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Family Day 2016. Impressioni a freddo

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A distanza di alcuni giorni dalla manifestazione che ha radunato migliaia di persone al Circo Massimo di Roma, alcune proposte di analisi mediatica e riflessione, maturate dopo l’esperienza diretta della “piazza”

Alfonso Feola – Pur essendo passati alcuni giorni dalla celebrazione del Family Day al Circo Massimo nella Capitale, non accenna a placarsi la polemica, tutta mediatica, legata alla nuova discesa in piazza del popolo degli oppositori al Decreto Cirinnà (provvedimento al vaglio dei Parlamentari, con l’esame delle pregiudiziali costituzionali in Senato). La manifestazione di sabato scorso, arrivata a sette mesi dall’ultimo ed imponente appuntamento di Piazza San Giovanni del 20 giugno, ha avuto ancora una volta la capacità di rimettere in movimento un numero altrettanto considerevole di persone, in un multiforme mosaico di umanità nel quale spiccavano in prima fila giovani e famiglie, con tanto di figli e passeggini al seguito, il tutto ricapitolatosi in un pomeriggio pacifico, a tratti festoso per poi tramutarsi d’un lampo in imprevisti e profondi momenti di riflessione, capaci di unire le persone presenti in un raccoglimento silenzioso e corale. Fin qui nulla di anomalo, se non fosse per il gigantesco polverone sollevatosi anche e soprattutto grazie ai mezzi di comunicazione nostrani. Un polverone la cui analisi ci è utilissima, specie se si è stati osservatori diretti, per risalire al senso vero dell’intera kermesse, che molti media non hanno (o forse non hanno voluto) centrare. Già da subito, poche ore dopo l’evento – nel corso del quale il promotore Massimo Gandolfini aveva annunciato, come da nota della Prefettura Capitolina, la presenza di circa due milioni di persone – tutta una galassia di siti di informazione già pullulavano di calcoli più o meno probabili sull’effettiva capienza di Circo Massimo, in un iniziale tentativo di depontenziare il peso della manifestazione agli occhi della platea mediatica, nazionale ed internazionale. Ma lo spirito autentico del Family Day 2016 non è consistito affatto nella prova numerica della piazza.
familyDay30gen2016_0560_resize-980x654Con il passare delle ore, si è tornato ad insistere su una presunta natura chiusa, esclusiva ed intollerante dei partecipanti, quasi intesi come un segmento insignificante di popolazione nazionale, culturalmente arretrato e confessionalmente definito nella sola fede Cattolica: peccato che i fatti invece si siano incaricati di sconfessare tale lettura, facendo registrare, accanto a moltissime organizzazioni dell’associazionismo cattolico, presenze provenienti dal mondo evangelico, ortodosso, mussulmano e perfino ateo. Un’apertura a tutto campo quindi, cui si sono aggiunte molte partecipazioni anche dal mondo politico; queste ultime, sebbene in forma privata, non sono bastate a frenare un’ennesima occasione di riprovazione mediatica, alla vigilia della kermesse. Ma se ci pensiamo, accanto alle frange più estreme degli oppositori, come gli stessi sparuti esempi di omofobi e “neocrociati” con tanto di travestimento prontamente scovati e sbattuti in prima pagina dalle testate nazionali, si sono palesati anche contestatori provenienti dalla parte opposta, come nel caso della transgender Efe Bal, a riprova che anche le posizioni estreme e provocatorie sono bipartisan e parte della libertà di pensiero. Ma anche qui si è sviato il discorso, centrando poco e nulla del senso del Family Day.
Nel corso del week end, inoltre, si è posto un ulteriore accento sull’inutilità di tirar fuori, da parte degli organizzatori dell’appuntamento, quei temi legati alla maternità surrogata come l’utero in affitto. Purtroppo moltissimi media si sono fermati al semplice fatto che il Ddl Cirinnà non contempla tale proposta – e dunque l’argomento non andava nemmeno accennato in sede di Family Day – ma invece la chiave di volta di tutto quel discorso che ha messo in moto e portato in piazza la stragrande maggioranza di credenti e non credenti, giovani ed anziani, piccoli ed adulti da tutta Italia, era proprio qui: la difesa della vita umana nascente e dunque la difesa del Bambino, reso oggetto di una schermaglia in cui esso appare ancor più creatura sola, fragile e bisognosa di protezione. Nei suoi interventi di apertura e chiusura infatti, Massimo Gandolfini ha puntualizzato proprio questo: il Family Day non si è sviluppato come catalizzatore di intolleranti o omofobi, ma come momento per affermare la propria contrarietà, non verso l’uomo ma verso le ideologie che lo fuorviano, portandolo a riconoscere anche nel desiderio di un figlio un diritto, quando in realtà si tratta di un desiderio: e quest’ultimo, come tutti i desideri, ha un limite necessario nella natura e nell’etica, tanto per un omosessuale come per un eterosessuale, affinché non si scada nella nevrosi e nella follia. In quanto tale, questo concetto è stato rimarcato in tutti gli interventi, rilanciando a più riprese la necessità oltre che il diritto – questo sì, veramente tale – che ogni Bambino possa crescere accanto ad una madre ed un padre, soli ed unici esseri in grado di formare quella famiglia naturale che a sua volta è il solo ed unico motore della società e specialmente della società italiana, come sancito dall’articolo 29 della Costituzione repubblicana. Ecco allora in quale chiave sono stati inseriti gli argomenti scomodi della maternità surrogata e dell’utero in affitto, certamente non contemplati dalla Cirinnà, ma che sono delle derive possibili oltre che delle realtà già esistenti e capaci di muovere un giro di affari mostruoso, a cui già si riferiscono le coppie omosessuali proveniente dai Paesi che non disciplinano tali eventualità, come ha sottolineato nel suo intervento Jennifer Lahl, responsabile del Centro di bioetica e cultura della California. Il Family Day è tutto qui. Non ci sono dietrologie, né intenti denigratori, ghettizzanti e repressivi. C’è stato solamente l’esistenza di un fiume umano, sereno e pacato, di persone che hanno sentito di dover pronunciare il proprio “no” nei confronti di una proposta di legge in grado di esporre tutto un Paese ad una serie di pericoli concreti: e forte di un campanello di allarme evidente quanto disatteso, questa popolazione ha deciso così di scendere in piazza, in ossequio a quanto il “gioco” della democrazia riconosce ed incoraggia, ma soprattutto dando un degnissimo seguito alle parole che San Giovanni Paolo II pronunciò a Washington nel 1979: “Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata. Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi ci alzeremo in piedi per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita. Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi interverremo per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio, che ha diritto ad una famiglia unita nell’amore. Quando l’istituzione del matrimonio è abbandonata all’egoismo umano e ridotta ad un accordo temporaneo e condizionale che si può rescindere facilmente, noi ci alzeremo in piedi affermando l’indissolubilità del vincolo matrimoniale. Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi ci alzeremo in piedi riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato. Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, noi ci alzeremo in piedi per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale. Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, noi ci alzeremo in piedi proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto”.

