Obiettivo degli allevatori è quello di difendere la legge n.138 dell’11 aprile del 1974, che da oltre 40 anni garantisce all’Italia primati a livello internazionale nella produzione casearia, anche grazie al divieto all’utilizzo della polvere al posto del latte
La Redazione – Il via libera della Commissione Europea alla possibilità di usare polvere di latte farà sparire 487 formaggi, tradizionalmente prodotti nelle nostre regioni italiane, dove da tempo, di generazione in generazione, si lavora questo gustoso prodotto secondo metodi mantenuti inalterati. Lo dice una ricerca condotta dalla Coldiretti, i cui risultati sono stati presentati durante la mobilitazione di migliaia di allevatori, casari e consumatori, in piazza Montecitorio oggi, per difendere il made in Italy, e dunque per impedire che in Italia si dia il via libera al formaggio e allo yogurt senza latte, un vero e proprio rischio per il nostro patrimonio gastronomico, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale.
I maestri caseari hanno voluto manifestare per mostrare a cittadini e parlamentari come si produce il vero formaggio made in Italy, sfidando l’imposizione di Bruxelles, assieme ad amministratori, cittadini e allevatori. “Oggi mandano in polvere il latte, domani il Paese”, oppure “No a formaggi e yogurt senza latte, difendiamo il Made in Italy”, alcuni degli slogan usati per denunciare la situazione. Ma i cartelli denunciano anche “Dai regolamenti comunitari alibi per industriali nemici del Made in Italy” e “Gli industriali che vogliono fare il formaggio senza latte sono gli stessi che sottopagano il latte italiano”, per ricordare che la lettera di diffida inviata all’Italia dalla Commissione Europea è stata purtroppo sollecitata dall’associazione italiana delle Industrie lattiero casearie (Assolatte), non a caso accusata in un altro striscione di “alto tradimento”.
Presente dinanzi a Montecitorio anche il presidente Roberto Moncalvo: “Quelli che chiedono all’Unione Europea di produrre il formaggio con la polvere sono gli stessi che sottopagano il latte agli allevatori italiani con prezzi che non coprono neanche i costi dell’alimentazione del bestiame – ha denunciato il Moncalvo – Una manovra che fa comodo a chi vuol continuare ad importare prodotti dall’estero da spacciare come Made in Italy per la mancanza di un adeguato sistema di etichettatura sull’origine dei prodotti lattiero caseari. Il risultato è che dall’inizio della crisi hanno chiuso in Italia oltre diecimila stalle da latte con la perdita di posti di lavoro e di reddito ma anche di un ruolo insostituibile di presidio del territorio”.
IL LATTE IN POLVERE
Leggiamo dal sito di Coldiretti: la polvere di latte è peraltro un prodotto “morto” privo di proprietà organolettiche che può arrivare da qualsiasi parte del mondo. La disidratazione consente di concentrare i costituenti del latte rendendoli conservabili a temperatura ambiente per oltre un anno e la tecnologia di produzione prevede che il latte, dopo essere stato corretto del suo contenuto di grassi, venga trattato termicamente con una perdita di valore biologico delle proteine del latte che può essere anche rilevante.
Per ogni centomila quintali di latte in polvere importato in più scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati solo in agricoltura. Il via libera alla polvere di latte significherebbe aumentare la dipendenza dall’estero con la chiusura delle stalle, la perdita di posti di lavoro e l’abbandono delle montagne dove il formaggio si fa con il latte vero.