Domenica pomeriggio, con la messa celebrata a Formicola si conclude la Visita alla Forania di Piana di Monte Verna
La Redazione – Siamo di fronte ad eventi che nella storia di una Diocesi – nel nostro caso “piccola Chiesa” – sono destinati a rimanere…per sempre (speriamo non solo negli archivi!).
La Visita Pastorale alla Forania di Piana di Monte Verna è fatta.
Nessun Vescovo aveva in maniera organica e capillare aveva portato a termine in maniera ufficiale la sua Visita ad alcune delle comunità del Monte Maggiore.
Paesi di poco conto?
Eppure parliamo delle terre di Sant’Anselmo d’Aosta e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, luoghi prescelti per la preghiera, lo studio e la riflessione.
Mica poco?
Troppe poche anime per essere protagoniste di un evento ufficiale che al suo interno racchiude un grande abbraccio di misericordia (se così la si vuole intendere una Visita pastorale) come quello che rappresenta appunto questo “obbligatorio” incontro di un Vescovo con la sua comunità.
Dall’incontro personale del Pastore per un’intera settimana con una parrocchia, al controllo dei registri parrocchiali, dalla verifica dei beni e dell’economia parrocchiale; e poi l’interesse profondo di ciò che avviene tra le poche anime di uno sparuto comune di provincia – talvolta neppure conosciuto da qualche prete diocesano orientato geograficamente (per motivi logistici) verso altri centri: tutto questo fa la differenza nella pastorale ordinaria e straordinaria della Diocesi come porgere la mano verso la gente comune che alla fine saluta implorando: “Eccellenza, tornate presto. Ne abbiamo bisogno…!”
Una nuova attenzione verso quei luoghi “ultimi” che custodiscono storie umane e tradizioni di fede di grande valore e la partecipazione del centro-Diocesi alle concrete vicissitudini e problematiche tutte umane che costituiscono una piccola società: la Visita Pastorale in Alife-Caiazzo è questo e si conclude con delle nuove indicazioni di rotta per la comunità visitata (di qualunque parrocchia si tratti), ma soprattutto con una nuova responsabilità nei confronti di essa da parte della Chiesa attraverso la continua “riforma”della proposta di fede da pensare “a misura di…”, che tenga cioè conto del manifesto bisogno di Dio che viene dal basso, cioè dalla voce della gente.
Ad una pastorale standardizzata, ormai collaudata e forse non più funzionale, si affianca l’urgenza interpretata proprio attraverso la Visita pastorale, di una Chiesa che ri-programmi se stessa solo dopo aver prestato ascolto e misurato la maturità spirituale e umana dei suoi fedeli. Una sfida che pesa, ma che chiama in causa la vocazione, l’originalità, lo spirito di servizio, l’affezione alla chiesa locale di preti e laici impegnati per gli altri.