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Il vino Made in Italy è salvo, così anche quello di Alife e del Matese

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Coldiretti aveva lanciato l’allarme: pericolo di duplicazione di etichette per vini “falsati”. Intanto il Matese vanta aziende viticole come quella dell’Istituto Agrario

La Redazione – Valgono almeno 3 miliardi i vini Made in Italy identificati da denominazioni che rischiavano di essere di essere scippate all’Italia se fosse stato consentito anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro, Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per fare alcuni esempi.
Sono le affermazioni di Coldiretti che esprime apprezzamento per il dietrofront della Commissione europea sulla proposta di liberalizzare i nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione.
“Verrebbe sventato il rischio di una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali che si sono affermate sui mercati nazionale ed estero grazie al lavoro dei vitivinicoltori italiani” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il futuro dell’agricoltura italiana ed Europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione”.
Coldiretti si era allertata e aveva lanciato l’allarme: l’uso di una falsa etichetta avrebbe consentito il nome del vitigno ma non il riferimento geografico di produzione quindi trascurando storia e tradizione dell’uva.

Gli studenti della IIIA potano le viti
Gli studenti della IIIA potano le viti dell’azienda agricola dell’Istituto Agrario

Clarus in più occasioni ama tornare su ciò che riguarda la produzione agricola locale; esperienza che racchiude secoli di passione per il lavoro, ma soprattutto qualità. Le terre di Alife “splendenti del sorriso di Bacco” (come ci ricorda Silio Italico in Punica, libro XII, 526), quelle di Piedimonte Matese e Gioia Sannitica ben volute da Ferdinando IV di Borbone, quelle pregiate di Castel Campagnano sono state, e sono ancora, ventre che elargisce alle tavole dei commensali il vino migliore; e sono anche linfa vitale per famiglie e aziende che vivono grazie ad essa.
Il provvedimento discusso da Coldiretti avrebbe danneggiato  il nostro vino e creato meccanismi di concorrenza sleale all’interno della Ue in quanto qualsiasi produttore avrebbe potuto immettere sul mercato generici vini “Lambrusco”, “Aglianico”, “Verdicchio”.  godendo della notorietà delle rispettive denominazioni di origine (Doc e Docg) e del lavoro di quelle aziende che con fatica, e migliorando ogni giorno il proprio lavoro hanno fatto conoscere questi prodotti in tutto il mondo.
Tra le aziende del territorio non possiamo non segnalare quella dell’Istituto Agrario che abbiamo visitato alcune settimane fa per raccontare l’offerta formativa di questa storica scuola pubblicata su Clarus mensile. E vedere giovani – di origine contadina e orgogliosi di esserlo – alle prese con la terra e i suoi migliori frutti non può che farci sperare in un futuro vissuto con maggiore consapevolezza e professionalità. Preso vi racconteremo la loro storia anche sul web. 
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