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Piazza di Spagna, la furia dei tifosi olandesi: il perfetto Nord ha dato il peggio

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Un atto di barbarie gratuita quella in scena ieri a Roma, che oltre al danno materiale alla fontana del Bernini colpisce il cuore della cultura italiana

Agensir – La Grande Bellezza di Roma devastata dalla furia di centinaia di hooligan nazisti olandesi. I barbari, i lanzichenecchi, gli unni del calcio europeo che vengono nella capitale per una partita, si ubriacano, sfregiano la Fontana della Barcaccia dei Bernini appena restaurata, mettono a ferro e fuoco Piazza di Spagna e Campo de Fiori.
All’indomani dello scempio già sono state dette e scritte tante parole, si rincorrono le olandesi_romapolemiche, il rimpallo di responsabilità tra le istituzioni, “perché” e “come” sia potuto accadere, nonostante le premesse già fossero note e il mondo del calcio non riesca ancora ad arginare questi fenomeni.
L’immagine della scalinata di Trinità dei Monti presidiata dalla forze dell’ordine e dei vandali olandesi che bevono fiumi di birra, orinano nella fontana, barcollano con sguardo allucinato tra i turisti spensierati e i cittadini preoccupati, non sarà dimenticata tanto facilmente dai romani che l’hanno vista e vissuta, con il malessere di un guaio imminente annunciato. E mentre noi italiani ci crucciamo per l’imbarbarimento della nostra società, per gli odi e i razzismi che rinascono, per la maleducazione e l’intolleranza nelle città, ecco che arriva dal Perfetto Nord – sempre critico verso il Profondo Sud – uno schiaffo intollerabile che non ci consola, ma che ci fa vedere inesorabilmente quanto in fatto di inciviltà nessuno sia migliore di altri.
Anzi, c’è un paradosso quasi banale: se in Olanda butti un fiammifero o un pezzo di carta in terra se non finisci in carcere certo non scampi a multe salate. Eppure si lascia libera uscita alle schegge impazzite per andare a imbrattare spudoratamente il salotto degli altri. Chi ha rotto i cocci ora paghi, questo è il minimo e l’indiscutibile. Rimane l’amarezza di vedere ancora il cuore dell’uomo, a qualsiasi latitudine sia, incapace di affrancarsi dalla sua parte peggiore.
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