Un modo nuovo di leggere la Pasqua e i suoi personaggi
A partire da oggi, fino alla domenica di Resurrezione, incontreremo le storie e le vite degli uomini che hanno vissuto con Gesù gli ultimi momenti della sua vita terrena. Un’occasione in più per riflettere su noi stessi e su quelle scelte che ci avvicinano a Giuda, Pietro e gli altri.
Grazie a Francesca Costantino per la disponibilità e l’originalità di questa proposta.
Francesca Costantino – “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?”. È questa la fredda e criminosa richiesta di un uomo corrotto, inquinato, perverso. Potrebbe essere, senza forzature, la descrizione di un uomo di oggi, invece è il ritratto di Giuda Iscariota, quel discepolo che lascia prevalere un’unica debolezza: l’immoralità. Sì, perché se avesse seguito il suo cuore, se avesse dato credito allo spessore etico e morale che Gesù aveva insegnato ed incarnato, allora avrebbe deviato gli appetibili e disonesti propositi. Invece contratta la condanna del suo Maestro, innocente, vendendone la vita in cambio di trenta denari, un prezzo beffardo e scarsissimo, destinato, in quel tempo, agli schiavi.
In ogni marcia storia che si rispetti, però, non vi sono solo i “corrotti”, ma soprattutto i “corruttori”. Il Sinedrio è composto di circa 70 membri delle stimate famiglie sacerdotali. Sono questi onorevoli esponenti, infatti, i sommi sacerdoti, a volere fortemente l’arresto di Gesù. Il dipinto ad affresco di Giotto, alla Cappella degli Scrovegni di Padova, risalente al 1304-1306, rappresenta proprio il momento dello scambio di “favori”, la ratifica dell’insano patto. I protagonisti sono tutti sulla scena. Alle spalle di Giuda, che indossa un mantello giallo, c’è anche la mostruosa figura di un diavolo che guida e sostiene fino in fondo la scelta del discepolo, tanto da riportare le proprie sembianze sul volto di quest’ultimo. Caifa, invece, il sacerdote dalla veste rossa bordata d’oro, consegna la ricompensa, nell’atteggiamento tipico di chi complotta e raccomanda mosse sicure e buon esito della vicenda. Gli altri due sacerdoti si limitano a commentare con soddisfazione e freddezza, l’intrigo, attendendo i futuri sviluppi.
L’opera di Giotto, “Il Tradimento di Giuda”, è uno scatto fotografico, una raggelante prova consegnata ai posteri come traccia indelebile, cicatrice e memoria da rammentare ogniqualvolta avvertiamo di cedere alle lusinghe dei seduttori ma anche al potere di sedurre, di essere preda ma anche “boia” di immorali e facili soluzioni , che nulla consegnano se non grande vergogna e dolore.