I dati dei Centri di ascolto registrano che la povertà economica non è affatto sconfitta e che moltissimi italiani e stranieri ricorrono a mense e pacchi viveri. Se gli stranieri sono il 58% delle persone che frequentano i centri di ascolto, si conferma il trend in crescita degli italiani
di Patrizia Caiffa, Agensir
In Italia il 14,2% della popolazione non riesce ad avere un pasto adeguato perché non ha abbastanza soldi per comprare cibo. In cinque anni, dal 2007 al 2013, la percentuale di famiglie che si trova in questa condizione è salita del 3,2% (dal 5,3% all’8,5%). In Europa si parla di oltre 53 milioni di persone. Nonostante i segnali di ripresa, i dati dei Centri di ascolto Caritas registrano che la povertà economica non è affatto sconfitta e che moltissimi italiani e stranieri ricorrono a mense e pacchi viveri perché in difficoltà di fronte a tante spese (affitto e mutuo, abiti, farmaci, bollette, libri scolastici). Sono stati, infatti, 6.273.314 i pasti distribuiti nel corso del 2014 dalle 353 mense Caritas in 157 diocesi italiane. I pacchi viveri sono stati distribuiti in 3.816 centri di 186 Caritas diocesane e 54 empori solidali, una forma innovativa di solidarietà che permette ai poveri di fare la spesa gratis come se fossero al supermercato. Sono attivi, inoltre, 82 progetti di agricoltura sociale.
E se gli stranieri sono il 58% delle persone che frequentano i centri di ascolto (ma al Sud il rapporto è inverso, gli italiani sono il 68,3%), si conferma il trend in crescita degli italiani (+4,1%), degli uomini (+2,8%), delle famiglie con un solo genitore (+10,2%) e delle coppie di fatto (+1,2%). Sono questi i principali dati del monitoraggio sugli aiuti alimentari contenuto nel Rapporto Caritas 2015 sulla povertà e l’esclusione sociale, dal titolo “Povertà plurali” presentato oggi, 17 ottobre, all’Expo, in occasione della Giornata internazionale contro la povertà. Il rapporto, suddiviso in cinque sezioni, contiene cifre, analisi e tendenze sulla situazione a Milano, in Italia e in Europa, con approfondimenti anche sul problema abitativo, sugli aiuti della Chiesa italiana (in aumento), sulla povertà e sulle politiche sociali necessarie per contrastarla.
E se gli stranieri sono il 58% delle persone che frequentano i centri di ascolto (ma al Sud il rapporto è inverso, gli italiani sono il 68,3%), si conferma il trend in crescita degli italiani (+4,1%), degli uomini (+2,8%), delle famiglie con un solo genitore (+10,2%) e delle coppie di fatto (+1,2%). Sono questi i principali dati del monitoraggio sugli aiuti alimentari contenuto nel Rapporto Caritas 2015 sulla povertà e l’esclusione sociale, dal titolo “Povertà plurali” presentato oggi, 17 ottobre, all’Expo, in occasione della Giornata internazionale contro la povertà. Il rapporto, suddiviso in cinque sezioni, contiene cifre, analisi e tendenze sulla situazione a Milano, in Italia e in Europa, con approfondimenti anche sul problema abitativo, sugli aiuti della Chiesa italiana (in aumento), sulla povertà e sulle politiche sociali necessarie per contrastarla.
Aumentano gli italiani e le famiglie con un solo genitore. Grazie ai dati raccolti da 1.197 centri di ascolto di 154 diocesi risulta una prevalenza di utenti stranieri (58,1%), mentre la quota di italiani è più forte al Sud (68,3%). Si tratta in prevalenza di donne (52,2%), di coniugati (48,6%), disoccupati (61,7%), con domicilio (78,4%) e con figli (70,4%). Nel 2014 il problema più lamentato è la povertà economica (54,6%), seguito dai problemi di lavoro (41,0%) e abitativi (18,2%). Le richieste più frequenti riguardano beni e servizi materiali (58,0%), l’erogazione di sussidi economici (27,5%), la ricerca di lavoro (17,4%). Nel periodo 2013-2015 si evidenziano alcuni trend di cambiamento dei fenomeni di povertà: aumenta l’incidenza degli italiani (+4,1%) e dell’utenza maschile (+ 2,8 punti percentuali); prevalenza costante delle classi di età centrali, comprese tra i 35-44 anni e i 45-54 anni; notevole diminuzione delle famiglie tradizionali e dei nuclei con coniuge e figli, mentre aumentano le famiglie monogenitoriali e altri tipi di famiglie senza coniugi/partner conviventi (+10,2 punti); crescono le coppie di fatto (+1,2 punti) e le persone che vivono sole (+1,2); stazionarie le persone senza dimora.
Casa: il 69% ha difficoltà a pagare affitto o mutuo. Il rapporto Caritas ha indagato anche vecchi e nuovi fenomeni di disagio abitativo acuiti dalla crisi, su un campione di utenti dei Centri di ascolto Caritas e degli sportelli Sicet delle principali città. I dati confermano la drammaticità del fenomeno: il 53,6% degli utenti Caritas vive in abitazioni “strutturalmente danneggiate”; il 68,9% ha grandi difficoltà nel pagare l’affitto, la rata di mutuo o le spese condominiali di mantenimento dell’abitazione, il 15% è sotto sfratto/pignoramento giudiziario, e di questi il 40% vive con minorenni.
In aumento gli aiuti della Chiesa. Aumentano, di conseguenza, i progetti e gli importi finanziati dall’otto per mille: nel corso del 2014 Caritas italiana ha accompagnato 147 Caritas diocesane nel percorso di presentazione, valutazione e approvazione di 290 progetti, pensati dalle Caritas diocesane in risposta alle povertà dei territori. Dai 118 progetti approvati nel 2012 si è passati a 290 progetti approvati nel 2014. Dal punto di vista delle risorse economiche, nell’anno 2014 sono stati finanziati da Caritas italiana/Cei quasi 23 milioni di euro, a cui va aggiunta una compartecipazione economica delle diocesi di poco superiore ai 7,5 milioni di euro, per un importo complessivo di oltre 30,5 milioni di euro. Positive, secondo il Rapporto, sono tutte le esperienze innovative nate per dare risposte alla crisi: gemellaggi tra famiglie, nuove forme di solidarietà, affiancamenti e adozioni a distanza, e la riscoperta del “valore dell’essenzialità”. Caritas italiana critica però, dal punto di vista delle risposte istituzionali, “il momento di forte confusione che invece caratterizza il sistema pubblico di risposta alla povertà”: “La prospettiva di un intervento pubblico, di taglio universalistico, strutturato e permanente di contrasto alla povertà non appare ancora all’orizzonte dei nostri giorni”.