I fedeli di Santa Maria Maggiore ritornano nella chiesa, oggetto di restauro dopo il sisma del 2013, la prima ad essere riaperta tra quelle in cantiere
La Redazione | La regolare messa domenicale, nella parrocchia di Santa Maria Maggiore a Piedimonte Matese, si è arricchita stamattina del ritorno a uno dei luoghi di culto di cui da tempo non è stato possibile fruire. La chiesa di San Tommaso d’Aquino, molto conosciuta anche come San Domenico, ha riaperto le sue porte con una celebrazione eucaristica a cui, assieme al parroco don Andrea De Vico, vi ha partecipato anche il vescovo Valentino Di Cerbo, che prima della messa ha benedetto la chiesa rimasta chiusa dopo il sisma del 2013 che l’aveva resa inagibile. Quasi tutte le chiese di questa parrocchia sono state difatti oggetto di restauro e messa in sicurezza, per questo i fedeli erano stati finora ospitati nel salone dell’oratorio per le celebrazioni liturgiche.
Oggi quindi il riappropriarsi di un luogo di preghiera ma anche di identità storica e culturale, il primo degli undici progetti di restauro ad essere concluso e consegnato, frutto di un lavoro di squadra, come ha detto don Andrea, perché “le cose funzionano se si lavora bene insieme”.
E quel contributo molteplice per la realizzazione del restauro è stato ricordato poi da mons. Di Cerbo nell’omelia, che si è soffermato prima di tutto sul particolare significato di cui si è caricata la messa domenicale: “Oggi è un momento di commozione e orgoglio. Per realizzare queste opere la diocesi di Alife-Caizzo ha lavorato in piena trasparenza, a carte scoperte, come ogni buon cristiano dovrebbe fare, e di questa trasparenza vado fiero. Oggi però ricordiamo anche due persone che non ci sono più, che hanno perso la vita in un incidente sul cantiere dovuto forse all’imprudenza di qualcuno, ma non voluto da nessuno di coloro che hanno partecipato alla realizzazione dei lavori. La Magistratura farà chiarezza sulla questione. Il dolore per la loro scomparsa è grande, nella messa di oggi va a loro il nostro ricordo”.
Il vescovo Valentino ha poi espresso riconoscenza verso chi si è adoperato affinché la chiesa fosse riaperta ai fedeli. “Riconoscenza al Signore, che ha disposto le cose affinché fosse possibile realizzare le opere, ma anche a chi, in passato, ci ha lasciato la bellezza di questi luoghi di fede, come Sveva Sanseverino. Gratitudine, a nome personale e della comunità, all’on. Carlo Sarro, la cui opera è stata determinante per avere i finanziamenti, ai tecnici, alle maestranze, e al nostro don Alfonso Caso, il quale si è dedicato molto a questi progetti. E’ anche merito suo se tutto si è reso possibile”.