Home Territorio Caiazzo. La politica si disgrega. Sgueglia e Giaquinto sono ormai distanti

Caiazzo. La politica si disgrega. Sgueglia e Giaquinto sono ormai distanti

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Dopo l’azzeramento della giunta comunale da parte del sindaco di Caiazzo Tommaso Sgueglia, e l’espulsione dello stesso dal gruppo Uniti per Caiazzo con il quale aveva ottenuto i voti necessari per il governo della città, lo stesso gruppo politico ormai passato alla minoranza, non arresta il disappunto per la scelte del primo cittadino, definite poco rappresentative della cittadinanza e ormai fuori dalla linea politica degli inizi.

Con un nuovo richiamo, Stefano Giaquinto e gli altri componenti della minoranza, attaccano il sindaco Sgueglia sulla scelta di rinunciare all’indennità di carica, fino ad ora proposta dagli stessi ma puntualmente disattesa.
Ecco la lettera:

Egregio Sindaco,

avendo appreso che la nuova giunta da poco formata, grazie al ribaltone politico con il quale Lei ha tradito la volontà popolare, sarebbe prossima a deliberare la riduzione o la totale rinuncia delle indennità di carica, siamo rammaricati ed offesi, in quanto tale determinazione era stata più volte prospettata nelle riunioni di gruppo da diversi componenti senza mai essere presa in considerazione. Solo oggi e solo perchè costretto dalla volontà dell’ex gruppo di minoranza, Lei acconsente a tale richiesta, esclusivamente per continuare ad occupare una poltrona senza averne più la legittimazione popolare. Accogliamo con favore tale deliberazione ed esprimiamo la nostra soddisfazione nei confronti del gruppo che, al momento, La sostiene, per come  sia stato in grado di farle cambiare idea, anche se tale atteggiamento denota, ancora una volta, quanto sia altalenante la sua condotta e la sua linea politica. Siamo convinti che tali fondi saranno destinati per la realizzazione di opere o servizi utili alla cittadinanza, e gestiti sempre nel pieno rispetto delle norme e di quanto contenuto nel piano per la prevenzione della corruzione e che sicuramente non saranno un “mero salvadanaio” per poter gestire a proprio piacimento fondi, destinati comunque alla collettività.

In questi casi, chi pensa ad orientare la cittadinanza? Chi dimostrerà che amministrare è un servizio?

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