Un pensiero a tutte le donne, in particolare a quelle che soffrono in silenzio a quelle che, sempre nel silenzio, si spendono con generosità
Giovanna Corsale – Il test della vita femminile sarà sempre uguale: sentire, amare, soffrire e sacrificarsi. Questi quattro verbi usati dallo scrittore Honoré de Balzac sono la sintesi egregia dell’indole femminile. La donna, ogni donna, vive sull’onda delle emozioni, seminando il proprio affetto nel contesto dei legami più cari. È pronta ad affrontare le difficoltà con coraggio e dignità e, quando le circostanze lo richiedono, a sacrificarsi senza esitare.
Scrittori, pittori, poeti e pensatori di tutti i tempi hanno sempre colto nella donna e nelle sue doti il senso di un “bello” che esula da tutto ciò che è terreno. Non solo forza scatenante di passioni, ma anche e soprattutto esempio di virtù, forza e cervello: sì, perché nelle donne tutto è cuore, perfino la testa (J. P. F. Richter).
Tuttavia, guardando ai soggetti femminili trattati dagli artisti di un tempo, viene da chiedersi: esiste ancora oggi tutta quella venerazione nei confronti della donne? La domanda è più che lecita, se si considerano i casi di violenza e abusi dei quali ogni giorno siamo informati.
Seguendo lo stimolo, sempre accolto con stima e riconoscenza, del prof. Michele Francipane, vogliamo riferirci ad un articolo pubblicato dal quotidiano Avvenire lo scorso 5 febbraio, scritto da Gloria Riva, nel quale questa drammatica ma reale differenza viene affrontata esaminando Nobildonna con Cocacola, di Alfonso Rocchi. Cosa è accaduto nel lasso temporale che separa La Ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer e questo ritratto enigmaticamente sterile del Rocchi? È forse mutata la percezione dell’universo femminile nella storia? È bene proprio oggi, Festa della Donna, lasciare irrisolti questi interrogativi, affinché ognuno possa riflettere sulla triste condizione in cui vivono molte donne nel mondo e nel contempo sui percorsi da seguire per trovare margini di recupero.