Gungeranno nei prossimi giorni 20 migranti ospitati presso 3 strutture parrocchiali. L’appello della Caritas diocesana
La Redazione – Sono passate solo poche settimane dall’appello di Francesco: “…in prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia”. (Angelus, 6 settembre 2015).
In tanti hanno risposto sì, compresa la Diocesi di Alife-Caiazzo, ma è stato necessario pianificare l’accoglienza e comprendere “come fare”; non è possibile aprire qualunque monastero, qualunque chiesa o casa parrocchiale ad una famiglia; è necessario garantire spazi adeguati e idonei dal punto di vista della sicurezza e dei servizi perchè le persone ospitate non avvertano la “provvisorietà” seppur provvisoriamente ospitati.
In Campania, la prima riunione di Vescovi si è tenuta a Napoli lunedì 14 settembre: preso atto della disponibilità di tutti ad ospitare un numero variabile di migranti, le fasi concrete di questa straordinaria operazione di umanità è stata rimandata al dialogo diretto con le Prefetture distribuite in Regione, che di fatto monitorano e gestiscono sui territori l’emergenza rifugiati.
Martedì 22 settembre, don Arnaldo Ricciuto, direttore della Caritas diocesana ha preso parte al tavolo tecnico convocato dal Prefetto di Caserta Arturo De Felice e nell’immediato ha proceduto ad attivare il piano di accoglienza diocesano chiesto da Papa Francesco: la Diocesi di Alife-Caiazzo accoglierà 20 rifugiati; di questi, 8 risiederanno nella casa parrocchiale di Totari, 8 in una struttura parrocchiale di San Potito, 4 saranno ospitati dalla parrocchia di Ave Gratia Plena (Piedimonte Matese).
Giungeranno nei prossimi giorni per rimanere fino a dicembre, inseriti in uno delle centinaia di progetti del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Ad aver cura di loro sarà la Cooperativa Civitas – che di fatto ha partecipato al bando nazionale per la tutela e l’affido temporaneo dei migranti; questa ha già messo in cantiere il programma di integrazione rivolto alle famiglie ospitate: corsi di lingua, laboratori creativi e artigianali, attività di socializzazione. In stretta sinergia con la Caritas diocesana e le indicazioni fornite da Caritas Italiana, la Cooperativa provvederà ad “accompagnare” il lento inserimento e il lungo processo di ritorno alla normalità necessario a questi, e alle migliaia di uomini e donne in fuga da guerre, fame, dittature.
Ci chiediamo se basterà una casa calda e accogliente, un pasto sicuro e un letto dove dormire a sanare le ferite che queste persone portano impresse nell’anima: ricordi ormai indelebili di un passato che non va più via.
E allora spazio alla solidarietà, alla prossimità (tanto attesa da Francesco, tanto vissuta da Gesù), alla carità: appello alle parrocchie, e comunque a tutti”agli uomini di buona volontà”, a trascorrere del tempo in compagnia di queste persone, e poi a rispondere alla richiesta che viene dalla Caritas diocesana: contribuire con il dono di alimenti, indumenti, beni per uso igienico in attesa che il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale, riesca – nel tempo – a coprire le spese per il mantenimento giornaliero di queste persone.