Malcontenti e rabbia. Perchè ti nascondi accusatore anonimo?
Grazia Biasi – Ogni volta pensi che sarà l’ultimo dissacrante pettegolezzo, poi capisci che non è così e che la rabbia compulsa di qualche singolo (probabilmente lo stesso, a ripetersi e replicare sempre sui soliti argomenti) ha trovato nuovamente sfogo sulle pagine dei blog locali.
Una sorta di accanimento terapeutico finalizzato a tenere in vita malcontenti, disagi personali, ingiustificati commenti nei confronti della Diocesi di Alife-Caiazzo, del Vescovo Valentino Di Cerbo, di alcuni sacerdoti (a seconda dell’occasione) e in ultimo del direttore della Caritas don Arnaldo Ricciuto.
Chiacchiere da quattro soldi, da strada, commenti d’occasione racimolati qua e là, e per di più anonimi, al pari di quegli scherzi telefonici che un tempo andavano più di moda per riempire il tempo di chi era annoiato della vita o di chi viveva la malattia ossessiva di infastidire e intimorire qualcuno. Oggi in rete si minaccia con l’agguerrita espressione “faremo sapere tutto al Papa…”.
Ognuno individua il modo migliore (secondo lui) per rappresentarsi. E chi lo fa anonimamente evidentemente ha scelto di non essere ancora qualcuno.
Una Caritas diocesana presa di mira perché non risponde alle attese. Qualcuno potrebbe essere rimasto deluso, insoddisfatto; può darsi. Ma perché? Che cosa ha chiesto, senza ottenere? Perché secondo voi, potrebbe essere stato negato un contributo economico, o soltanto un incontro o una chiacchierata? La Caritas di Alife-Caiazzo non è il distributore eccezionale di beni e ricchezze e stipendi; eppure è amaro constatare che mensilmente le tante famiglie in difficoltà chiedano un sussidio cospicuo e puntuale: ciò di cui la Caritas dispone deve dividerlo con molti e per molti, e quel che si ha rischia continuamente di non bastare; ma non viene mai meno, da parte di chi “serve” tramite questo straordinario impegno, il dovere di volgere lo sguardo e l’attenzione ai numerosi che continuano a bussare; forse ai troppi, che pur avendo chiesto e ottenuto dalle parrocchie di appartenenza, vorrebbero di più e allora…conviene tentare anche da Don Arnaldo.
Educare, questo cerca di fare la Caritas diocesana: dare, non prima senza aver compreso la storia di quella ragazza madre, o di quella famiglia che non arriva a fine mese, o di quella donna rimasta senza alcun affetto. Visite mediche e interventi chirurgici, bollette dell’energia elettrica o del gas, condizionatori, stufe a gas o a pellet, borse di studio, affitti di case, assicurazioni auto, un guardaroba di indumenti nuovi a disposizione 12 mesi all’anno, voucher di lavoro, spese legali a favore di…: ecco la Caritas diocesana che purtroppo conta sulla collaborazione di pochissime (3 o 4?) persone a fronte della crescente richiesta di aiuti e di pratiche burocratiche da portare a termine (perché per molti cittadini sia italiani che stranieri non basta il centro di ascolto per risolvere un problema, ma si rende necessario recarsi per conto loro presso uffici pubblici o sanitari al fine di garantire diritti, e spesso anche doveri).
A chi pensa che la Caritas di Alife-Caiazzo potrà risolvere i problemi di tutte le famiglie in difficoltà, bisogna dire che si sbaglia di grosso. Non basterebbe un comunicato al giorno per esprimere solidarietà a chi ha subito un torto: qualche giorno fa è stato chiesto tramite il web che la Caritas si esprimesse in merito ai tagli economici che hanno interrotto i servizi ai disabili dell’Ambito sociale C4. Di sicuro, una parola di conforto o di solidarietà si rivelerebbe di grande aiuto (morale); ma ancora una volta questo invito è stato “riletto” da molti per attaccare, denigrare, infangare il lavoro faticoso di un “servizio” diocesano costretto sempre più – dato il contesto storico – a sostituirsi alle istituzioni che per prime dovrebbero garantire il meglio ai cittadini in difficoltà. E mentre dilagava una di quelle gratuite polemiche su Facebook, nelle stesse ore, il direttore della Caritas don Arnaldo Ricciuto e il Vescovo Di Cerbo erano presso la direzione dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Caserta perché 10 famiglie di Caiazzo non riescono a pagare il fitto, rischiano di perdere la casa, e bisogna trovare una soluzione.
