Ecco a cos’altro serve una Visita pastorale: a fare ordine nella vita e nella storia di una parrocchia. Nella chiesa nota come “San Marcellino”, fino ad ora sono state recuperate circa 90 pergamene, alcune riportanti la corrispondenza tra i Vescovi della Diocesi di Alife e i Papi.
Saranno mostrate in occasione della festa di San Marcellino
Luigi Arrigo | La Visita Pastorale compiuta da Mons. Valentino Di Cerbo negli ultimi due anni e mezzo è stata anche l’occasione per fare una ricognizione nel grande patrimonio archivistico delle parrocchie diocesane. Se si pensa che le moderne anagrafi comunali e i grandi archivi di stato sono invenzione relativamente recente, il fatto che la Chiesa abbia da sempre conservato quanto servisse alla propria attività pastorale ma anche documenti, bolle e carteggi che di fatto documentano la vita quotidiana dell’istituzione come della comunità che la compone, ci da contezza dell’importanza della conoscenza e della salvaguardia di quella che è la memoria storica di tutto un popolo. La vita, il progresso, la faticosa rinascita dopo momenti bui, eventi terribili e fatti prodigiosi, sono nascosti in carte polverose o scaffali e armadi di cui a volte non si trovano neppure più le chiavi.
Purtroppo è cosa nota che mentre per l’antica diocesi caiatina molto si è conservato del passato, non la stessa sorte è toccata alle carte della diocesi di Alife, per la quale non si conserva quasi nulla che testimoni i suoi 1600 anni di storia. Ecco quindi che il Vescovo ha ritenuto che non si poteva non cogliere l’occasione per verificare, recuperare e mettere in salvaguardia ciò che ancora resta nelle chiese parrocchiali, nelle congreghe, nelle cappellanie. Questa mappatura è tuttora in corso e certamente durerà ben oltre la imminente chiusura della visita pastorale, ma le sorprese non sono mancate: da Castel Campagnano a Marcianofreddo, da Sant’Angelo d’Alife a San Gregorio Matese, registri, stati delle anime, cronache centenarie di fatti ed eventi, sono state inventariate e fotografate. In alcuni casi si pensava che nulla fosse sopravvissuto e invece da un cassetto, una cassapanca, una busta dimenticata in un angolo, sono emersi documenti preziosi per la piccola grande storia delle nostre comunità.
La novità
Vi era un luogo che attendeva da troppo tempo di essere esplorato con attenzione, luogo di cui si conosceva bene l’importanza e che non ha mancato di sorprendere: l’archivio capitolare di Santa Maria Maggiore in Piedimonte. Se nelle altre parrocchie la mappatura dell’archivio ha richiesto intere giornate di lavoro, in quest’ultimo caso la quantità di documenti è tale che al momento non è possibile definire un termine per il lavoro di recupero, che richiede pazienza a cura.
Nella Basilica di Santa Maria Maggiore, più nota come chiesa di San Marcellino, come a Caiazzo, Alife o Ave Gratia Plena di Piedimonte, la scomparsa della collegiata e quindi del gruppo di canonici che la officiava, ha fatto mancare risorse umane fondamentali per la cura, l’aggiornamento e la custodia dei documenti.
Tuttavia l’opera di custodia dei parroci che da soli dovevano pensare alla pastorale come all’amministrazione è stata preziosa. La prudenza nel dare in consegna o visione registri e documenti ha permesso che molto giungesse fino a noi, seppur in alcuni casi qualche “prestito” non è stato più restituito. Questo è successo anche a Santa Maria Maggiore, ma qui la ricchezza di documenti si sta rivelando in una misura che non si poteva prevedere: tracce documentarie che ci riportano indietro anche di 1000 anni, decine di pergamene e bolle papali, cronache di vita piedimontese e diocesana, lettere pastorali, carteggi di vescovi e cardinali con il capitolo della collegiata che sembra confermare ciò che si riteneva probabile finora, ovvero che fino alla ricostruzione della Cattedrale ad Alife e il ripopolamento dell’antica città romana, per centinaia di anni il punto di riferimento della Diocesi è stata proprio l’antica Santa Maria Maggiore.
Ci vorranno settimane prima di completare la mappatura e valutare l’effettiva consistenza del fondo che, dopo il lungo periodo di “gelosa” custodia da parte del compianto Mons. Piazza, ha visto dapprima l’azione di salvaguardia di Mons. Caso e poi i primi studi sui documenti con don Cesare Tescione che ha recuperato molta della documentazione relativa al culto di San Marcellino; ad oggi, la disponibilità del parroco don Andrea De Vico ha ulteriormente permesso di approfondire lo studio in corso.
Si conta di terminare questa prima fase di lavoro proprio per la festa del patrono San Marcellino P. e M. (31 maggio – 1 giugno) e in quella occasione, con la mostra Custodi della Memoria: percorsi reali e virtuali nei libri e nei documenti antichi verranno forniti maggiori dettagli su questo prezioso patrimonio e si potranno ammirare alcuni esemplari della raccolta.