Nei primi due anni di Pontificato Papa Francesco ha gettato le basi per un “rinnovamento” della Chiesa, che non si risolva in un vuoto formalismo, ma al contrario si sostanzi in opere di carità verso chi vive ai margini
di Duarte da Cunha – Segretario Generale Ccee
Quale impatto il primo Papa non europeo, e ancora di più, dell’America del Sud, ha avuto in Europa e nella Chiesa europea in questi primi due anni di pontificato? Penso che prima di tutto il Papa ha provocato positivamente la “vecchia Europa” a svegliarsi dal letargo. Nel suo discorso al Consiglio d’Europa, pronunciato a Strasburgo il 25 novembre scorso, le ha posto quasi una sfida: “All’Europa possiamo domandare: dov’è il tuo vigore? Dov’è la tensione ideale che ha animato e reso grande la tua storia? Dov’è il tuo spirito d’intraprendenza curiosa? Dov’è la tua sete di verità che hai finora comunicato al mondo con passione? Dalla risposta a queste domande dipenderà il futuro del continente”.
Queste sono le domande che tutti dovremmo porci. Ma per i cristiani questi interrogativi si mescolano alla sfida di essere più autenticamente discepoli di Gesù. Il rinnovo dell’Europa richiede, infatti, che la Chiesa in Europa ritorni a essere lievito di speranza. Se la Chiesa in Europa sarà più fedele a se stessa, certamente l’Europa si sveglierà.
Soffermiamoci, dunque, sull’idea di Chiesa che il Papa propone.
Egli ci propone anzitutto una Chiesa determinata dall’incontro con Gesù Cristo, che scopre da questo incontro la sua identità, per non cadere in una autoreferenzialità che impedisce di essere ciò che è nella sua verità più profonda: una comunità in questo mondo sempre riferita a Gesù.
Papa Francesco propone poi una Chiesa che dall’incontro con Gesù è ricolma di una gioia che desidera condividere. E perciò, è una Chiesa che va incontro a quanti vivono nella tristezza e nel vuoto interiore, portando loro l’abbraccio divino.
Quindi Papa Bergoglio indica una Chiesa orante, che riconosce il “primerear” della grazia di Dio. Inoltre, testimonia una Chiesa semplice, che parla a tutti con semplicità, la cui sicurezza risiede nella fedeltà al Vangelo e non nelle strutture che gestisce.
Una Chiesa “in uscita”, missionaria tanto nell’annuncio che nelle opere, perché faccia vedere il volto amico di Gesù Cristo presente oggi come sempre. Ci propone una Chiesa che va fino alle “periferie esistenziali”, e che ascolta le attese di tutti gli uomini, condivide le sofferenze e le grandi questioni del mondo moderno e va all’incontro delle persone reali.
Papa Francesco propone una Chiesa che guarda alle famiglie come luoghi di comunione e come un’urgenza per la pastorale: famiglie che non sono un problema, ma piuttosto una risorsa essenziale nella ricostruzione della società e di ogni persona.
Ancora: una Chiesa capace di cogliere i segni dello Spirito Santo, che non è chiusa in formule o forme antiche, ma sa cogliere i carismi i cui frutti sono evidenti in tanti nuovi movimenti ecclesiali.
Una Chiesa che parla a ogni persona e a tutti gli uomini, che sa stare con ricchi e poveri, con l’ultimo sconosciuto o con i governanti di questo mondo, perché in ognuno scopre un cuore desideroso di Dio, e perché obbedisce al Signore che ci comanda di andare ai confini del mondo.
Una Chiesa in cui tutti sono invitati a usare misericordia, in cui nessuno dubita che Dio vuole perdonare tutti e ciascuno e, quindi, una Chiesa che si sente chiamata a proporre a tutti gli uomini quel passo della libertà con la quale ciascuno chiede perdono a Dio e aspetta d’iniziare, con la grazia di Dio, una nuova vita.
Il Papa delinea una Chiesa impegnata a promuovere la pace, attenta a tutti coloro che soffrono le conseguenze della guerra e, con la preghiera, con la diplomazia, con la parola pubblica o discreta, chiama alla ragione quanti pensano di poter risolvere i problemi con le armi.
Una Chiesa che non rimane indifferente di fronte a tutte quelle situazioni d’ingiustizia economica, di solitudine e di corruzione. Una Chiesa che abbraccia la causa dei poveri, degli anziani, dei rifugiati, di bambini uccisi prima di nascere o la cui infanzia è segnata dall’abbandono o dall’abuso; la causa dei giovani che non vedono un futuro di speranza e quella delle famiglie che vivono momenti di crisi o situazioni difficili. A tutte queste persone, la Chiesa cerca di portare il conforto, la tenerezza e la verità di Dio.
Papa Francesco propone, allo stesso tempo, una Chiesa che non fugge la croce, ma sa che dopo la Quaresima viene la Pasqua. Una Chiesa che testimonia con entusiasmo Gesù risorto a tutti gli uomini.
Ci sono molte sfide per i cristiani e penso che un po’ dappertutto queste stanno provocando movimento nei cuori e nelle comunità. Auguri, dunque, Papa Francesco.