Ritorno alla Caritas di Alife-Caiazzo e a quel “poco” che fa: proviamo ad imitarlo quel poco di buono, e se proprio custodiamo la soluzione ai problemi dei poveri o dei disabili del territorio, non temiamo di avanzare proposte concrete e fattibili di aiuto, o meglio ancora, facciamoci carico di un impegno solidale e tentare l’impresa del “faccio anche io come loro, nel mio piccolo”.
Fa poca notizia il corso di lingua italiana per immigrati organizzato dall’Ufficio problemi sociali e lavoro della Diocesi; fa poca notizia che a tenere quel corso vi sia una professoressa di lettere in servizio presso uno degli Istituti superiori del territorio, madre di 4 figli (credo tra i 10 e 17 anni), che trova anche il tempo di aiutare in parrocchia.
Fa poca notizia che la Diocesi abbia messo in piedi un Centro per la famiglia dove è possibili essere seguiti gratuitamente da psicologi, medici, avvocati, perché questi professionisti hanno deciso di donare il loro tempo per il bene di questa famiglia civile. Un servizio richiestissimo, perché non offerto da altri, gratuitamente.
Fa poca notizia che a Caiazzo, tramite la Fondazione Mormile, gestita dalla Diocesi, vengano assegnate 20 borse di studio a studenti delle scuole medie e superiori, meritevoli e bisognosi.
Fa poca notizia che la Diocesi abbia preso a cuore la formazione spirituale di tutte la famiglie tramite incontri programmati, perché in fondo, cosa importa della formazione umana e cristiana della gente? La Chiesa locale non viene meno al suo primo impegno di evangelizzazione e promozione umana.
Non fa notizia che nelle parrocchie vi siano educatori (che non sono l’agenzia di animazione) che stanno con i più piccoli a garantire attività formative ed esperienze di condivisione in un contesto sociale che non offre altro se non corsi di nuoto, di musica e di inglese a pagamento, emarginando i poveri.
Non fa notizia che una schiera di catechisti, da anni, non smetta di credere che Gesù va raccontato ai più piccoli, per farli crescere in umanità.
Non fa notizia che per sostenere il patrimonio immobiliare (le chiese) della Diocesi ci sia bisogno di fare bene i conti in tasca e correre ai ripari puntellando una chiesa piuttosto che un’altra, prima che cada a pezzi. Non fa notizia che a turno, grazie ai fondi dell’8xmille e grazie al lavoro degli uffici incaricati, si proceda ogni anno al recupero di un edificio di culto (quel patrimonio che vantiamo tutti, quando agli occhi dell’opinione pubblica dobbiamo rivelare storia e identità di pregio). Non fa notizia l’esistenza e la custodia di un archivio e di una biblioteca, forse il più grande patrimonio librario dell’intero territorio, a disposizione di tutti.
Non fa notizia che in un oratorio, per recuperare socialmente 15 ragazzi con gravi disagi, vi siano mamme e papà ad affiancare il parroco.
Non fa notizia che alcuni parroci, nei trasferimenti presso nuove case canoniche, abbiano dormito in sacco a pelo in attesa di trovare una più accogliente sistemazione.
Non fa notizia l’utilitaria a bordo della quale si sposta il Vescovo anche per fare da supplente quando qualche sacerdote manca. Figuriamoci…! Sul Vescovo c’è ben altro da dire, lui che ha osato trasferire alcuni parroci ritenuti intoccabili, che pretendevano di “ballare da soli”…
Una lunga catena di Sant’Antonio, quella dei commenti virtuali, destinata a non arrestarsi più, ma che di santo non ha proprio nulla finché rimarranno accuse pesanti e cattive e false (la divergenza di pensiero non si nega a nessuno!). Una cattiveria camuffata davanti a Dio dalla consueta citazione di Papa Francesco, utilizzato ad uso e consumo comodi. Peccato per le giovani generazioni, quei teneri terreni da vangare, concimare, custodire, su cui l’efferatezza di cattivi e volgari pareri altro non fa che sputare veleno che rischia di rendere sterili, per la vita, le tenere coscienze che il mondo adulto dovrebbe saper educare al bello, al buono, alla ricerca di ciò che è vero. La convinzione che quelle presunte verità (anonimamente urlate) possano rivelare il male della Chiesa locale, beh, forse è un po’ eccessivo e realisticamente lontano da verità con qualche fondamento in più.
A chi volesse toccare con mano queste verità, basta unirsi al gruppo di volontari Caritas della propria parrocchia o della Diocesi.