2 COMMENTI

  1. Essere contro fa parte della stessa natura del family day, è nato per opporsi a qualcosa ed è stato fatto sempre per opporsi a qualcosa, mai per festeggiare la famiglia altrimenti si farebbe ogni anno. Essere contro i diritti civili di qualcuno equivale ad essere contro qualcuno, a metterlo su un livello inferiore, è logica. “Io non sono contro tizio, però….”.
    seriamente perke non scrivete un bell’articolo sulle coppie naturali e sterili che vanno all’estero a comprare i bambini? o pensate che lo fanno solo gli omosessuali? lo fanno già da prima di questa legge cirinna perciò anche se la legge non passa i bambini li comprano lo stesso, la cirinà non centra niente., riflettete un pò

    • Gentile Serafina, vivaddio gli articoli non si scrivono a comando, ma a partire dall’attualità e dal bisogno di accompagnare gli eventi con una cronaca puntuale dei fatti. Ciò detto, argomento in breve, a partire dalle tue considerazioni:
      – Il Family Day – te lo dico da persona che è andata a verificare sul posto – è stato si una Festa (dai toni ferventi sicuramente, ma non aspri al punto da divenire un evento reazionario), tuttavia, esso non nasce come ricorrenza da festeggiare annualmente ma proprio come momento di riflessione e come manifestazione per ribadire una linea solidale nei confronti della Famiglia naturale e del Matrimonio uomo-donna oltre che per “opporsi” a qualcosa. Appunto, nasce contro QUALCOSA, non contro qualcuno. Il popolo di Circo Massimo ha individuato questo qualcosa nelle pratiche aberranti che vanno a ledere la vita umana nascente (vedi “utero in affitto”…. che non è affatto una pratica esclusiva degli omosessuali, ma un reato commesso bipartisan…. che però è emerso in tutta la sua mostruosità solo con il recente dibattito… ecco perchè oggi se ne parla e ieri era un tabù);
      – In uno Stato di Diritto come il nostro, è giuridicamente impossibile garantire il Diritto di qualcuno quando questo va a ledere i diritti di qualcun altro. Ergo, coppie omosessuali che rivendicherebbero un “diritto” ad avere figli (diritto che non esiste tout court… nemmeno per gli eterosessuali), in realtà andrebbero a togliere ad un Bambino il Diritto (questo si, effettivamente reale e sacrosanto) di crescere in una Famiglia costituita da una Mamma e da un Papà, che non è solo un valore tipico della tradizione Cattolica ma anche una “società naturale” riconosciuta e tutelata dalla Costituzione all’articolo 29;
      – come conseguenza dunque, il popolo che ha partecipato al Family Day – che esiste A PRESCINDERE dalla manifestazione stessa – si oppone da sempre alle Unioni civili che, pur non essendo equiparate al matrimonio nella Cirinnà, di fatto ne diverrebbero il perfetto simulacro ed aprirebbero automaticamente la strada, prima o poi, all’esistenza di nuclei omogenitoriali ove le adozioni potrebbero divenire una prassi consolidata (con o senza maternità surrogata).
      E’ un parere non condivisibile, ma pur sempre un parere, congruente ed affine all’argomento, per il quale portare rispetto e spenderci sopra una o più riflessioni.
      Spero di essere stato sufficientemente esaustivo.

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