A un anno da quella indimenticabile domenica che “scosse” le feste natalizie del Matese e dell’Alto Casertano, ritorna alla memoria la cronaca di un anno fa e l’aggiornamento circa il restauro delle chiese diocesane.
Vi alleghiamo un documento in pdf con le pagine dedicate al terremoto contenute nel magazine Clarus n.1-2014
La Redazione – È trascorso esattamente un anno da quella sera del 29 dicembre 2013 in cui una scossa di terremoto di 4.9 gradi di intensità sulla scala Richter, ad una profondità di 10 km, colpì il Matese. Epicentro nel sottosuolo di Castello del Matese e aree limitrofe, ma il sussulto della terra si avvertì fino a Napoli, tanto che le prime notizie diffuse dai telegiornali diedero superficialmente, come riferimento geografico del sisma, proprio il capoluogo campano.
Alle ore 18.08 di quella domenica, quando la terra tremò, molte persone erano in chiesa per la messa, ed essendo proprio le chiese i luoghi maggiormente danneggiati da quella scossa, il panico diffuso fu difficile da placare.
A Piedimonte giunsero immediatamente i Vigili del Fuoco da Caserta, e nel capoluogo matesino si stabilì una efficientissimo centro di coordinamento che per diverse settimane si occupò di gestire l’emergenza e le verifiche necessarie.
I paesi maggiormente colpiti dal sisma (quelli del versante altocasertano) risultarono Castello del Matese, Piedimonte Matese, Alife, San Gregorio, San Potito Sannitico e Gioia Sannitica: la task force coordinata dai Vigili del Fuoco e dai nuclei locali di Protezione Civile, per diversi giorni si impegnò a garantire il controllo delle numerose abitazioni danneggiate, stabilendo le case da evacuare e quelle sicure; si allestirono alloggi di emergenza per accogliere chi – anche solo per paura di nuove scosse – avesse deciso di non rientrare in casa.
I sindaci dei sei comuni sopra indicati, in una lettera inviata al Consiglio dei Ministri (prot. 224/2014), chiesero la dichiarazione dello stato di calamità naturale, respinta poi dagli organi di Governo. Tuttavia la Regione Campania, di lì a poco, si impegnò con una spesa di 56 milioni di euro per i danni segnalati.
In Diocesi.
Dopo la scossa delle 18.08 si mise in moto la macchina della Caritas diocesana, offrendo disponibilità per viveri, coperte ed altre necessità per chiunque ne avesse fatto richiesta, stabilendo un’ottima intesa con i sindaci dei comuni interessati. A questa azione, rivolta principalmente alle famiglie, si affiancò quella dei tecnici dell’Ufficio Arte Sacra e dell’Ufficio tecnico per verificare personalmente lo stato di “salute” di tutte le chiese di proprietà della Diocesi, monumenti d’arte e patrimonio di valori per l’intero territorio; così nei giorni seguenti, congiuntamente ai Vigili del Fuoco e ai Vertici della Sovrintendenza ai Beni Culturali, le verifiche proseguirono senza interruzione al fine di fornire con chiarezza – ai parroci, ai sindaci, alla cittadinanza, e agli organi regionali – lo stato dei danni.
Erano risulati parzialmente agibili, o agibili ma danneggiati, i seguenti edifici sacri: a Piedimonte la chiesa di Ave Gratia Plena, Santa Maria Maggiore, San Tommaso d’Aquino (detta San Domenico), del Carmine, San Rocco, San Marcello e San Michele e la Cappella del Seminario vescovile; ad Alife la Cattedrale; a Castello del Matese la chiesa di Santa Croce, la cappella di Sant’Antonio e la cappella della confraternita di Santa Maria delle Grazie.
Da quella data, per ripristinare e ridonare ai fedeli le chiese interdette al culto, gli uffici diocesani incaricati non hanno smesso di verificare e produrre la documentazione necessaria che Regione Campania e Sovrintendenza hanno richiesto al fine di riconoscere l’effettiva possibilità di finanziamento e di restauro.
Lo scorso 8 marzo, su iniziativa dell’onorevole Carlo Sarro, il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro ha visitato con Mons. Valentino Di Cerbo la chiesa di Ave Gratia Plena, constatando personalmente le condizioni dell’edificio: stiamo parlando di uno dei maggiori scrigni d’arte della città ma non solo, anche un luogo di riferimento sociale per un popoloso quartiere. In quella sede il vescovo Di Cerbo ha ribadito a Caldoro il forte disagio economico che è scaturito dalla chiusura della chiesa per le attività commerciali ubicate a pochi metri.
Il Presidente in quella data ha visitato anche il complesso monastico di Santa Maria Occorrevole garantendo l’impegno per il recupero totale delle strutture.
È di agosto poi la notizia che la Regione avrebbe predisposto circa 12 milioni di euro per il restauro degli edifici sacri colpiti dal sisma, di cui 3,2 per le chiese della Diocesi di Alife-Caiazzo presenti nei sei comuni maggiormente colpiti dal sisma.
Il 20 settembre, nella chiesa di Santa Maria Occorrevole (convento francescano), il Presidente della Regione Caldoro, i vescovi di Alife-Caiazzo e Telese-Cerreto-Sant’Agata de’ Goti, e il Padre della provincia Francescana di Napoli, hanno firmato un protocollo d’intesa in cui la Regione ha definito il proprio impegno di spesa per il restauro delle chiese danneggiate.
Presso gli uffici diocesani il lavoro è intanto proseguito: in équipe si sono affiancati ininterrottamente architetti, geometri, collaudatori, geologi e il Responsabile unico del procedimento, fino a produrre in via definitiva gli 11 progetti per le 11 chiese da restaurare e riaprire al culto. La documentazione, come previsto, è stata ormai depositata presso la Sovrintendenza BAPSAE delle Province di Caserta e Benevento e il Genio Civile. Entro il 31 dicembre sarà depositata e protocollata in Regione presso gli Uffici competenti, in attesa che la Giunta Caldoro proceda con il Decreto regionale di finanziamento atteso da tutti.