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Quanno nascette ninno. La storia del famoso canto raccontata dalla voce dell’autore, Alfonso Maria de’ Liguori

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Quanno nascette ninno. Il canto che ci ricorda la povertà di Gesù, accompagni il nostro pensiero alle tante povertà di questo momento: a tutto ciò che rende fragile la nostra terra. E sono disoccupazione, malattie, dolori…
Come del canto, anche da queste povertà, rifiorisce la vita. 

Emilio Meola – Il periodo natalizio, tra i tanti motivi che lo rendono un tempo gioioso, mi riporta sempre a quando ero bambino, a quando intorno al presepe, che mai mancava nelle nostre case, la notte di Natale si faceva nascere Gesù bambino con una piccola processione per la stradina in cui abitavo  e alla quale partecipava tutto il vicinato. La processione poi era accompagnata non solo dalle candele accese, portate dai più grandi, ma anche dalla luce dei bengali che noi bambini agitavamo nell’aria e che presto esaurivano la loro funzione… Ma ciò che rendeva il tutto poetico e ed emozionante, erano le dolci note di  Tu scendi dalle stelle.
SANT'ALFONSO-MARIA-DE'-LIGUORINella nostra diocesi di Alife-Caiazzo il Natale assume un significato più profondo per una breve permanenza a Liberi di un noto santo napoletano che ci ha lasciato due dei canti più famosi in tutto il mondo: Tu scendi dalle stelle e Quanno nascette ninno.
Sant’Alfonso Maria de Liguori infatti nasce  a Napoli il 27 settembre del 1696 da una famiglia molto benestante. Studia Giurisprudenza e diventa un ottimo avvocato. Sarà la conseguenza di una sentenza sfavorevole, fortemente condizionata da imbrogli e bugie a far maturare in lui l’idea di lasciare la professione e di dedicarsi ai più deboli e poveri. Sarà ordinato sacerdote e successivamente vescovo di Sant’Agata dei Goti. Il contatto con la condizione di estrema povertà e di ignoranza di alcuni pastori, lo convinsero a costituire la congregazione dei Redendoristi dedita appunto alla redenzione degli ultimi.

Don Emilio Meola, parroco di San Sebastiano e San Nicola ad Alvignano, immagina il racconto di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori mentre attinge alla sacra scrittura e all’esperienza dell’uomo per raccontare con musica e parola la bellezza del Natale di Gesù.
Correva l’anno 1714. Eravamo in prossimità del Natale e mi andavo interrogando e riflettendo sul come avrei potuto far comprendere alla gente semplice e analfabeta, che conosceva solo la lingua dialettale e forse solo qualche parola in lingua italiana, il sublime mistero dell’incarnazione del Cristo. Un lampo mi attraversò per un istante la mente: un canto. Certo una bella canzone avrebbe attirato l’attenzione giacchè il popolo amava cantare, ma una canzone in dialetto, in dialetto napoletano, facile e orecchiabile. Un solo problema: ancora non esisteva un canto religioso in dialetto, io sarei stato il primo. Ma che importa? L’importante è raggiungere lo scopo. Avevo già in mente la struttura del canto stesso: le prime strofe avrebbero istruito sulla venuta di Gesù e sul mondo che si trasforma alla sua nascita Co tutto ch’era vierno, Ninno bello, / Nascetteno a migliara rose e sciure. / Persino o fieno sicc e tuosto / Ca fuje puosto – sott’a Te, / Se ‘nfigliulette, / E de frunnelle e sciure se vestette. Successivamente raccontare la nascita del Redentore attingendo al vangelo di San Luca…Che tardammo? – Priesto, jammo, / Ca mme sento scevolí / Pe lo golfo / Che tengo de vedè sso Ninno Dio. Poi l’adorazione di Gesù proprio da parte dei più poveri i pastori, perché di essi è il Regno di Dio…Correttero i Pasture a la Capanna; / Là trovajeno Maria / Co Giuseppe e a Gioja mia;.. Infine avrei dovuto aggiungere delle strofe che inducessero il cantore al pentimento per i propri peccati. Eh si perchè nonostante il Sacrificio di Cristo l’uomo continua a peccare…..O pure songo niro peccatore, / Ma non boglio esse cuoccio e ostinato. / Io non boglio cchiù peccare, / Voglio amare – voglio stà / Co Ninno bello.
E cosi mentre pensavo a queste cose iniziai a fischiettarne le note. In breve tempo tutto il popolo incominciò a cantare e finalmente a capire il grande dono che Dio aveva concesso all’umanità. Avevo raggiunto con l’aiuto di Dio il mio proponimento.

Nella foto, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori collocato nel presepe del professore Marcellino Angelillo. Accanto alla figura del santo napoletano – nell’intento di scrivere – si scorgono le statue di un piccolo presepe.

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