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Maddaloni. Convitto Nazionale “Giordano Bruno”, svelata la storia del ricovero sotterraneo

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I particolari storici relativi ai sotterranei del convitto portati alla luce dallo studio del prof. Antonio Pagliaro

La Redazione – Dopo anni di studio dedicati al Convitto Nazionale “Giordano Bruno” di Maddaloni, complesso scolastico di notevole prestigio istituzionale e storico, uno dei tesori che appartengono ad esso è finalmente visitabile.
Si tratta di un lungo rifugio sotterraneo, portato alla luce già nell’aprile 2014, quando per interessamento dell’Associazione Culturale Musicale Onlus “Aniello Barchetta” il Convitto fu inserito tra i monumenti ricovero antiaereo convittopromossi dalle Giornate Fai e fu così possibile calarsi negli spazi sotterranei. La ricostruzione storica del convitto è merito del prof. Antonio Pagliaro, il quale porta avanti da diversi anni ricerche approfondite sulla struttura francescana. In concomitanza con le Giornate Fai 2014, il prof. Pagliaro, col sostegno del Rettore Michele Vigliotti, ha avuto la possibilità di accedere ai documenti d’archivio del convitto prendendo visione anche si fonti storiografiche non note, in base alle quali è riuscito a scoprire particolari inediti e curiosi, risalendo ai nomi dei rettori che in epoche diverse hanno dato un contributo importante alla crescita del convitto maddalonese, da Vincenzo Romanelli (1881-84) a Carlo Spadei (1885-91); da Giacomo Pescatore (1910-13) a Francesco De Giacomo (1913-19), ecc. Nel periodo compreso fra le due Guerre Mondiali il convitto ha svolto un ruolo di difesa dimostrato dal “ricovero antiaereo” che oggi costituisce i sotterranei. Dal reportage fotografico realizzato dallo stesso Pagliaro si individua un tunnel, in cui sono presenti dei pali a terra che servivano a sostenere ulteriormente il tunnel e a proteggere le persone che vi si rifugiavano, in caso di crollo. Un’informazione interessante è data dal fatto che, poiché il Convitto Nazionale non riaprì dopo l’8 settembre 1943, i ricoverati utilizzarono anche i materassi e le coperte degli alunni convittori. Il riparo gode di un aspetto piuttosto moderno, lasciando intendere che il monastero originario, che ospitava i Frati Minori, si originasse da esso. Il ricovero è stato utilizzato come rifugio dai bombardamenti aerei molto frequenti durante il periodo bellico.

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