sono i temi che stanno a cuore alla gente, quei temi che permettono di identificare la Chiesa locale come soggetto proponente di tematiche sempre attuali. Ambito sociale, culturale ed educativo sono gli spazi di azione di questa chiesa che – pur mancando di strutture (questa la segnalazione) combatte sul fronte della disoccupazione e della formazione, ma chiede al territorio, quindi alla politica, una concreta e non teorica presa di coscienza delle situazioni di disagio oltre che una vera e intelligente forma di progettazione sociale. Quale attenzione si è capaci di offrire oggi al mondo dell’imprenditoria giovanile? Con quale spirito e con quale sensibilità sono state promosse fino ad oggi forme di aggregazione imprenditoriale come le cooperative? Il mondo del lavoro è lasciato da solo… In questo quadro, le comunità civili della nostra terra, alzano la voce sulla Chiesa e ancora una volta guardano ad essa, chiedendo la risposta (occasioni, esempio, progettazioni, azioni concrete) che dalle Istituzioni civili non vengono. Essere Chiesa per il Territorio diventa allora una scelta, quella cioè di continuare a stare con la gente. Questa da sempre la sua missione.
Cosa chiede il territorio alla Chiesa? Questa la domanda che ha aperto la relazione di Castrillo, non prima senza aver dato la lettura che il territorio fa di se stesso, emersa dalla riflessione delle associazioni laicali e parti politiche che hanno accettato di partecipare ai confronti: arroccamento delle istituzioni e delle componenti della società civile; disgregazione della realtà sociale; Mancanza di una comunità aperta, critica, solidale; crisi valoriale – crisi immateriale; una fragilità congenita dei giovani; carenza di un effettivo bisogno di cultura a livello collettivo.
Il territorio si riconosce debole e povero, e chiede ancora una volta alla Chiesa di essere accanto a, accanto per; si riconosce ancora all’azione di sacerdoti e vescovo il ruolo educativo, e tante volte sostitutivo delle Istituzioni politiche e laiche in generale.
Tuttavia, si evince anche il difficile rapporto tra Territorio e Chiesa lì dove si individuano distanze comunicative legate – da parte di quest’ultima – all’uso di linguaggi non realistici, di assenza formativa per tutte le fasce di età, di forme di sedizione verso l’autorità ecclesiastica.
Ecco allora cosa chiede il territorio: un’intensificazione di momenti di incontro per spronare al recupero dei rapporti personali, e di risposte comuni; una maggiore collaborazione tra scuola e parrocchia; costruire Comunità chiedere aiuto al Vescovo; maggiore impegno dei sacerdoti.
Si chiede alla chiesa di farsi casa e non escludere nessuno.
I contenuti non sono mancati, ma una cosa di sicuro: un’assemblea partecipe e sollecita a far vibrare le parole dei relatori e a dare ragione di ciò che è stato detto, proprio perchè quel lodevole contributo fornito dai relatori è frutto del lavoro attento e minuzioso condotto in altre sedi, da chi al convegno si è reso solo uditore. Essere ripetitivi, nel proporre idee o lanciare denunce, non è mai abbastanza finchè quelle idee e quelle denunce non avranno trovato risposta.
La visita pastorale prosegue adesso sul campo… Tra le famiglie, i lavoratori, gli studenti, le associazioni: è il momento dell’incontro “a tu per tu” con il Pastore.