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Bella e perduta: il film di Pietro Marcello sulla Reggia di Carditello arriva nei cinema

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Dal racconto del Real Sito di Carditello, il regista Pietro Marcello costruisce con tocco poetico e onirico uno sguardo sulla bellezza italiana ormai trascurata e dimenticata. Ieri ha aperto il Festival del Cinema di Torino, da oggi in sala

I sogni e le fiabe, anche se irreali, devono raccontare la verità. La frase la prouncia fuori campo il bufalotto Sarchiapone (voce di Elio Germano), divenendo in qualche modo la dicharazione di intenti del regista casertano Pietro Marcello, che nel suo ultimo lavoro, Bella e perduta, presentato al 68esimo Festival del Film di Locarno e in uscita proprio oggi nei cinema italiani (ieri ha inaugurato il Festival di Torino), racconta le contraddizioni e la dacadenza di un Paese, della sua bellezza perduta, individuando nel Real Sito di Carditello, e nella vicenda del suo angelo Tommaso Cestrone, la  metafora ideale non soltanto di una terra mortificata, ma di tutta la provincia italiana.

Il film era stato pensato inizialmente bella e perduta locandinacome una sorta di viaggio in Italia, e dunque dai tratti fortemente documentaristici; la vicenda del pastore Tommaso e della Reggia era l’episodio iniziale di un itinerario che aveva inizio proprio in Campania, terra di origine di Marcello. La morte improvvisa di Tommaso, il 25 dicembre del 2013, spinge invece il regista a ripensare alla sua storia, scritta in coppia con Maurizio Braucci: Carditello, luogo straordinario, diventa allora il simbolo di un degrado e di un abbandono del bello, che di riflesso ingloba anche tutta la questione della terra dei fuochi, di una terra e una natura violentate dall’uomo.

Bella e perduta intreccia infatti la dura realtà del casertano con una sua trasfigurazione onirica. Alle scene reali di manifestazioni contro la camorra, di cumuli di rifiuti, delle colonne nere di fumo che si sollevano dalle campagne, alterna bellissime immagini fiabesche che rasentano il sogno, grazie soprattutto a una fotografia che esalta la luce naturale e mette in evidenza la semplicità dei paesaggi che fanno da sfondo alla storia. Da Carditello, il film si sposta in altri luoghi e paesaggi italiani visti attraverso gli occhi di un Pulcinella ultraterreno e del bufalotto parlante Sarchiapone, affidato all’enigmatica maschera da Tommaso stesso prima di morire. La coppia diventa così metafora del rapporto tra uomo e natura, facendo emergere nel suo errare verso il Nord la genuinità di un legame antico che nel tempo ha via via perso purezza e armonia. In questo il film di Pietro Marcello centra il bersaglio restituendo con tocco poetico una realtà bucolica ritratta in tutta la sua idilliaca bellezza: uomini, maschere, bufale, campagne, sono i personaggi di un film che si fa carico anche e soprattutto di raccontare un amore per la propria terra che ancora sopravvive alle avversità; quello di Tommaso (è proprio lui a recitare), che fino alla fine ha avuto nel cuore il sogno di veder splendere nuovamente la sua Reggia.

Michele Menditto

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