Dopo i recenti fatti di Calvi Risorta, il Comitato per la Tutela della Salute e dell’Ambiente: “Non vogliamo altri scempi”. Aggiornamenti sulla questione Biodigestore ad Alife
“Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai ragazzi del Comitato per l’Agro Caleno. Dopo tanti appelli inascoltati sono riusciti a ricevere le attenzioni meritate. La loro lotta contro la Centrale a Biomasse che si vuole costruire a Calvi Risorta è stata di grande esempio per noi. Oggi che sta venendo fuori una vera vergogna dal sottosuolo dell’area Ex Pozzi Ginori i loro appelli sono provvidenziali: usare i circa 17 milioni di euro destinati per la Centrale a Biomasse per bonificare la loro terra. Proprio in virtù di questa saggia proposta riteniamo che la nostra terra, invece, attualmente incontaminata e produttiva, non debba essere assolutamente toccata. Un Biodigestore da 75.000 t/a nella fantomatica zona “Asi” di Alife non ha motivo di nascere. Soprattutto perché non serve”.
Questo l’appello che ha lanciato il Comitato Cittadino per la Tutela della Salute e dell’Ambiente di Alife. Un appello che in primis vuole esprimere tutta la sua vicinanza ai ragazzi del Comitato per l’Agro Caleno. Ma anche un appello che vuole riportare l’attenzione sul Biodigestore di Alife. Il Comitato, che sta lottando contro la nascita del Biodigestore di Alife, non vuole un altro scempio. I dati, infatti, parlano chiaro. La provincia di Caserta produce 90.000 tonnellate di rifiuti organici all’anno. Attualmente gli impianti che possono trasformare tale tipologia di rifiuti si trovano a San Tammaro (pubblico) da 30.000 t/a; Santa Maria Capua Vetere (pubblico) da 40.000 t/a; Villa Literno (privato e in funzione) da 18.000 t/a; Villa Literno (privato e autorizzato) da 36.000 t/a. A cosa serve un altro, oltretutto abnorme, mostro? Questo si chiede il Comitato di Alife.
Addirittura clamoroso quanto accaduto in sede di Conferenza dei Servizi AIA, lo scorso 11 giugno, con un rappresentante della General Construction ad insistere sulla scelta della zona ASI di Alife in quanto di Classe 2 secondo il Piano Regionale dei Rifiuti Urbani (ASI con terreni industriali immediatamente disponibili, con infrastrutturazione da realizzare) e Amministrazione Comunale e Comitato ad evidenziare la classificazione della zona come di Classe 4 (ASI con suoli non immediatamente disponibili se non nel medio lungo termine e non dotate di infrastrutture). Errore perdonabile? Non proprio, se a commetterlo è uno che quel Piano Regionale dei Rifiuti lo ho scritto!
L’assenza di infrastrutture è stata peraltro confermata anche dalla testimonianza dell’ATO2: “Non esprimiamo parere sul rilascio delle acque reflue in quanto la zona non ha fognature”. E anche in questo caso la palla passerà al Comune per il parere di competenza.
(comunicato stampa)