Il 5 maggio l’inaugurazione della mostra “Il Paesaggio Caiatino visto da un’artista inglese” da P.A.M. 1870
di Gianna De Marco – Giovedì 5 maggio, dalle ore 16.00 alla ristobottega P.A.M. 1870 di Caiazzo, sarà inaugurata la mostra Il Paesaggio Caiatino visto da un’artista inglese; un’esposizione di quadri della pittrice Mary Jane Alexander, nata da un’idea di Luca Sorbo. L’arte e la gastronomia s’incontrano! A tutti i visitatori sarà offerta una degustazione di prodotti del territorio, protagonisti saranno le olive caiazzane dell’azienda agricola Selvanova, la mozzarella di bufala campana della Fattoria Pagliuca e i vini dell’azienda vitivinicola Vestini Campagnano. Su prenotazione, sarà possibile partecipare a visite guidate nel centro storico, a cura dell’associazione Pro loco Caiazzo.
Nata in Zimbabwe, e laureatasi presso l’Università di Città del Capo, nel 1977 Mary Jane Alexander si è trasferita in Inghilterra dove dopo essere stata docente d’arte presso il Bulawayo Art College, ha presentato programmi per la Rhodesian TV ed ha lavorato con molte compagnie teatrali, approfondendo l’interesse per il movimento di attori e ballerini.
Più recente è invece l’interesse dell’artista per il Paesaggio, motivo che l’ha spinta a lasciare l’Inghilterra per l’Italia, in cerca di uno studio alla luce del sole. Per caso è arrivata a Caiazzo ed è stato amore a prima vista.
Attraverso quest’intervista cercheremo di conoscere meglio l’artista Mary Jane Alexander, che vive a Caiazzo ormai da più di un decennio, e il suo rapporto con il territorio.
Cosa l’ha colpita di Caiazzo?
“Caiazzo è un posto splendido, ma molto semplice, un luogo genuino, vero ed autentico. Non è molto ordinato e questo per me è un bene perché è molto più interessante il disordine, il movimento. Appena giunta qui ho detto a mio marito che questo era il posto giusto per me, perché molto luminoso, pieno di paesaggi suggestivi e per l’ambiente molto cordiale ed accogliente”.
Cosa insegue, cerca e persegue quando dipinge?
“La prima cosa che cerco quando dipingo è la luce, la stessa cambia sia nel corso della giornata, che nel corso delle stagioni, quindi paradossalmente si potrebbero fare 20 quadri dello stesso paesaggio. Io non l’ho mai fatto perché mi piacciono le cose improvvisate. A volte ci metto moltissimo per scegliere un posto, per posizionarmi nella giusta prospettiva, tipo un cacciatore che aspetta la propria preda; altre volte percepisco un dettaglio, una magia particolare e capisco che è il momento e il luogo giusto per dipingere”.
Cosa prova mentre dipinge, cattura un paesaggio?
“Sono totalmente immersa nei miei pensieri quando dipingo, talmente concentrata che non mi accorgo di quello che mi succede attorno. Non ho la pazienza di rifinire i dettagli, ma dipingo con entusiasmo, velocemente perché altrimenti cambia la luce. Non mi piace strafare, bisogna capire quando fermarsi, perché a furia di ritocchi si rischia di rovinare il lavoro. La tela è come il viso di una bella donna, se esageri con il trucco non la fai sembrare più bella, ma sembrerà mascherata”.
Quanto è importante l’aspetto tecnico nel suo lavoro?
“È molto importante l’aspetto tecnico, infatti scelgo con cura le mie tele, i colori ad olio e il mastichino (spatola per colori). Devono essere di ottima qualità altrimenti ne risentirà tutta l’opera e io non voglio deludere le persone che acquistano i miei quadri, non sarebbe giusto. È un po’ come succede a Daniele (proprietario P.A.M. 1870) che sceglie con cura i prodotti da proporre ai suoi clienti, selezionandoli in base alla qualità e al rapporto con il territorio”.
Qual è il ruolo dell’arte e dell’artista nel mondo odierno?
“Ciascun artista dà una sua personale definizione dell’arte e del suo ruolo nel mondo, io attraverso i miei quadri voglio trasmettere delle emozioni, degli stati d’animo. La maggior parte delle volte vorrei donare un po’ di felicità perché essendo io un po’ fuori dagli schemi, guardo le cose con gli occhi di un bambino, con stupore e autenticità e quindi colgo talvolta aspetti di un paesaggio che non tutti riescono a vedere”.
Quali sono gli artisti che l’hanno influenzata e a cui si è ispirata?
“La mia formazione è più europea che inglese. Un mio professore universitario mi ha trasmesso il suo amore per Matisse e dunque per la sua tendenza ad enfatizzare il colore. Inoltre mi ha ispirato molto William Turner, che seppur appartenente al movimento romantico, con il suo stile ha posto le basi per la nascita dell’Impressionismo. Inoltre il mio amore per i colori me lo porto dentro da sempre: sono nata in Africa”.
Sente un senso di appartenenza verso un movimento artistico?
“No”.
Mi darebbe una sua definizione di “bellezza”?
“La Bellezza è negli occhi dell’osservatore”.
E una definizione di “Amore”?
“Se io guardo le cose con Amore anche chi mi sta intorno percepisce questa forza senza la quale io non potrei assolutamente dipingere”.
Mi parla un po’ del suo incontro con Luca Sorbo, e cosa l’ha spinta a fare questa mostra?
“Appena arrivati a Caiazzo, io e mio marito non conoscevamo nessuno, la prima persona che abbiamo incontrato è stato Fernando de Angelis, nel suo agriturismo, e poi grazie a lui abbiamo conosciuto Luca Sorbo che è una persona molto affabile, colta, generosa. Entrambi amano e sono molto orgogliosi di Caiazzo. Luca è un fotografo entusiasta che ti rende partecipe delle sue passioni e del suo amore per l’arte, e mi ha spinto a fare questa mostra per far conoscere le mie opere”.
Come mai a scelto il P.A.M. 1870 per la sua mostra?
“Sono venuta a mangiare da Daniele due o tre volte, in compagnia di mio marito, di Luca Sorbo e di altri amici ed è stato amore a prima vista, sia per l’ambiente accogliente, sia per il cibo e i vini che abbiamo degustato. C’è stato subito feeling e visto che non mi piacciono i posti asettici, freddi, ho scelto il P.A.M. 1870 come location per la mia mostra. I miei quadri sono fatti per stare nelle case, nei luoghi dove le persone possano vederli”.
L’arte l’aiuta a vivere?
“Senza Arte non si vive e per Arte non intendo solo la pittura, sia chiaro, ma ogni sua forma dal cinema alla musica, alla fotografia”.