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Le nozze di Cana. Il matrimonio più famoso della Storia

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Si tratta del più discusso matrimonio della storia. Non è questione di gossip ma di fede…una volta tanto!
E’ avvenuto circa 2000 anni fa, ma puntualmente se ne torna a parlare. Domani in particolare…

La Redazione | Siamo a Cana di Galilea. Gesù e sua madre sono ospiti di un banchetto nuziale, una di quelle feste dove tutto deve funzionare alla perfezione, eppure accade diversamente.
“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono”.
La scelta quest’oggi di soffermarci in modo particolare sul brano del Vangelo di domani (non è una nostra abitudine editoriale) è legata all’immagine di questa festa, prodigio artistico del 1732 custodito presso la chiesa di Ave Gratia Plena in Piedimonte Matese: parliamo dell’immensa e minuziosa tela posta dietro l’altare maggiore raffigurante le nozze di Cana di Nicola Maria Rossi, pittore napoletano attestato in numerose chiese campane nel periodo tardo barocco.
Significativa la riflessione pubblicata una paio di giorni fa sul quotidiano Avvenire, quale commento al Vangelo di Domani, a cura di Padre Ermes Ronchi: “A Cana Gesù partecipando a una festa di nozze proclama il suo atto di fede nell’amore umano. Lui crede nell’amore, lo benedice, lo rilancia con il suo primo prodigio, lo collega a Dio. perchè l’amore è il primo segnale indicatore da seguire sulle strade del mondo, un evento sempre decretato dal cielo”.
Il vino, che nella Bibbia simboleggia ripetutamente l’amore felice tra l’uomo e la donna, tra l’uomo e Dio, viene a mancare: quindi esperienza di assenza, di fallimento, di una relazione solo apparentemente interrotta.
Eppure, nel Vangelo compare un “punto di svolta”, spiega Ronchi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». “Fate ciò che dice, fate il suo Vangelo, rendetelo gesto e corpo, sangue e carne. E si riempiranno le anfore vuote del cuore. Fate il Vangelo e si trasformerà la vita, da vuota a piena, da spenta a felice. Più vangelo è uguale a più vita. Più Dio equivale a più io. Viene come un di più sorprendente, come vino immeritato e senza misura, un seme di luce. Ho tanta fiducia in Lui, perchè non dei miei meriti tiene conto, ma solo del mio bisogno”.
Forte, eh?

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