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«Alife eliminated». Quel 13 ottobre 1943

Un fatale errore delle truppe americane, non c'è scampo per la città di Alife

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il bombardamento di Alife Ottobre 1943“Nell’estate del 1944, poco dopo la liberazione di Roma da parte delle truppe anglo-americane, Pat N. Walker, sergente capo (M/Sgt.) dell’aviazione americana (USAAF), si recò ad Alife alla ricerca di un non meglio precisato “cimitero tedesco”. Dopo che numerosi abitanti, alla sua bizzarra richiesta, gli avevano risposto che in città non vi era mai stato un luogo di sepoltura di soldati germanici, improvvisamente capì: il bombardamento di Alife del 13 ottobre 1943 era stato «a dreadful mistake», un terribile errore!” (Giuseppe Angelone. H-2703. Alife, una città dimezzata, Edizioni ASMV 2010).
Alife.-Una-città-dimezzataAvvenne proprio in questi minuti, la missione “improvvisa” ordinata ai piloti, di bombardare la città di Alife, scambiata, come si legge dal libro di Giuseppe Angelone per un luogo di riferimento tedesco. Già alcuni giorni prima (la sera del 9 ottobre)  i bombardieri americani avevano sorvolato l’abitato, e fatto le prime vittime, seppur la maggior parte dei residenti si era trasferita sulle colline limitrofe: “La guerra non è più lontana. La gente adesso può «vedere» e «sentire»”. Rimaneva tuttavia qualcuno di guardia alle proprie case, e tra essi il giovane parroco, don Antonino Leggio caduto sotto i più cruenti bombardamenti del 13 ottobre.
Nell’ultimo mese, scrive Angelone, la presenza dei soldati tedeschi ad Alife era “costante”: avevano requisito cavalli, carri, automezzi, e stando agli ordini di Hitler, la ritirata avrebbe dovuto essere lenta per far sì che si potesse distruggere in maniera sistematica le città da cui si usciva. Bisognava fare terra bruciata  per nulla lasciare al nemico e per impedire ai mezzi militari in arrivo l’avanzata attraverso strade e ponti.

Il 13 ottobre di quel giorno era una giornata limpida perciò fu facile individuare le sagome degli aerei americani che si avvicinavano: 4 formazioni di bombardieri bimotori B-26 volavano bassi tanto da permettere ai piloti di scorgere perfettamente il perimetro della cinta muraria romana; insomma…un bersaglio facile da cogliere. Erano decollati alle 9.30 dalla base nordafricana sita a venti chilometri da Tunisi per giungere alle 12.02 su Alife. Fu in quell’attimo che il capitano Rammelkamp (autore di numerosi bombardamenti sul casertano) impartì l’ordine: “Open the doors… Bombs away!”. 
“In quel preciso istante – torna a scrivere Angelone – tutti i bombardieri, tranne uno, sganciano quasi simultaneamente il loro carico e un uragano di fuoco si abbatte sulla città. Dopo l’interminabile sequenza di sibili inizia a «sgranarsi il rosario delle bombe». Dal “ventre” degli aerei una grandinata di 88 ordigni esplosivi da 454 chilogrammi viene rovesciata sull’area settentrionale dell’antico centro urbano. (…). Secondo il rapporto stilato dall’intelligence la copertura del bersaglio è stata «eccellente». E la certezza della distruzione appare con particolare evidenza in un documento ufficiale del giorno successivo (14 ottobre) nel quale si riferisce seccamente: «Alife eliminated» (Alife eliminata)“. Erano le 12.05.
Tanta violenza per niente. Morti e distruzione senza alcun motivo.
A distanza di anni, le ricerche conducono all’unico sospetto degli Americani, e cioè che in quel luogo vi fosse la presenza di una personalità tedesca di grande rilievo da colpire.
Rimane il ricordo di affetti perduti e case distrutte, e poi l’odore acre della polvere e del sangue sparsi ovunque nelle ore e nei giorni seguenti.
Alife non dimentica e nel cuore, ancora rende onore ai tanti che provarono a scappare, ma non ci riuscirono.

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