Analisi, radiografie, risonanze, tac, ecc. sospesi fino al 31 dicembre. A risentire della privazione di alcuni servizi medici sono soprattutto i cittadini meno abbienti. “Ancora una stangata che si abbatte come un macigno sulle spalle dei poveri cristi”, così il Presidente Conforti
Comunicato – Ci risiamo, afferma il Presidente di Lega Consumatori Vito Conforti, ancora una volta, come è ormai abitudine sempre più frequente, a pagare sono i più deboli quelli, per capirci, che già da tempo hanno difficoltà ad arrivare alla tristemente famosa “quarta settimana”. Ormai sparare sui meno abbienti è diventato lo sport preferito dei nostri politici, come sparare sulla Croce Rossa. Però loro, i politici, quelli che prendono queste inique decisioni, loro sono tranquilli perché continueranno ad avere gratis, grazie agli amici degli amici, tutte le prestazioni di cui avranno bisogno. E sto parlando, si sarà capito, della decisione di sospendere, almeno fino al 31 dicembre di quest’anno, l’erogazione di alcune prestazioni mediche quali, ad esempio, le analisi, le radiografie, tac, risonanze e quant’altro. Ancora una stangata dunque che si abbatte come un macigno sulle spalle già deboli dei “poveri cristi”. Però nessuno si accorge, o fa finta di non accorgersi, che le Asl pagano i presidi medici (siringhe, garze, cerotti etc.) 5 o 10 volte il loro prezzo di mercato perché qualche nipotina, figlioletto, compagnuccia ci deve guadagnare. Restano gratuiti solo i farmaci.
E intanto “loro” – i politici – continuano a conservare i loro benefit, appartamenti per le segreterie, il telefonino, il pranzo a base di cibi pregiati a soli 5 euro, la macchina blu, l’aereo che li porta su e giù per il paese, le case che ricevono gratuitamente senza nemmeno esserne a conoscenza, gli intrallazzi che fanno con grossi prelati per evitare di fargli pagare le tasse. E continuano pure a pagare il barbiere 8.000 euro al mese. A loro che importa, non sono mica soldi loro. Tutto questo, in un paese civile, sarebbe un imbarazzante motivo di vergogna, da noi invece no! Ma tant’è… siamo in Italia.