Il vescovo Valentino Di Cerbo conclude la Visita Pastorale alla parrocchia di Santa Maria Assunta in Alife: “Che sia una Chiesa in uscita, oltre le mura della città, e del cuore, per incontrare tutti”
La Redazione – Anche per questa parrocchia sono stati giorni intensi di scambio, di confronti, di preghiera, di crescita e di revisione.
“Il Signore non passa invano” ha pronunciato il parroco don Domenico La Cerra nel saluto posto al Vescovo Mons. Valentino Di Cerbo, all’inizio della celebrazione di domenica sera. La Visita pastorale non cambia la vita delle parrocchie, ma la rinvigorisce spingendola ad andare oltre i confini dell’abitudine, della consuetudine priva di slanci nuovi, oltre la fatica giornaliera che spesso impedisce di guardare ai lontani, coloro che non sentono la parrocchia come la propria casa: la visita pastorale perciò rappresenta un momento di verifica e di confronto tra il Vescovo, il parroco e la comunità, in particolare gli operatoli pastorali.
Il Pastore, che ad Alife ha bussato, ha trovato aperte le porte di ogni casa, ma soprattutto dei cuori, in un momento che da un punto di vista civile e politico procede con fatica, sente il peso di rotture e squilibri e interroga la popolazione sul futuro.
La risposta alle fatiche di una comunità è la strada nuova proposta agli uomini da Gesù, è la strada che Egli invita a percorrere insieme a lui, come è stato nel vangelo di domenica in questa chiusura di Visita pastorale: “Il tempo è compiuto, convertitevi. Venite, vi farò pescatori di uomini”, chiedendo di abbandonare le posizioni sociali o morali assunte. “Gesù ci chiama ad un nuovo inizio, e questa Visita pastorale può esserlo – così Mons. Di Cerbo. “Egli che bussando a queste porte ha visitato il dolore, la povertà, la sofferenza; ha colto la generosità di chi si mette al servizio della comunità parrocchiale; Egli che si è fatto prossimo a noi, ci chiede di cambiare strada, di uscire dalle mura della nostra città, che rappresentano a volte le mura del nostro cuore dove spesso ci arrocchiamo, per realizzare la Chiesa in uscita che ci chiede Papa Francesco. Non è più un tempo di ipotesi o di pensare ad un futuro indistinto: il tempo della salvezza è oggi, e si compie in questo momento”.
L’invito del Vescovo alla Chiesa alifana è stato di essere profetica, di prendere in mano il presente e trasformarlo, cambiarlo, sconvolgerlo in una prospettiva di bene e di amore fraterno, “scaricando le zavorre, rinunciando ai compromessi che generano una città avvilita in cui contraddizioni e ingiustizie prevalgono agli occhi dei più poveri, sostenendo e non isolando i cristiani che si impegnano per l’edificazione del bene comune”.
La lettura della realtà compiuta da Valentino Di Cerbo si è associata ad una positiva speranza, frutto dei numerosi confronti, con il mondo laico e cattolico, avuti in settimana e occasione di profonda riflessione: dalla pietà popolare (“Le grandi feste e le processioni devono condurci a Dio”) alla pastorale giovanile (“Ho messo nelle mani dei giovani di Azione Cattolica la cura responsabile dei ragazzi delle scuole medie”); dalla carità (“Ogni cristiano deve essere afflitto per la lontananza dai fratelli; non si può essere felici da soli”) all’impegno sociale (“Ho incontrato diverse associazioni laiche: in esse ho scorto serietà e apprensione per la società civile locale e il desiderio di contribuire ad un profondo riscatto morale”).
Ancora una volta ritorna l’invito del Vescovo ad andare “oltre”, ad uscire dagli schemi preconfezionati di una pastorale standardizzata, legata ad un organigramma di idee e persone: “Il Signore, che è passato tra le vostre strade chiede di incarnarsi nelle pieghe della storia di Alife, lasciamoci guidare da lui senza temere di incidere nella vita civile di questa città e sostenere chi per essa si impegna e denuncia il male”.