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Piedimonte Matese / San Potito Sannitico. “Grazie alla Caritas diocesana torniamo a vivere”

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Valerio, tre anni di carcere e un figlia con seri problemi di salute. La richiesta di aiuto alla Caritas e la decisione di migliorarsi

La Redazione – Hanno bussato alla porta della redazione di Clarus con l’urgenza di chi vuole raccontarti qualcosa e ci tiene a farlo subito, ma anche la necessità di scappare via “perchè ho trovato un lavoro e tra qualche ora parto per Milano”.
Sono le parole entusiaste di Valerio, 41 anni, che con la moglie ieri mattina ha raggiunto la sede della Caritas in Episcopio (Piedimonte Matese) “per salutare don Arnaldo, il direttore, e per ringraziarlo ancora una volta di tutto quello che ha fatto per noi” e poi qualche scambio di parole con noi della redazione perché “dovete raccontarla la nostra storia e dire tutto quello che ci è accaduto, e come – grazie a tutto il gruppo della Caritas – siamo tornati a vivere”.
Alla fine del 2011 Valerio, coinvolto in uno scandalo di appalti e camorra, finisce in carcere; la posizione economica della sua famiglia cambia radicalmente e dal benessere di prima è rapido il passaggio ad una seria condizione di disagio economico per la moglie e i suoi tre giovanissimi figli.
“Ho provato la dura esperienza della galera, e ne ho cambiate tre; ovunque sono stato ho trovato disagio, solitudine, umiliazione. L’esperienza mi è servita per decidere di cambiare vita, ma nel momento in cui bisognava ricominciare, i problemi non sono mancati”.
La figlia di Valerio, appena tredicenne, soffre di gravissimi disturbi ossei che le hanno compromesso il funzionamento della colonna vertebrale.
“Non sapevamo neppure che qui ci fosse la Caritas e che potevamo essere aiutati con serietà”, racconta la moglie il cui nome – avendo concordato con lei – teniamo riservato.
Per un paio di anni si sono aggirati sul territorio bussando a più porte per avere un po’ di aiuto (dai pacchi per gli alimenti ai sostegni economici) ma si è trattato di aiuti sfilacciati, occasionali, che non hanno guardato alla storia di questa famiglia, nè alle prospettive che avrebbe potuto avere un uomo uscito da una cella.
“Poi, mi hanno detto di venire qua, e ancora non mi sembra vero”, riprende la signora.
“La Caritas ci ha permesso di portare nostra figlia dai medici competenti, fino all’ospedale Cardarelli di Milano dove è stata operata alcune settimane fa”.
Ma le difficoltà sono destinate a non finire, perché la giovane tredicenne entra in coma e si rende necessario il trasferimento a Torino mentre per questa mamma di famiglia si presenta anche la difficoltà di accudire la figlia in ospedale a centinaia di chilometri da qui, e quella di essere accanto al marito e agli altri due figli.
C’è ancora una soluzione: è la signora Lina Del Muto, dell’équipe diocesana della Caritas, nonché volontaria Avo presso l’Ospedale civile di Piedimonte Matese, a contattare i volontari Avo del nuovo ospedale in cui è ricoverata la ragazza, in modo da garantirle l’assistenza e la compagnia necessarie in assenza della mamma.
“Mentre però eravamo a Milano, durante il ricovero della ragazza, spiega Valerio, abbiamo conosciuto Emilio, un infermiere di San Donato Milanese: abbiamo parlato spesso, si è interessato a noi, gli ho raccontato la mia storia, finchè è riuscito a trovarmi un posto di lavoro…e inizio proprio domani”.
Quasi stenta a crederci Valerio, seppur questo posto di operaio in un cantiere della Tav sia ormai una certezza per lui e l’intera famiglia che ha deciso di trasferirsi con il papà.
I loro sguardi sono colmi di gratitudine, di riconoscenza, ma anche di una dignità che si va ricomponendo: “Ci fa piacere poter raccontare e dire “grazie” a chi ci ha dato una mano e si è fidato di noi riconoscendo nella nostra storia dei bisogni veri…”
Poi una richiesta da parte della giovane moglie di Valerio: “Vorrei poter dire, a chiunque bussi alle porte della Caritas, di non pretendere nulla che sia superfluo, ma di chiedere solo per concreta e vera necessità, e di essere felici oltre che del sostegno economico che qui possono darti, anche dei sorrisi e della disponibilità a risolvere i problemi, anche se questi si presentano a centinaia di chilometri di distanza. Noi partiamo, andiamo via, proviamo a cambiare vita”.

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