La lettera aperta del Comitato per la tutela della salute e dell’ambiente costituito con il supporto di un numero crescente di alifani
I Cittadini e Residenti, dopo aver appreso del comunicato del 27.1.15 diffusa sul sito internet generalife.it, esprimono la loro TOTALE indignazione e comunicano la irremovibile decisione di non incontrare MAI i progettisti di questa infrastruttura inutile e dannosa per l’intero territorio del Matese e della valle del Volturno, invitano anche i cittadini degli altri Comuni ad allertarsi e affiancarci in questa nostra azione, perché il Progetto venga bocciato a Km ZERO. E’ offensivo per la nostra intelligenza far leva sulla terminologia “BIO…” e “Compostaggio”, una bassa strategia mediatica per nascondere i veri traguardi speculativi di una CENTRALE ELETTRICA che si vuole realizzare, approfittando di fondi pubblici ed Europei.
Nell’incantevole area a vocazione Orto ¨C Fruttifera ¨C Agricola, a ridosso del Parco Regionale del MATESE, luogo di nascita della famosa Oliva Tonda del Matese già nota ai popoli Greci, Vino Pallagrello DOC, Cipolla Alifana e tanto altro, in spregio alle più elementari regole del buon senso, si vuole realizzare un impianto industriale che danneggerà non solo il nostro ambiente, ma anche la qualità della Vita, dei residenti nelle immediate vicinanze e dei comuni limitrofi. 24 mesi di cementificazione e, per tutta la durata dell’impianto, 70 camion al giorno che trasportano l’umido dall’intera provincia. Invece di proteggere la Natura continuiamo ad aggredirla?
Il comunicato del 27 è molto significativo, poiché lascia intravedere con quale leggerezza e mancato rispetto del parere dei residenti viene gestito il Progetto (ci hanno presi per deficienti ?!). Spiega che il progetto è stato presentato dai Professori della Seconda Università agli Enti competenti. Forse costoro pensano di essere i “feudatari” di un impero di loro proprietà?
Perché nel Comunicato viene affermato che “Non è prevista alcuna combustione”? Nella documentazione presentata in Comune (una pila di ca. 60cm di carte), il 95% viene speso per definire fin nei più piccoli particolari le planimetrie impiantistiche e la parte di digestione chimica, che tra l’altro usa acido fosforico e percloruri di alluminio molto tossici in caso di incidenti, e pochissimo per parlare della combustione del Gas ottenuto dall’umido per far girare due motori/generatori da 500KW. L’Ossigeno richiesto dalla combustione non deteriora la qualità dell’aria? Le emissioni di combustione del bio-gas poi, paradossalmente, sono più dannose del gas derivato da fonti fossili (GPL, butano, etc….). E’ necessaria anche una torre di 12 mt. per bruciare il gas in eccesso, altrimenti diventa pericoloso per esplosioni. E il calore generato in eccesso? Creiamo un riscaldatore aggiuntivo al “riscaldamento globale” tanto avvertito al giorno d’oggi nel Mondo?
Perché nel Comunicato viene affermato che “il funzionamento dell’impianto non prevede alcun utilizzo di acqua” ? L’acqua presa dai 2 pozzi previsti, non è forse proprietà della collettività?
Per questo e altri motivi il progetto è completamente SBAGLIATO E IN MALAFEDE, uno sperpero di fondi e risorse, Non è l’ intera spazzatura che viene trattata ma l’ umido, che già viene smaltito in maniera naturale e veramente ecologica nel nostro territorio.
Il Comitato Civico invita pertanto la General Cronstruction a ritirare quanto prima dalla Sede del Comune il cospicuo incartamento depositato in Comune (e rimuovere il sito internet www.generalife.it), in caso contrario denunceremo alla Procura della Repubblica il caso.
Il Comitato Civico spontaneo dei Cittadini, nato immediatamente dopo la notizia dell’avanzamento delle pratiche prima dell’inizio dei lavori, si recherà nei prossimi giorni dai rispettivi proprietari dei fondi per convincerli a ritirare la disponibilità alla vendita, che sembra sia stata ottenuta (imbrogliando.?..) non dichiarando le reali finalità dell’impianto industriale.
Invitiamo il Governo Comunale di Alife, il Sindaco, i Consiglieri a convocare i Sindaci dei 16 Comuni limitrofi, l’Ente Parco, le Associazioni di categoria e imprenditori agricoli locali e zone limitrofe per fare un atto deliberativo congiunto per RESPINGERE questa operazione speculativa sul nostro territorio e sulla nostra pelle.
Il Mostro non nascerà, questa volta la montagna non partorirà il topolino. Il Polo Ecologico auspicato infine dalla General Construction e dai Professori della Seconda Università nascerà ad opera dei Cittadini Alifani, nella piena autonomia e democrazia nel decidere le sorti del proprio territorio. Grazie con il cuore di averci dato l’IDEA!
Che bello quando qualcuno parla di cose che non conosce, ripetendo dati errati e postando foto relative a zone che si trovano da tutt’altra parte, mentre nella zona industriale di Alife abbiamo GERI Italia che lavora le batterie e Ipiemme e aziende di plastiche….. bravi, quando poi fra 5 mesi saremo di nuovo inondati nella monnezza, con le buste di organico ai bordi delle strade per settimane e la gente si lamenterà della puzza, questi signori si faranno grasse risate. Il Comitato delle Elezioni, altro che delle indignazioni…
Caro lettore, mi auguro che tu conosca altrettanto bene la situazione. E’ vero, ad Alife ci sono altre piccole produzioni industriali, compresa una cartiera nel centro abitato, ma parliamo di impianti di dimensioni e con “motivazioni” distanti dalla centrale da 75mila tonnellate migliaia di anni luce…
L’emergenza rifiuti e l’immondizia maleodorante che tu citi, è stata di sicuro un ‘emergenza, ma per fortuna riservata ad una breve parentesi di pochi giorni alcuni anni fa… Quanto alla foto, invece, si tratta di un orto del centro storico, uno dei tanti molto cari alla popolazione. (In questo caso siamo a circa 3-4 km, in linea d’aria, dalla zona industriale di Alife). Essa è l’immagine simbolo di una realtà che dall’agricoltura ha tratto tutto, e adesso grazie all’impegno di nuovi (e ancora pochi) giovani imprenditori locali sta recuperando la propria identità. Lasciamo che i cittadini avanzino la libertà di difenderlo questo paesaggio, l’unica risorsa che rimane. Grazia Biasi