“Signore, dove ci vuoi portare?”. Si apre un nuovo tempo per la Diocesi di Alife-Caiazzo.
Gioie e dolori di una Visita totale al territorio diocesano durata due anni e mezzo
La Redazione – “Stasera i nostri sentimenti coincidono con quelli di Maria… Anche noi siamo qui per il nostro Magnificat, per il nostro canto di gioia…” La Visita pastorale di Mons. Valentino Di Cerbo si è conclusa il 31 maggio maggio, nel giorno in cui la chiesa ha celebrato la visita di Maria ad Elisabetta, “E come la visita di Maria, che portando Gesù in grembo reca il segno di una vita nuova, porta un cambiamento e apre a nuove speranze, anche per noi si apre un nuovo inizio, perché la visita del Signore – che in questi 2 anni e mezzo ha bussato alle nostre porte – non lascia mai le cose come stanno, ma le innalza, le rende nuove, le rende segno della sua misericordia tra gli uomini”.
Così ha parlato il Vescovo ai fedeli della forania di Piedimonte Matese, l’ultima toccata da questa Visita. Nella basilica di Santa Maria Maggiore (Piedimonte M.) sono giunte rappresentanze dalle parrocchie cittadine e da Letino, Castello del Matese, San Gregorio Matese, San Potito Sannitico, Carattano e Calvisi con i ripsettivi parroci e i frati della comunità di Santa Maria Occorrevole.
Ha riassunto la gioia di questi anni, il Pastore, cogliendo i segni di grazia che si sono moltiplicati: gli incontri nelle case della gente, degli ammalati, le persone incontrate per strada, le nuove amicizie, le confidenze, il crescente bisogno di parlare con il Vescovo, di raccontargli la vita di tutti i giorni hanno aperto una nuova breccia alla Chiesa locale, la strada su cui esercitare davvero la misericordia e la possibilità di essere in uscita come chiede ripetutamente Papa Francesco; una chiesa che si presenta povera offrendo di sè solo la verità nuda e assoluta del Vangelo.
“Essere cristiani non per se stessi ma per servire Gesù, questo ho trovato nei lunghi chilometri percorsi imbattendomi in continue sorprese dove il bene e la speranza hanno sempre prevalso… Uomini e donne svuotati di sé, ma pieni di Dio, per essere dono ai fratelli”.
Una dimensione di carità che Mons. Di Cerbo ha sottolineato soprattutto ricordando i suoi incontri nelle case del dolore, dove ammalati e disabili sono assistiti amorevolmente da parenti, amici in uno scambio continuo di amore e fedeltà.
Ma la Visita pastorale è stata anche occasione per condividere un dolore in particolare, quello legato alla consapevolezza di non riuscire più a parlare alle giovani generazioni, o meglio di non essere capaci di parlare il linguaggio dei più giovani, di non saper condividere con loro: “Siamo diventati la Chiesa del venti per cento, dove cioè solo in pochi continuano ad esserci, a partecipare e questa percentuale così bassa si nota soprattutto nei centri maggiori, dove i fedeli neppure riempiono i banchi la domenica mattina (…). Non vogliamo essere Chiesa di così bassi numeri, ma vogliamo cambiare, porci in atteggiamento diverso capace di intercettare quell’umanità che ci sta accanto, che vive a pochi metri da noi e in noi deve scoprire la gioia del Vangelo”.
E non sono le feste patronali e le novene affollate le soluzioni intraviste dal vescovo Valentino, ma un totale e progressivo cambio di rotta: una chiesa che abbandona le proprie roccaforti e smette di marcare il territorio questo il passo da compiere, una vicina ai fratelli e ai loro sogni…
Ha ricordato l’esperienza dei centri di ascolto il Vescovo, momenti di confronto e di preghiera tenuti in tutte le parrocchie durante la Visita quasi 100 sono stati i momenti intorno alla parola di Dio tenuti dal Pastore ed ha invitato a farne la struttura fondante di ogni attività parrocchiale “perchè è solo l’esperienza autentica della Parola che ci permette davvero di modificare le nostre strutture…”
“Signore dove ci vuoi portare?” Con questa domanda Mons. Valentino Di Cerbo ha aperto l’orizzonte dei fedeli ai prossimi passi da compiere auspicando soprattutto per la città di Piedimonte di essere comunità esemplare per tutte le altre della diocesi, laboratorio di sperimentazione dei grandi progetti diocesani.
I giovani e la revisione dei confini parrocchiali sono gli impegni e le responsabilità future per questo territorio. I giovani, perché è qui che si concentra la popolazione scolastica dell’Alto Casertano; quei giovani che il vescovo ha definito “la gioia più grande di tutta la visita pastorale” ricordando gli incontri nelle scuole: forte l’invito ai parroci della città a non perdere l’occasione di incontrarli, di spalancare loro le braccia, perché sono i primi ad attendere che questa chiesa esca incontro a loro: “Li ho trovati pieni di rispetto, di affetto e soprattutto di attese…da non deludere”.
Sui confini parrocchiali della città si apre da questo momento una riflessione profonda che deve necessariamente guardare alle aree urbane più isolate e geograficamente lontane da qualunque chiesa dove ormai da venti anni si concentra una nuova identità di persone, famiglie, gruppi di ragazzi per troppo tempo isolati da ogni proposta pastorale o civile.