I fedeli, dopo essersi radunati a Profeti, si sono portati alla grotta, dove hanno pregato e partecipato alla Santa Messa
La Redazione – Sono stati in tanti ieri a recarsi in pellegrinaggio presso la Grotta di San Michele presso Profeti, frazione di Liberi.
I fedeli, provenienti del piccolo comune del Monte Maggiore, con altri giunti da Dragoni e Roccamonfina, dopo essersi radunati si sono diretti in preghiera verso la Grotta, luogo che da secoli attira i pellegrini e le loro storie di fede. E come sempre, la commozione dei più anziani, legati da una vita a questi posti suggestivi, diventa contagiosa e si tocca con mano.
Giunti sul posto, i partecipanti hanno preso parte alla Santa Messa celebrata dal parroco di Liberi, don Vittorio Marra.
La Grotta di San Michele è la più antica tra quelle presenti in Terra di Lavoro; sorge in località Monte Melanico, luogo dedicato all’Arcangelo, dove, secondo la tradizione sono state numerose le frequentazioni da parte degli uomini della preistoria a scopi rituali o di culto. La sua valenza storica è corroborata da diverse fonti, che la riconoscono come l’unica tra quelle dedicate a San Michele ad essere diventata Basilica. La consacrazione ci fu tra l’892 e l’899 d.C., sotto i Pontificati di Landolfo, Vescovo-Conte di Capua, e Ilario, Vescovo di Teano e prima monaco cassinese.
Sono diversi gli elementi presenti all’interno dell’anfratto che richiamano culti di vario genere, come la cosiddetta “mammella”, stalattite da cui promanano gocce di acqua e oggetto di un culto litoiatrico. Tra le pratiche, effettuate nella grotta micaelica, anche quella delle acque messa in atto nel pozzetto che si trova all’ingresso principale. Esso si riferisce al potere che il liquido avrebbe nel compiere prodigi e soprattutto nell’allontanamento delle janare e dei loro malefici.