L'”apertura” annulla la distanza tra l’uomo e Dio incarnata dal peccato. L’Eucaristia ricuce lo strappo tra “cielo” e “terra”, dando all’individuo la possibilità di “incontrare il Figlio di Dio”
Agensir – Nel momento del battesimo di Gesù, “il cielo si apre” e “torna alla mente la drammatica supplica del profeta Isaia: ‘Se tu squarciassi i cieli e scendessi!’. Questa invocazione è stata esaudita nell’evento del Battesimo di Gesù”. Lo ha detto, ieri mattina, Papa Francesco all’Angelus, nella festa del Battesimo del Signore. “È così finito – ha sottolineato il Pontefice – il tempo dei ‘cieli chiusi’, che stanno ad indicare la separazione tra Dio e l’uomo, conseguenza del peccato. Il peccato ci allontana da Dio e interrompe il legame tra la terra e il cielo, determinando così la nostra miseria e il fallimento della nostra vita. I cieli aperti indicano che Dio ha donato la sua grazia perché la terra dia il suo frutto”. Così “la terra è diventata la dimora di Dio fra gli uomini e ciascuno di noi ha la possibilità di incontrare il Figlio di Dio, sperimentandone tutto l’amore e l’infinita misericordia. Lo possiamo incontrare realmente presente nei sacramenti, specialmente nell’Eucaristia. Lo possiamo riconoscere nel volto dei nostri fratelli, in particolare nei poveri, nei malati, nei carcerati, nei profughi: essi sono carne viva del Cristo sofferente e immagine visibile del Dio invisibile”. Con il Battesimo di Gesù “non solo si squarciano i cieli, ma Dio parla nuovamente facendo risuonare la sua voce: ‘Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento’”.
C’è poi “la discesa dello Spirito Santo, in forma di colomba: questo consente al Cristo, il Consacrato del Signore, di inaugurare la sua missione, che è la nostra salvezza”. Lo Spirito Santo: per il Papa, “il grande dimenticato nelle nostre preghiere. Noi spesso preghiamo Gesù; preghiamo il Padre, specialmente nel ‘Padre Nostro’; ma non tanto frequentemente preghiamo lo Spirito Santo, è vero? È il dimenticato. E abbiamo bisogno di chiedere il suo aiuto, la sua fortezza, la sua ispirazione. Lo Spirito Santo che ha animato interamente la vita e il ministero di Gesù, è il medesimo Spirito che oggi guida l’esistenza cristiana, l’esistenza di uomo e di una donna che si dicono e vogliono essere cristiani”. Dunque, “porre sotto l’azione dello Spirito Santo la nostra vita di cristiani e la missione, che tutti abbiamo ricevuto in virtù del Battesimo, significa ritrovare coraggio apostolico necessario per superare facili accomodamenti mondani”. Invece, “un cristiano e una comunità ‘sordi’ alla voce dello Spirito Santo, che spinge a portare il Vangelo agli estremi confini della terra e della società, diventano anche un cristiano e una comunità ‘muti’ che non parlano e non evangelizzano”. Ma, ha concluso, “ricordatevi questo: pregare spesso lo Spirito Santo perché ci aiuti, ci dia la forza, ci dia l’ispirazione e ci faccia andare avanti”.