Splendida e condivisibile esposizione, di cui desidero vivamente complimentarmi.
Purtroppo, di incivile e vergognoso anonimato si nutrono certi “blog” di dubbia utilità di stanza sul territorio. Ove in assenza di tale anonimato, probabilmente questi blog non avrebbero neanche ragione di esistere.
Piena e convinta solidarietà a S.E. Mons. Di Cerbo per aver “osato” iniziare a rompere la logica di un sistema lasciato per troppo tempo (fors’anche dolosamente, a dirla tutta) ad una sorta di “autogestione” anarcoide, di cui francamente non si sentiva e non si sente affatto il bisogno.
E onore a tutti i volontari della/e Diocesi, impegnati quotidianamente a lavorare in silenzio ed umiltà a favore di tanti.
E, non ultimo, stima e solidarietà anche ad Arnaldo, giovane e stimabile sacerdote che non merita affatto gli attacchi menzionati nel ficcante articolo. Per il quale mi complimento davvero di tutto cuore.
Enzo Maiello
Condivido quanto espresso dalla redazione di Clarus. E ribadisco la necessità di condannare, senza recriminazioni, quanti espongono critiche di qualsiasi genere senza avere il coraggio civico di sottoscrivere quanto affermano. Il fenomeno mi da tanto di voler pescare nel torbido, senza avvertire alcuna necessità di chiarire eventuali mali.
ringrazio Grazia per il contributo di approfondimento ed ulteriore conoscenze/diffusione delle attività della caritas diocesana compiuto sull’onda delle polemiche nate sul web. vado per singoli temi:
servizi sociali sospesi- oggetto del mio post- non capita tutti i mesi che i servizi siano sospesi con la cascata di disagi. un fatto così grave che a mio parere non può non indurre ad una presa di posizione ai vari livelli( regionali, provinciali e comunali) del servizio della curia.Ripeto una situazione così eccezionale non può essere fatta passare in silenzio come normale criticità. voglio ricordare quanto diceva don luigi di liegro in merito alla funzione di “fastidio”
e stimolo del volontariato verso i poteri pubblici
anonimato- riguarda il modo di fare informazione- purtroppo piace a diversi portali( quando conviene) informativi dare sfogo così nel buoi di ogni trasparente responsabilità fare spazio agli anonimi che così possono sparare sentenze ed altro. un modo per drogare giornate “spompate” a livello di offerta.
informativa
terzo- a disposizione per dare una mano a don arnaldo come volontario
quarto- sì le esigenze sono tante- sarà mia premura indicare proposte e soluzioni per aumentare le gocce di solidarietà nel mare delle povertà materiali e spirituali
a disposizione
In oggetto: anonimato e pettegolezzo. Mi limito a fare delle considerazioni in merito all’anonimato e al pettegolezzo. Non sono intervenuto per “difendere” Sua Eccellenza sui diversi blog e giornali on line: sarebbe stato come nutrire la bestia, o il classico sapone sprecato. Qui posso farlo.
Non è che io condivida tutto tutto come fa il Vescovo, ma chi governa va aiutato a governare. Il nostro Vescovo una cosa importante l’ha fatta: ha dato una bella scrollata a delle situazioni infeudate, ha detto a dei preti di mezza età che la loro missione non era quella di fare i signorotti locali, o menare una vita da pensionati di lusso ma, essendo nel fiore dell’età, ha chiesto loro di lavorare in parrocchie più grandi. Non è una novità: prete giovane, parrocchia piccola; avanzando in esperienza, il Vescovo ti manda a lavorare in parrocchie più grandi.
Ma questo non è piaciuto, qualche confratello si è sentito leso, offeso, privato, ma di che? Personalmente, ho espresso la mia vicinanza, la mia partecipazione, il mio possibile aiuto nell’andare incontro a qualche confratello in difficoltà, ma le persone, quando passano un momento brutto della vita, non sempre hanno bisogno di buoni consigli: cercano piuttosto cattivi appoggi.
In effetti i cattivi appoggi non sono mancati, vedi ‘sti blog e ‘sti para-giornali sul web, ai quali nun glie frega niente della vita della Chiesa, non ne sanno niente, e manco gli interessa approfondire, verificare, perché si nutrono di tutt’altro brodo.
In Parrocchia da me le persone hanno da tempo capito il gioco, hanno addirittura individuato l’origine di questo pettegolume, mi hanno fatto nome e cognome.
