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In Dio la forza e la “consolazione”, così Papa Francesco ieri all’Angelus

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Nel tempo dell’Avvento, nella preghiera di ieri 7 dicembre, un messaggio di speranza soprattutto per chi soffre in silenzio

Agensir – L’Avvento è “un tempo stupendo che risveglia in noi l’attesa del ritorno di Cristo e la memoria della sua venuta storica”. Lo ha detto, ieri mattina, Papa Francesco, prima di guidare la recita dell’Angelus da piazza San Pietro. Commentando la prima lettura, ha osservato che la liturgia “ci presenta un messaggio pieno di speranza. È l’invito del Signore espresso per bocca del profeta Isaia: ‘Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio’. Con queste parole si apre il Libro della consolazione, nel quale il profeta rivolge al popolo in esilio l’annuncio gioioso della liberazione”. Isaia “si rivolge a gente che ha attraversato un periodo oscuro, che ha subito una prova molto dura; ma ora è venuto il tempo della consolazione. La tristezza e la paura possono fare posto alla gioia, perché il Signore stesso guiderà il suo popolo sulla via della liberazione e della salvezza”, “con la sollecitudine e la tenerezza di un pastore che si prende cura del suo gregge”. Questo, ha evidenziato il Pontefice, “è l’atteggiamento di Dio verso di noi sue creature. Perciò il profeta invita chi lo ascolta – compresi noi, oggi – a diffondere tra il popolo questo messaggio di speranza: che il Signore ci consola. E fare posto alla consolazione che viene dal Signore”.papa francesco_7 dicembre
Ma, ha avvertito Francesco, “non possiamo essere messaggeri della consolazione di Dio se noi non sperimentiamo per primi la gioia di essere consolati e amati da Lui. Questo avviene specialmente quando ascoltiamo la sua Parola, il Vangelo, che dobbiamo portare in tasca: non dimenticare questo! Il Vangelo in tasca o nella borsa, per leggerlo continuamente”. E questo “ci dà consolazione: quando rimaniamo in preghiera silenziosa alla sua presenza, quando lo incontriamo nell’Eucaristia o nel sacramento del Perdono. Tutto questo ci consola”. Dunque, “lasciamo allora che l’invito di Isaia – ‘Consolate, consolate il mio popolo” – risuoni nel nostro cuore in questo tempo di Avvento. Oggi c’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco della speranza. Lui accende il fuoco della speranza! Non noi”. Per il Papa, “tante situazioni richiedono la nostra testimonianza consolatrice. Essere persone gioiose, consolate. Penso a quanti sono oppressi da sofferenze, ingiustizie e soprusi; a quanti sono schiavi del denaro, del potere, del successo, della mondanità. Poveretti! Hanno consolazioni truccate, non la vera consolazione del Signore!
Tutti siamo chiamati a consolare i nostri fratelli, testimoniando che solo Dio può eliminare le cause dei drammi esistenziali e spirituali. Lui può farlo! È potente!”.
Il messaggio di Isaia, ha affermato Francesco, è “un balsamo sulle nostre ferite e uno stimolo a preparare con impegno la via del Signore. Il profeta, infatti, parla oggi al nostro cuore per dirci che Dio dimentica i nostri peccati e ci consola. Se noi ci affidiamo a Lui con cuore umile e pentito, Egli abbatterà i muri del male, riempirà le buche delle nostre omissioni, spianerà i dossi della superbia e della vanità e aprirà la strada dell’incontro con Lui”. In realtà, “è curioso, ma tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi, ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista! È Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio di uscire da noi stessi. È Lui è che ci porta alla fonte di ogni vera consolazione, cioè il Padre. E questa è la conversione. Per favore, lasciatevi consolare dal Signore!
Lasciatevi consolare dal Signore!”. A Maria “affidiamo a Lei l’attesa di salvezza e di pace di tutti gli uomini e le donne del nostro tempo”. Dopo l’Angelus, ha salutato i pellegrini e, in particolare, “i missionari e le missionarie Identes, tanto bravi, che fanno tanto bene”. “Per favore, lasciatevi consolare dal Signore! Capito? Lasciatevi consolare dal Signore! E non dimenticate di pregare per me”, ha concluso.

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