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L’Oliva Caiazzana è Presidio Slow Food. L’intervista a Nicola Sorbo, Consigliere nazionale

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Nella rosa dei prodotti Slow Food entra una nuova chicca della produzione di Terra di Lavoro. Questa volta a confermare il primato di una filosofia di coltura improntata alla tutela della biodiversità e delle tradizioni di un territorio è l’Oliva Caiazzana da mensa.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Nicola Sorbo, Consigliere nazionale di Slow Food Italia, che ringraziamo per averci edotto circa le ragioni che hanno spinto gli esperti ad attribuire il prestigioso riconoscimento.

Qual è l’area interessata dalla produzione dell’Oliva Caiazzana da mensa?
La zona di coltivazione e confezionamento comprende parte del territorio della Comunità Montana del Monte Maggiore e parte delle colline caiatine. Nello specifico, l’areale è racchiuso dal territorio amministrativo dei Comuni di Alvignano, Caiazzo, Castel Campagnano, Castel di Sasso, Dragoni, Piana di Monte Verna e Ruviano.

Quali sono le caratteristiche della specialità Caiazzana?
Sicuramente l’Oliva Caiazzana è tra le migliori tipologie prodotte, tra le colline di Caiazzo e la Valle del Medio Volturno, sia per l’ottima qualità dell’olio che ne deriva, sia perché molto gustosa come oliva da tavola. La sua peculiarità è quella di essere una varietà autoctona unica, dotata di un patrimonio genetico diverso dalle altre cultivar locali, che nel corso dei secoli si è adattata all’ambiente caiatino dal clima mite e dalla esposizione favorevole.

Come avviene, di fatto, l’attribuzione del marchio Slow Food all’Oliva Caiazzana da mensa?
Il presidio dell’oliva caiazzana è stato finanziato dal GAL Alto Casertano, che ha deciso di sostenere l’attivazione di tale progetto utilizzando i fondi della Misura 412 del Piano di Sviluppo Locale (PSL) Alto Casertano “Giardino di Terra di Lavoro” (previste nel Programma di Sviluppo Rurale Campania -PSR- 2007/2013 – Asse 4 Approccio LEADER). Il presidio Slow Food Oliva Caiazzana da mensa fa riferimento al frutto della Tifata Calatia, un’antica varietà autoctona di olivo, pianta molto precoce, i cui frutti giunti a maturazione completa presentano una polpa di colore violaceo sino al nocciolo. La sua attitudine all’impiego come “oliva da mensa di eccellente qualità” è nota da sempre ai contadini caiatini e ai commercianti di olive per conserva, grazie al suo rapporto ottimale tra la polpa e il nocciolo e alla sua precocità di maturazione. È utilizzata sia allo stato verde che maturo ed è particolarmente adatta anche per la produzione di olive nere appassite. Occorre sottolineare che a promuovere e coordinare il progetto dei Presidi è la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, attiva in più di cento Paesi e garante di assistenza, formazione e comunicazione ai produttori coinvolti.

Quanti sono i produttori che hanno aderito al Presidio?
Attualmente sono cinque i produttori che hanno aderito al Presidio, sottoscrivendo il disciplinare che detta le norme per la coltivazione dell’olivo e per la produzione delle olive da mensa. Referente Slow Food per il presidio dell’oliva caiazzana è il caiatino Oreste Insero.

Aderire al Presidio comporta dei doveri per i produttori? Quali?
I produttori aderenti al presidio Slow Food Oliva Caiazzana da mensa sono tenuti ad adottare una tecnica di coltivazione impostata secondo i principi della produzione integrata o biologica. Inoltre, le condizioni e i sistemi di coltivazione, conservazione e trasformazione del prodotto devono essere quelli tradizionali della zona e comunque atti a conferire al prodotto che ne deriva le specifiche e tipiche qualità organolettiche. I terreni che ospitano gli oliveti devono essere condotti secondo le norme dell’agricoltura eco-sostenibile, in modo da causare il minor impatto ambientale possibile, usando eventualmente solo i prodotti suggeriti dalla Regione Campania per una coltivazione integrata o per la coltivazione biologica.

Nel contesto regionale quale posizione occupa l’Oliva Caiazzana nel settore agroalimentare?
L’Oliva Caiazzana da mensa rientra tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionale (PAT), riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, su proposta della Regione Campania nell’ambito della categoria “Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 149 del 30.06.09 (supplemento ordinario n. 100) e successivi aggiornamenti.

Giovanna Corsale

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