Ho notato una cosa. Sotto Pietro Farina, il de cuius era ossessionato dai servizi segreti e dai telefoni dei preti (compreso il suo) che sicuramente stavano sotto controllo; ora, sotto Valentino Di Cerbo, il de cuius sta procurando ad altri quegli stessi dolori e fastidi che lui aveva temuto per sé, e lo sta facendo con dei sistemi da agente segreto. E allora, fratello mio, permetti anche a me di farti questa comunicazione usando sia pur per un attimo lo stile che hai maturato.
Frate mio, fatti aiutare, o alla bisogna, fatti curare, che queste cose si curano! Affidati a chi vuole il tuo bene, e non a ‘sti blog e ‘sti para-giornali che finiranno per mettere anche te nel loro menù! Te lo dico con stima inalterata, con la simpatia di sempre. Un treno che deraglia può benissimo riprendere la sua marcia dal punto in cui aveva interrotta.
Siamo dei soldati del Regno, stiamo al posto che il Signore (tramite il Vescovo, e non altri) ci ha indicato!
Tuo confratello, don Andrea (nome) De Vico (cognome)
La lunga esposizione, fatta con cuore e credo anche con un pò di sofferenza, da parte di Grazia Biasi, la dice tutta sull’atteggiamento che troppo spesso si mette in campo, per esprimere il proprio pensiero. Un pensiero che, il più delle volte, resta privo d’dentità. E aggiungo non solo d’identità. A quanti nella Chiesa, nonostante è continuamente bersagliata di critiche, certamente non immune da peccati( e qui diciamo l’ovvio), questa Chiesa vive grazie alla disponibilità di tanti ( sempre pochi) che hanno deciso di collaborare al progetto di Dio.Pensiamo troppo spesso che cristiani vuol dire immuni da tentazioni mondane! Una illusione. Se il Signore avesse voluto scegliere i perfetti, gli immuni da debolezze e forti nelle tentazioni, chi lo poteva impedire? Eppure ha scelto noi peccatori, sapendo in partenza che, alla prima occasione, lo avremmo tradito. Essere cristiani richiede coerenza ed anche visibilità ,non mediatica. Nascondersi dietro l’anonimato per esprimere un pensiero,o offendere sparando nel mucchio, prima che non cristiano è contrario ad ogni rispetto umano. E’ uccidere. Questo non vuol dire che criticare, su fatti concreti e non su supposizioni, non sia giusto e legittimo. Una critica è tale se costruttiva, se ci si è sporcatei le mani in prima persona. Generalizzare, mi ripeto, è sparare nel mucchio, è offesa alla propria intelligenza in quanto non si sa discernere il bene dal male. E bisogna sempre e comunque metterci la faccia.Devo verificare che, e ne faccio ammenda, che con Papa Francesco gli attacchi alla Chiesa sembrano essere aumentati, incattiviti. Fiero di aver collaborato, qualche decennio addietro, con il mio parroco per attivare anche nella mia comunità il sostegno Caritas. Vi risparmio tutte le buche,trovate sulla strada, tutte le fantasiose ricostruzioni. Che dire, con amarezza, di essdermi imbattuto in luoghi(fossi,ciglio strada) dove, i prodotti Caritas, sono stati gettati, anche cospicuamente, perchè, presumo, non graditi. Così come devo dare atto a chi, e ci sono stati, ha preferito rinunciare a favore di qualche più bisognoso. Che esempio di carità e di onestà da ricordare e custodire nel cuore.E perchè no: da condividere. Io ricordo tutti con lo stesso, analogo, rispetto. Rancore?. Per nessuno. Anche se c’è andata di mezzo la mia famiglia.
La solidarietà a S.E. Valentino Di Cerbo e ai sacerdoti che a turno sono presi di mira da questi “anonimi” è piena e convinta. L’anonimato è quanto di più subdolo possa esistere, fa apparire verità dove non ce ne sono, semina veleno e diffidenza, e chi per comodità o perchè troppo pigro per approfondire condivide ad alimentare tutto ciò è altrettanto colpevole a parer mio. Siamo soggetti muniti di cervello, mettiamolo in funzione ogni tanto, andiamo ad informarci, e poi magari possiamo anche protestare coi modi e nei luoghi giusti, ma almeno saremmo persone con nome e cognome e non ANONIMI!
