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Fra Umile da Calvisi vive tra noi: vita, morte e miracoli di Giuseppe Fidanza, il frate dei poverelli

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di Emilia Parisi | “Quello di Fra-Umile-da-Calvisi-vive-tra-noiUmile fu il nome scelto da lui stesso: ma egli era conosciuto da chiunque parlasse in dialetto come ‘u monaco ‘e S. Pasquale”. Maria Carmela D’Andrea, autrice di narrativa residente nella provincia di Caserta, apre così il volume Fra Umile da Calvisi vive tra noi, una raccolta di cenni biografici, foto e testimonianze inedite dedicata alla memoria del frate francescano Giuseppe Fidanza nel venticinquesimo anniversario della sua morte.
Correva l’anno 1895 quando a Calvisi, piccola frazione di Gioia Sannitica in provincia di Caserta, si unirono in matrimonio Alfonso Fidanza e Rosaria D’Amato. Dalla loro unione nacquero nove figli: Libero, Arduino, Alfredo, Leopoldo, Antonietta, Rolando, Giuseppe (nato il 14 giugno 1910), Luisa e Fausto.
Al settimo mese di gravidanza e al suo settimo figlio, Rosaria si recò alla bottega del marito Alfonso per tenergli compagnia. All’improvviso avvertì dei forti dolori al ventre e in quel mentre un vecchio frate francescano si avvicinava lentamente a loro. Il frate poggiò una mano sul ventre di Rosaria e ordinò al bambino in grembo di stare fermo. I dolori cessarono come per magia. Marito e moglie non credevano ai loro occhi. Il frate disse poi che nel grembo di Rosaria c’era un figlio di San Francesco D’Assisi che avrebbe fatto molto onore all’Ordine Francescano. E così il 14 giugno 1910, all’età di quarantadue anni, Rosaria partorì Giuseppe, il settimo dei suoi figli, che sarebbe diventato Umile, frate francescano.
L’autrice, con il suo inconfondibile stile espositivo, racconta l’infanzia di Giuseppe, i primi segni della sua vocazione e la frequentazione assidua del Santuario di S. Maria Occorrevole di Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese). All’età di sedici anni, Giuseppe si inerpicava sul cosiddetto “sentiero dei monaci”, una mulattiera scoscesa e a strapiombo verso la valle del Torano, per raggiungere il convento, avido com’era di notizie sulla vita dei frati. Durante un’omelia si appassionò alle vicende di San Pasquale Baylon, patrono delle opere eucaristiche e dei congressi eucaristici, al punto che cominciò a prenderlo come modello della propria condotta spirituale e fisica, ricorrendo all’uso del cilicio come penitenza per il perfezionamento dello spirito. Dopo il servizio di leva nel Reggimento di Artiglieria da Campagna di stanza a Cesena, coronò il proprio sogno di apostolo di Dio vestendo l’abito di terziario l’8 dicembre 1932, solennità dell’Immacolata Concezione. Assunse così il nome di fra Umile in memoria del santo francescano calabrese Umile da Bisignano, vissuto tra fine Cinquecento e inizio Seicento.
Fra Umile andava questuando nei paesi limitrofi a Piedimonte d’Alife finché nell’autunno del 1933 viene comandato di raggiungere il convento francescano del Granatello di Portici. Qui la fama del frate crebbe a dismisura, tanti erano ormai i fedeli che si recavano da lui, all’interno di una saletta detta “delle udienze”, per una parola, un consiglio o una intercessione presso San Pasquale Baylon. Toccanti sono le pagine in cui l’autrice riporta le “testimonianze di fede”, episodi di guarigioni miracolose predette dal frate di Calvisi che confermerebbero le sue capacità divinatorie ed extrasensoriali. Il 3 marzo 1990 Fra Umile lascia per sempre la vita terrena per ritornare alla Casa del Padre.
In onore e in ricordo perpetuo del frate sono stati istituiti gruppi di preghiera a suo nome da parte dei fedeli che si riuniscono il 3 di ogni mese per commemorare la sua morte e il 17 di ogni mese al convento di S. Pasquale al Granatello per comunicarsi e pregare.

5 COMMENTI

  1. Trovo interessante la storia, la cronaca e la vita di fra umile da Calvisi. Auguri ai gruppi di preghiera per lui poichè pregare per il morto significa aiutarlo ad avvicinarsi a Dio come stabilisce la cultura religiosa cattolica.

  2. frate umile da calvisi e un grande onore averlo a questo paese io che scrivo sono stato onorato ,sono stato da lui battezzato .e stato un grande aiutava alle bisognose

  3. Mi chiamo Salvatore, negli anni 80 ho parlato direttamente con fra Umile chiedendogli un consiglio, quello che mi ha riferito dopo un po di tempo si è avverato.

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