Home Territorio Manuel Lombardi, quando un prodotto può dirsi Slow Food. L’INTERVISTA

Manuel Lombardi, quando un prodotto può dirsi Slow Food. L’INTERVISTA

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Allegate all’intervista, le pagine di Clarus (gennaio 2015) dedicato ai prodotti Slow food dell’Alto Casertano

La Redazione – Il confronto che abbiamo avuto con Manuel Lombardi, produttore dell’agriturismo “Le Campestre”, in occasione dell’istituzione dei nuovi presidi Slow Food altocasertani, è stato illuminante per due motivi fondamentali. Innanzitutto ci ha permesso di fare chiarezza sui principi della filosofia che gli esperti seguono nell’individuazione dei prodotti destinati ad ottenere il marchio. In secondo luogo, Manuel, attraverso la sua esperienza personale (il suo Conciato romano ha ottenuto il presidio ormai nel 2002), ci ha permesso di capire cosa spinge un produttore, soprattutto se giovane come nel suo caso, a voler investire sui frutti della terra.

cipolla-alifana

Quanto conta il recente riconoscimento dato alla cipolla alifana, all’oliva caiazzana e al lupino di Pietravairano?
Si tratta di un riconoscimento importante quanto quello europeo attribuito ai prodotti agroalimentari, perché fortifica il disciplinare che già di per sé ne garantisce salubrità e tracciabilità ai quali si somma, come valore aggiunto, la filosofia del produrre in modo sano e sostenibile propria di Slow Food. Il logo dei presidi è un’opportunità inestimabile e di grande visibilità nazionale e non solo. La qualità garantita non va considerata solo in relazione alle proprietà gustative e nutrizionali del prodotto, ma è determinata anche dai produttori, quelli che ci mettono la “faccia”, coloro i quali hanno accettato di essere per primi rigorosi, professionali e attenti perché sanno bene che nel momento in cui entrano in un qualunque luogo ristorativo la loro cipolla, il loro lupino e la loro oliva sono simboli di un intero territorio che si caratterizza per la sua biodiversità, e per la cultura e la storia scritta da gente onesta.

Il recupero di prodotti locali, o anche produzioni (come il conciato romano) che spinta può dare al commercio locale, e al rilancio della  nostra produzione agricola?
manuel lombardi_conciato romanoPer mia esperienza personale ricordo un inizio di  rilancio produttivo nel nostro unico e splendido Areale dell’Alto Casertano risalente a più di dieci anni fa, tempi in cui il vino (Casavecchia e Pallagrello) iniziò la sua marcia inarrestabile oltre confine ottenendo numerosi eccezionali consensi e attirando cosi’ nei nostri luoghi curiosi e attenti critici gastronomici. Non posso non citare la protagonista di questo primo e importante momento, Manuela Piancastelli di Terre del Principe, la quale grazie al suo lavoro di vignaiola e mettendo da parte quello di giornalista de Il Mattino insieme a suo marito Peppe Mancini, ha aperto la strada, il resto è storia.
Noi Lombardi, produttori del primo Presidio Slow Food (2002) della provincia di Caserta, il Conciato Romano, abbiamo avuto sempre nel nostro DNA e nel nostro modo di concepire la terra i valori di Slow Food e oggi a distanza di tanti anni portiamo avanti il sogno di un giovane contadino che ha lasciato questo mondo troppo prematuramente, mio fratello Fabio. Fabio è stato e rimarrà per sempre il simbolo autentico di un’agricoltura onesta e giovane in Terra di Lavoro, esempio per tanti altri che invece scappano da essa senza averne carpito le preziose potenzialità.
Ci vuole coraggio e passione per “iniziare”, poi il resto viene naturalmente e semplicemente conquistato, ma per ottenere risultati davvero significativi c’è bisogno di tutta la comunità, ricordando ad ognuno che la nostra terra ha bisogno di essere rispettata e amata ma sempre in maniera equa, senza mai compiere il passo più lungo della gamba.

Che difficoltà incontra su un territorio economicamente depresso un piccolo produttore/ristoratore locale?
Incontra invece una grande opportunità! Il nostro territorio – apparentemente depresso – non ha ancora espresso la sua totale potenzialità, questo perché fino a poco tempo fa non si conosceva neppure l’esistenza. La depressione piuttosto sta in questa falsa immagine costruita e molte volte strumentalizzata da parte dei “media” che ci ha fatto perdere occasioni e treni unici. Ma il vento sta cambiando rotta e in modo positivo per tutti noi: chi si occupa di ristorazione è attento a servire piatti tipici e vini del territorio puntando su un’accoglienza impeccabile e “ristorando” il turista o il cliente facendogli conoscere provenienza e storia del piatto o dell’ingrediente o anche la storia di quel luogo. Oggi c’è l’esigenza di formare sia i ristoratori che i contadini in quanto la gente è stanca degli “improvvisati”, pretende “in quanto paga” trovarsi di fronte persone competenti e appassionate, che alla domanda quali sono i luoghi e i prodotti tipici che vengono realizzati sappiano sempre rispondere (io dico sempre come metafora “per viaggiare nel mondo devi conoscere prima bene te stesso, per amare gli  altri devi amare prima te stesso).
I produttori hanno la fortuna di vivere in una terra felix quindi il “pane c’è” il resto viene da solo basta un “chicco” di buona volontà. Con questa mentalità il Conciato Romano, che finalmente è in buona compagnia con questi altri tre meravigliosi presidi a cui augura lo stesso successo, è diventato uno dei formaggi più pregiati d’Italia nonché del mondo, definito “il tartufo d’alba del sud italia”, ossia l’immagine pulita e rispettata di Caserta. Abbiamo tanti altri tesori da scoprire e valorizzare: la caccia è aperta cari giovani, ma non dimenticate di portare sempre nel vostro zainetto il vangelo e i valori della famiglia, stringere nella vostra mano destra la zappa e nella mano sinistra l’ipad che sarà la vostra finestra sul mondo!

 Clicca per aprire l’immagine, e leggere…Presidi Slowfood_Alto_Casertano

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