Si è sempre solerti nel gettare fango sull’istituzione di turno, ed ora tocca alla Diocesi. Peccato che le stessi voci anonime siano poi le stesse che se da un lato giudicano troppa ingerenza della Chiesa nella vita sociale e culturale del territorio, dall’altro ne lamentano l’assenza nelle vicende quotidiane. Bisognerebbe avere un pò più di coerenza, e sopratutto ricordare che la chiesa è la comunità di tutti i credenti. Ragion per cui, sarebbe opportuno rimboccarsi le maniche e contribuire, come fanno già tanti uomini e donne di buona volontà (come ci ha ottimamente ricordato Grazia nel suo articolo), a risollevare le sorti di questo territorio che rischia di rimanere nell’anonimato dell’abbandono più completo.
Quanto valgono i commenti anonimi? Meno di zero, specie se sanno di scarsa conoscenza dei fatti e magari di un ancor più scarso coraggio; ho provato ribrezzo nel veder pubblicate determinate accuse. Conoscendo personalmente diverse di quelle anime silenziose, pudiche e sinceramente cristiane che vivono intorno a noi e si spendono completamente pur di assicurare un servizio di Carità che sia praticamente quotidiano (arrivando a sacrificare la loro stessa e sacrosanta vita privata!), ho pensato a quanto sia iniquo attaccare la nostra Caritas, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello della Diocesi: è iniquo particolarmente adesso che la Caritas si sta rivelando un presidio valido e credibile, probabilmente unico, sul nostro territorio. Ed è iniquo inoltre se tutto questo polverone viene sollevato da certa informazione locale che purtroppo mira in maniera audace e disinvolta al basso ventre della nostra popolazione.
Tutto quello che posso dire alla Redazione di Clarus è GRAZIE per il servizio che offre alla Verità, GRAZIE per il coraggio e la tenacia che dimostra nel non soccombere a tutti questi attacchi, GRAZIE per il dare speranza a quanti invece, “sporcandosi” meritoriamente le mani nel sociale, vengono portati quotidianamente sul punto di cedere. E GRAZIE infine anche per questo spazio, che ci dà l’opportunità di esprimere un parere con grande serenità e trasparenza. E’ BELLO avere un proprio pensiero ed esplicitarlo, nei limiti della costruttività.
GRAZIE ancora e continuate così.
PARLO PER L’ESPERIENZA AVUTA IN PARROCCHIA NEGLI ANNI PRECEDENTI E DA CIO’ HO POTUTO CONSTATARE CHE PIU’ SI LAVORA,PIU’ SI E’ BERSAGLIATI;PIU’ LO SI FA CON SPIRITO DI DEDIZIONE E PIU’ SI PRENDONO COLPI DA OGNI DOVE.ALLA FINE RIMANGONO LE BUONE AZIONI E IL BUON ESEMPIO PER AVER AGITO COL GUSTO DI FARLO.
LE CALUNNIE FANNO PARTE DEL COPIONE PIU’ E’ FORTE LO SPIRITO DI ABNEGAZIONE E PIU’SI VIENE ATTACCATTI.
PERCIO’,NON CONSIDERIAMO CIO’ CHE VIENE DETTO IMPROPRIAMENTE E SOPRATTUTTO SE ANONIMO,NON HA ALCUN VALORE.
PROCEDIAMO SEMPRE PIU’ E SEMPRE MEGLIO ALLA LUCE DELLE CARATTERISTICHE MORALI CHE SPINGONO A FARE IL BENE IN UN SETTORE COME LA CARITAS CHE NEGLI ULTIMI TEMPI STA ASSUMENTO IMPORTANZA FONDAMENTALE A FAVORE DEI PIU’ DEBOLI.
Ho letto l’articolo di Grazia tutto d’un fiato, respirando – parola dopo parola – la passione e il dolore, l’amore e la delusione … “la rabbia e l’orgoglio” che ti esplodono dentro ogni volta che vuoi, senti, sai che devi difendere la verità, e che il mondo, con le sue bugie e le sue maschere, vorrebbe impedirti di farlo perché “non fanno notizia le belle notizie”: l’audience sale solo se si seminano sospetti.
Alla fine, però, il male si commenta da solo. E così il bene, anche se non fa notizia: se un ramo si spezza, ce n’è un altro che germoglia ancora più robusto. L’albero può cadere ma intanto ha lasciato radici e ha diffuso nell’aria il profumo dei suoi fiori e i semi dei suoi frutti sono già attecchiti nel terreno buono…
In fondo se l’anonimo non si fosse “divertito” a scrivere le sue cattiverie, Clarus non avrebbe avuto la possibilità di far conoscere le tante scintille che riscaldano il cuore di chi le semina e di chi le riceve…Se il bicchiere è mezzo vuoto…io lo riempio!!!
Buon lavoro amici.