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Pirati informatici, italiani sotto la media nel “furto” dei contenuti in rete

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Secondo la stima dell’Ufficio della proprietà intellettuale dell’Unione europea (EUIPO) solo il 21% degli italiani praticano pirateria informatica, rispetto alla media europea del 25%

Rino Farda – Italiani brava gente. Nella classifica europea dei pirati informatici sono stati censiti solo il 21% degli italiani contro una media europea del 25%. Secondo l’Ufficio della proprietà intellettuale dell’Unione europea (EUIPO), che fornisce assistenza e protezione in tutti i 28 stati membri dell’Ue, i cittadini europei di un’età compresa tra 15 e i 24 anni non sono affatto immuni dalla tentazione di acquistare merci contraffatte e di scaricare o vedere in streaming film o serie tv non tutelate dal diritto d’autore, i cosiddetti video pirata.
Secondo il rapporto, poco meno di un quinto dei giovani e degli adolescenti (19%) ha ammesso di aver usato intenzionalmente fonti illegali per accedere a contenuti online negli ultimi 12 mesi. Ma la media Ue è del 25%, il che suggerisce un tasso molto più elevato in alcuni paesi, probabilmente in quei mercati in cui l’accesso ai contenuti online è molto costoso o dove non ci sono molte opzioni over-the-top come Sky On Demand o Netflix.
I ragazzi spagnoli. Per esempio, in Spagna, il 33% dei ragazzi ha usato consapevolmente fonti illegali per accedere a contenuti multimediali sul web. Sono soprattutto due i settori che animano le attività illegali dei giovani spagnoli: la visione di eventi sportivi in diretta (soprattutto calcio) e il download di film e serie tv nazionali o americane. I dati però sono discordanti. È infatti molto complicato fare un censimento obiettivo di attività vietate dalla legge. Gli intervistati nella maggior parte dei casi preferiscono dissimulare e non dire la verità. Secondo l’Observatorio de la pirateria e la società di analisi Gfk, nel corso del 2015, il 63% dei ragazzi spagnoli ha utilizzato una piattaforma pirata; nel 2014 erano il 58%. Per la maggior parte di questi giovani pirati digitali, i contenuti online originali sono troppo costosi e in più sono anche difficili da trovare online. Nel mondo dello streaming illegale tutto diventa gratis e infinitamente più semplice, dicono giovani e adolescenti spagnoli in coro. Nel 2015, secondo questi studi, gli spagnoli hanno effettuato 4,3 miliardi di down.  In totale, Secondo l’Observatorio de la pirateria e la società di analisi Gfk, gli spagnoli avrebbero avuto accesso a 4,3 miliardi di download pirata nel corso del 2015, con un valore di mercato di oltre 24 miliardi di euro. Una enormità. Secondo lo EUIPO in Francia la percentuale dei pirati è del 34%. In Italia è del 21%, mentre in Germania è solo il 18%.
Mancata consapevolezza del reato. Nelle interviste realizzate dai ricercatori, è emerso anche un altro dato interessante. Sei giovani europei su dieci hanno affermato che rinuncerebbero tranquillamente alla “pirateria” online se il contenuto ricercato fosse accessibile nelle fonti legali e autorizzate. I contenuti illegali, hanno spiegato, sono molto più facili da trovare nella rete mentre i contenuti autorizzati da autori ed editori sono sottoposti a lacci e lacciuoli che scoraggiano gli utenti. Per la maggior parte dei ragazzi intervistati, comunque, non esiste consapevolezza di reato. Credono infatti che l’uso personale dei video li tuteli da ogni possibile contestazione. I dati diventano completamente diversi se invece si pongono domande sugli acquisti online di marchi contraffatti nel settore dell’abbigliamento e degli accessori come scarpe e occhiali. Solo il 12% dei millenials acquista online prodotti contraffatti: hanno paura delle truffe e del furto dei dati delle carte di credito. “Questo studio ci aiuta a capire i giovani nativi digitali, ad analizzare i loro comportamenti online e a misurare la portata della sfida per modificare il loro atteggiamento”, ha detto António Campinos, direttore esecutivo dell’EUIPO.

Agensir

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