Sulle parole dette dal Pontefice nell’udienza del 14 maggio scorso circa “la compassione” per gli animali a cui talvolta corrisponde “l’indifferenza verso il prossimo”, la riflessione di don Pierluigi Plata, autore di Fratello Agnello. Sorella Volpe
di Gigliola Alfano
“La pietà non va confusa neppure con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi; accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… Così non va”. Questa frase pronunciata da Papa Francesco nell’udienza giubilare di sabato 14 maggio ha suscitato molte polemiche.
Eppure, Francesco ha sempre dimostrato una grande sensibilità verso gli animali, come dimostrano vari passi dell’enciclica “Laudato si’”, dove, tra l’altro, riprendendo il Catechismo, a proposito delle sperimentazioni sugli animali ha osservato che sono legittime solo se “si mantengono in limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o a salvare vite umane” e che “è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita’. Qualsiasi uso e sperimentazione ‘esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione’”. A don Pierluigi Plata, che recentemente ha scritto un libro sulla presenza degli animali nella Bibbia “Fratello Agnello. Sorella Volpe”, chiediamo di spiegarci meglio la posizione del Papa.
Don Pierluigi, perché le parole di Francesco hanno fatto tanto scalpore?
Da un lato, vedo positivo questo clamore mediatico, giacché significa che il Papa viene ascoltato. Dall’altro, come spesso capita, purtroppo la frase riguardante gli animali è stata estrapolata dal puntuale contesto nel quale era inserita. Pertanto, bisogna inserire l’intervento all’interno dell’Anno giubilare:il Papa, volendo approfondire le poliedriche sfaccettature della Misericordia, ha parlato della pietà, con l’intenzione di darne una corretta accezione.
Secondo lei la frase di Francesco è stata strumentalizzata?
Indubbiamente sì, perché l’esempio utilizzato dal Papa era esemplificativo, illustrativo di qualcosa d’altro: gli animali non erano l’argomento principe! Già nell’udienza del 4 giugno 2014 aveva affermato che il “dono della pietà ci fa crescere nella relazione e nella comunione con Dio”. Anche allora aveva puntualizzato la differenza tra pietà e pietismo, precisando: “Perché dico non di pietismo? Perché alcuni pensano che avere pietà è chiudere gli occhi, fare una faccia da immaginetta, far finta di essere come un santo”. Sono esempi.
Come il Pontefice ha già scritto nella Laudato si’, l’amore per l’uomo deve essere prioritario: sarebbe assurdo amare gli animali e dimenticarsi degli uomini. Perché ora ci si scandalizza?
Penso proprio che alla maggior parte degli animalisti abbia fatto irritare la questione di aver interpretato le parole del Papa come un aut aut, cioè come un porre loro davanti a un dilemma: o metti attenzione agli animali o al tuo vicino. La loro sensibilità nei confronti degli animali è così rimasta ferita. Tuttavia dobbiamo ricordare che proprio nell’enciclica Laudato si’ il Pontefice afferma: “Insistere nel dire che l’essere umano è immagine di Dio non dovrebbe farci dimenticare che ogni creatura ha una funzione e nessuna è superflua.Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi.Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio” (84).
Il Papa non ha voluto mettere in contrapposizione animali e persone, ma ha focalizzato attentamente, e con il suo stile, i valori dell’esistenza umana… Anche per San Francesco è centrale l’uomo e solo dopo ci sono gli animali e l’ambiente, il creato…. Eppure, nessuno si offende.
Lo stile comunicativo di Papa Francesco è così diretto e altamente plastico, e probabilmente non ci siamo ancora abituati. Di lui noi siamo suoi contemporanei, di San Francesco no. Poi, mi permetta, conosciamo veramente il messaggio del Santo, oppure lo idealizziamo solamente?
Qual è il giusto rapporto che ci deve essere tra uomo e animale? Tante volte, gli animali sono un prezioso alleato di anziani e ammalati…
Il riferimento deve sempre rimanere quello descritto nelle prime pagine della Genesi. Un ordine e un’armonia che il Creatore stesso ha perfettamente posto per l’intero Creato.
Proprio perché c’è distinzione tra l’uomo e l’animale, questi possono instaurare una relazione costruttiva all’interno della Casa comune. Sempre lungo la storia gli animali sono stati preziosi alleati dell’uomo, oggi in particolare si evidenzia il vero e concreto aiuto che alcune specie possono dare in situazioni particolari. Si parla così di “Pet Therapy”, di interventi assistiti con animali, riconosciuti anche dal nostro ministero della Salute, a favore dei bambini, degli ammalati, degli anziani, dei diversamente abili…
Ci sono chiese dove gli animali possono andare a Messa con i loro padroni. Che ne pensa?
Personalmente, dalla mia esperienza, sono favorevole. Si parla di animali domestici che possono essere abituati a certi comportamenti: penso che si possano benissimo addestrare affinché non rechino disturbo quando sono in chiesa.Se non creano distrazioni durante la celebrazione, se contribuiscono a una maggior partecipazione dei loro padroni, ben vengano.
Ma gli animali vanno in Paradiso?
La risposta è complessa, in quanto inevitabilmente rimanda al voler sapere se gli animali hanno un’anima o no. A mio parere la domanda si dovrebbe porre in altri termini. Non è questione di anima o corpo: è l’insieme delle creature che possono partecipare della Salvezza operata da Cristo. Nell’enciclica Laudato si’ si afferma espressamente: ‘Le creature di questo mondo non ci si presentano più come una realtà meramente naturale, perché il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa’.
La Risurrezione di Cristo lascia ben sperare in una piena comunione dell’intera creazione con il Suo Creatore.
Agensir