Nella cappella di San Giovanni Bosco, un tempo curata dai Salesiani, Padre Antonio Ridolfi incontra sempre più fedeli che chiedono accompagnamento spirituale
di Anna Rita Zulla
Sono in tanti ormai i fedeli che, a cadenza quasi mensile, non mancano alla messa presieduta da padre Antonio Ridolfi presso la rettoria di San Giovanni Bosco in Piedimonte Matese. “Il termine guarigione, riferito alla S. Messa non è esatto” dice il francescano.”Ogni Messa attua la salvezza e la guarigione portata da Cristo che opera e agisce, come e secondo la Sua volontà”. Tante parole intorno a ciò, forse alcune miste a curiosità è vero, ma sicuramente molta fede è quella che è alla base di questi incontri che, come dice il frate “è la stessa che ha reso possibile il proseguirsi di questo cammino”.
Un cammino iniziato da molto a Piedimonte e che di mese in mese ha visto la rettoria riempirsi sempre di più fino ad essere, ad oggi, quasi stracolma.
Si va lì carichi di speranze, chi col cuore rotto, chi con la mente piena di pensieri, chi bisognoso di pace. Chi malato nel corpo, chi nell’anima. Ma tutti, proprio tutti alla ricerca di Dio. Un Dio che forse molti non conoscevano, alcuni si, altri poco, altri male. C’è sempre bisogno di una guida, di una figura spirituale che, come un buon pastore, non manca di indicare Cristo crocifisso e Risorto e ad amare la Chiesa nella quale il progetto di vita cristiana si sviluppa. E’ questo ciò per cui si prodiga da molto Padre Antonio Ridolfi, che da temposvolge il suo ministero presso il convento francescano di S. Maria Occorrevole in Piedimonte, nel ruolo di padre guardiano, cui il vescovo Mons. Valentino Di Cerbo ha affidato da alcuni anni il ministero di esorcista. Un punto di riferimento per i sacerdoti e per le molte persone che lo hanno conosciuto.
Da 5 anni Mons. Di Cerbo, lo ha nominato anche rettore della cappella di San Giovanni Bosco,cosa che gli ha permesso di seguire spiritualmente tanti fedeli in difficoltà. “Ma nulla è merito mio” – afferma Padre Antonio. E continua: “Non venite da me solo per le benedizioni, perché quelle fruttificano solo se diventate figli di Dio e gli spalancate il cuore”. Ma il richiamo è ormai costante, il bisogno di Gesù sempre più forte; gli incontri presso la cappella sono sempre più conosciuti e a questo punto a noi non bastano le parole per “farne cronaca” e, a scanso di equivoci, lo viviamo di persona. La celebrazione inizia circa verso le 19.30, ma arriviamo prima. C’è una fila di persone in coda per le confessioni, hanno dei numeretti in mano che regolano la fila. La gente è tanta già dalle 17.00. Intanto, in chiesa, in attesa della funzione, si alternano rosari, invocazioni silenziose, mani giunte, e al centro dell’altare il Santissimo Sacramento che esposto, accoglie. L’eco di quel richiamo ci appare chiaro: “Venite a me stanchi e affaticati ed io vi ristorerò”. Ci sediamo tra i primi banchi e scrutiamo un po’ i volti, un po’ ascoltiamo anche i mormorii di chi è in attesa della messa. Il mistero di amore che ci avvolge da subito è forte: si sperimenta un Padre che perdona al di là dei peccati, delle colpe, delle meschinità dell’uomo. Una presenza di Dio che tocca, libera, guarisce.
E’ tutta una lode, una preghiera meravigliosa che eleva il cuore a Dio e libera dall’angoscia interiore, dalla tristezza, dalle minacce e dai timori. Ed è questa lode che produce nel cuore di tutti i presenti, un grande effetto di liberazione, aiutandoli ad indebolire l’ angoscia e il timore, rendendoli forti . “La lode ha il potere misterioso di disarmare il peccato e impedire che diventi realtà. Per questo vale la pena di lodare Dio, finché non sorga la gioia di lodare nel più profondo del nostro cuore”; si sperimenta che Dio è Padre, che ci guarda, che ci ama davvero e questo ci basta per credere per decidere che è il momento di mettersi in cammino, di piegare le ginocchia e incontrare Lui. Perché il cammino della felicità si trova nella fiducia cieca nei progetti di Dio. Nei suoi desideri. In quella fiducia dei bambini che si abbandonano e sognano, e abbracciati, confidano.