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Palazzo Ducale, quella “nudità” che dovrebbe farci indignare

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Dalle nudità coperte nei Musei Capitolini, alla nudità “scoperta” del Palazzo Ducale di Piedimonte Matese, sotto gli occhi di tutti nella sua decadenza e che tuttavia ancora ci racconta di un passato ricco di arte e cultura

La Redazione | Giornali, tv, commentatori. Tutti hanno puntato il dito sui nudi coperti dei Musei Capitolini in occasione della visita a Roma del presidente della Repubblica islamica dell’Iran, Hassan Rouhani. “Una forma di rispetto”,  si è detto, senza che lo stesso Rouhani e il suo seguito sapessero alcunché.
Da qui, ore e ore di polemica a difendere l’essenza artistica di un patrimonio che non merita tali nascondimenti. Rouhani ha attribuito il “caso” a degli eccessi giornalistici, però ha apprezzato l’ospitalità e la sensibilità degli italiani.

Si è accesa, dunque, una bella e discussione nel mondo dell’arte e della cultura, coi riflettori puntati sull’incredulità e l’indignazione di tanti. Gli stessi riflettori che nel nostro Paese purtroppo latitano, o sono indirizzati in misura minore, quando al centro della scena vi sono beni storico-artistici di “serie B”, in declino o peggio agonizzanti sotto il peso del tempo e dell’inerzia di chi dovrebbe salvaguardarli. Il pensiero corre allora al nostro Palazzo Ducale, a Piedimonte Matese, che puntalmente torna all’attenzione della cittadinanza, più che degli amministratori politici di vari livelli. Dal basso non mancano proposte, la spinta sussultoria che prova a scuotere le istituzioni però non porta sempre ai risultati sperati: la piazza in questo caso non rende la stessa visibilità che invece genera un caso eclatante come quello di Rouhani a Roma. Ma non dovremmo indignarci per altre “nudità”? Quella dello storico edificio piedimontese, lasciato lì in bella vista, indifeso e abbandonato; una nudità che genera sì vergogna, quella di non aver saputo coprire di attenzioni la storia di un luogo simbolo della cultura settecentesca delle aree periferiche del Regno di Napoli.
Pazienza, e scrolliamo le spalle. Toccherà ancora una volta alla gente, a chi ama l’arte nella sua totalità e con la storia che racchiude, alzare la voce e farsi notare.

Il Palazzo Ducale di Piedimonte Matese, appartenuto alla famiglia Gaetani D’Aragona, ha visto tra le sue nobili stanze la figura della poetessa arcadica Aurora Sanseverino, nonna del principe Raimondo Di Sangro: parliamo degli anni di cultura fiorente e vivace in tutto il Regno di Napoli che significarono per la città matesina occasione di crescita sociale e culturale sotto la spinta propulsiva di personalità di spicco che oggi con fatica imparano a conoscere le nuove generazioni.
Che fine hanno fatto i soldi per recuperarlo?
Se lo chiede oggi, in maniera corale, una larga fetta di popolazione, su iniziativa di giovani locali che hanno lanciato una mobilitazione online attraverso il gruppo facebook Recuperiamo palazzo ducale!,  dove un primo confronto tra i membri ha permesso di ricostruire le mancate azioni della Provincia di Caserta (proprietaria di una parte dell’immobile) per usufruire di fondi europei assegnati dalla Regione Campania tra le misure post sisma, perdendo la concreta occasione di dimostrare attaccamento e rispetto per l’arte “nascosta” sul territorio e la sua identità storica. Quelle risorse (2milioni e 500mila euro) sarebbero servite per mettere in sicurezza l’immobile e restaurarne una parte.
Dal gruppo facebook intanto è stata lanciata una raccolta firme, una petizione per chiedere alla Provincia chiarezza assoluta sull’iter progettuale non portato a termine e sulle future volontà dell’Ente circa il futuro di Palazzo Ducale.
Che sia la volta buona?

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