Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi
Può considerarsi “uomo” colui che lavora nel fango
e vive di stenti?
È uomo chi è costretto a lottare per avere un misero pezzo di pane?
Può considerarsi uomo colui che ha non ha più nome, né capelli, né dignità?
Non accontentiamoci di una casa accogliente e di un lavoro sicuro,
ma lasciamo che questo dilemma ci attraversi, mettendo in discussione
le sicumere personali e storiche