“Questo libro innalza i nostri cuori senza annacquare il cervello”, così Roberto Benigni ospite alla presentazione di “Il nome di Dio è Misericordia”, presso l’Augustinianum
“Mi ha impressionato. Questo è un modo accattivante di presentare il Vangelo, mentre quando noi preti predichiamo a volte siamo un po’ noiosi”. Sorride divertito il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e promuove a pieni voti il “teologo Benigni”, appena intervenuto all’incontro di presentazione, il 12 gennaio a Roma, del volume-intervista di Papa Francesco “Il nome di Dio è Misericordia. Una conversazione con Andrea Tornielli”, edito da Piemme. Marina Berlusconi, presidente del Gruppo Mondadori, ha consegnato l’11 gennaio a Papa Francesco la prima copia dell’edizione italiana. Della delegazione hanno fatto parte anche Benigni e Zhang Agostino Jianqing, trentenne cinese detenuto nel carcere di Padova, che nell’aprile 2015 ha ricevuto battesimo, comunione e cresima.
“Un libro che apre delle porte e le vuole mantenere aperte”, sostiene Parolin prendendo la parola all’Augustinianum.
Il Papa non intende “mettere paletti o affrontare la casistica scendendo nei singoli aspetti particolari riguardanti le scelte di vita delle persone”, bensì “accendere nel cuore di tutti il desiderio dell’incontro con l’amore infinito del Signore”.
“La personale testimonianza di Papa Francesco – prosegue – è che se manca la forza di fare un passo verso Dio, basta il desiderio di farlo”. Oggi “abbiamo smarrito il senso del peccato” ma anche “la fede nell’esistenza di qualcuno che possa salvarci, accoglierci e risollevarci”, e proprio di questo ha bisogno l’umanità con le sue profonde ferite. E se per Francesco “la reazione del fratello maggiore” nella parabola del Figliol prodigo “è umana, la misericordia di Dio è divina, lontanissima dal nostro calcolo umano, dalla nostra etica del bilancino”. “Proprio di questo – scandisce –abbiamo bisogno”.
Ma la misericordia ha anche ricadute “sociali, politiche e nelle relazioni tra gli Stati”.
Nel messaggio per la Giornata della pace 2002, San Giovanni Paolo II aveva affermato che “non c’è giustizia senza perdono”, ricorda Parolin sottolineando che “Papa Francesco fa notare come in questa prospettiva si stia facendo strada un’idea di giustizia nuova” di cui sono prove il crescente rifiuto per la pena di morte o l’impegno per il reinserimento sociale dei carcerati. Il Pontefice “ha voluto che l’Anno santo della misericordia fosse rivolto in modo speciale a chi vive queste esperienza:
le tante porte che vengono spalancate, l’abbraccio della misericordia di Dio non riguardano solo ciascuno di noi singolarmente ma ci riguardano come popolo, come società, come Paese, e ci possono aiutare a costruire sistemi più umani e fraterni”.
“Solo questo Papa poteva ‘organizzare’ una presentazione con un cardinale veneto, un carcerato cinese e un comico toscano”. È uno scoppiettante, appassionato e divertito, Roberto Benigni quello che galvanizza la sala e che, incontrando il Papa, si è sentito “come Zaccheo”.
“La misericordia – incalza – non è una virtù seduta in poltrona”, ma “va incontro ai poveri e ai peccatori”, e questo libro “ci ‘misericordia’”, “innalza i nostri cuori senza annacquare il cervello”. “La misericordia – assicura – è la giustizia più grande, non la cancella, non la corrompe, va oltre. La misericordia è il caposaldo della missione del Papa”. Benigni confessa di commuoversi sempre davanti al “Miserere mei Deus secundum misericordiam tuam”. “Un peccato così grande come quello di Davide, se Dio lo ha perdonato può perdonare tutti noi”. La misericordia, prosegue, “contiene la gioia nel dolore”, ma spesso “nel cristianesimo la teniamo nascosta. Essa è invece il gigantesco segreto del cristianesimo, il suo elemento costitutivo. Chi ha sofferto senza perdere la gioia è vicinissimo al Signore”. Di qui il monito a “diffidare degli infelici” e ad amare “le persone felici, umili, gioiose”. Dopo la gioia, “l’altro architrave del Vangelo” è “la misericordia, cuore del ministero di Papa Francesco che sta camminando e non si ferma mai. A volte sembra affaticato perché sta traghettando la Chiesa verso un luogo del quale ci eravamo dimenticati: il cristianesimo”.
La misericordia, prosegue il comico toscano, “non è una visione sdolcinata o buonista della vita ma una sfida vera, non solo teologica ma anche politica e sociale. Al Papa, la forza per questa sfida gliela dà la medicina stessa della misericordia che va a cercare tra gli sconfitti, gli ultimi degli ultimi”.
Richiamando la prima visita pubblica di Francesco a Lampedusa e l’apertura della Porta santa di Bangui, “è lì – conclude – che va a trovare la misericordia per darla a piene mani”.
Toccante la testimonianza di Zhang Agostino Jianqing: “La misericordia ha trasformato la mia vita”. Arrivato in Italia a 12 anni, dopo avere commesso “un grave errore” a 19 anni entra in carcere con una condanna a 20 anni. Ma la fede è contagiosa: vedendo la gioia di un gruppetto di detenuti che ha iniziato ad andare a Messa il giovane si incuriosisce e decide di imitarli.
“Dentro di me – racconta con voce rotta dall’emozione – emergeva una gioia che non avevo mai provato prima. Non vedevo l’ora che fosse domenica”.
In lui nasce il desiderio di farsi cristiano e il nome Agostin lo sceglie “pensando alla mia mamma e al fiume di lacrime che ha versato per me sperando, come santa Monica, che io potessi ritrovare il senso della vita”. Di “libro-conversazione per entrare in profondità sul tema della misericordia, forse ‘il’ tema di questo pontificato”, parla padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Il titolo è stato scritto di suo pugno da Francesco “a sottolinearne il tratto ‘esperienziale’”. Il volume, da oggi in libreria, esce in contemporanea in 86 Paesi.
di Giovanna Pasqualin Traversa, Agensir