La campagna italiana è sinonimo di produttività e qualità e supera la Francia nei risultati, ma non vi è il giusto riconoscimento per chi vi lavora
La Redazione | L’occupazione cresce del 2,2% perché l’agricoltura italiana ha prodotto nel 2015 il valore aggiunto più elevato d’Europa grazie alla leadership conquistato nella qualità e nella sicurezza alimentare.
L’Italia è a davanti alla Francia con il suo record europeo di 32,4 miliardi di valore aggiunto che cresce in maniera tripla rispetto al settore dell’industria (1,3%) e dei servizi (+0,4%).
Coldiretti fa sapere che “il modello produttivo dell’agricoltura italiana è campione anche nella produzione di valore aggiunto per ettaro che è più del doppio della media Ue-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi”. Motivo in più per cui essere orgogliosi di come procede la vita nelle nostre campagne e di come il mondo agricolo sia migliorato in termini di proposta, visibilità, produttività.
Primato messo però a rischio nel 2016 dal calo dei prezzi riconosciuti agli agricoltori che per molte produzioni non riesce neanche a coprire i costi a causa delle distorsioni nella filiera che sottopagano il lavoro agricolo.
Riportiamo di seguito i dati statistici forniti da Coldiretti.
Lo scorso anno la crescita della produzione agricola in volume è risultata rilevante per le coltivazioni legnose (+12,3%) mentre è più contenuta per gli allevamenti zootecnici (+0,8%) e le attività di supporto (+0,5%). Si registra, invece, un calo per le produzioni foraggere (-4,3%), le coltivazioni erbacee (-2,8%) e le attività agricole secondarie (-0,6%). A livello territoriale, la produzione in agricoltura cresce in tutte le aree ad eccezione del Nord-ovest
(-1,1%). Gli aumenti più marcati si registrano al Sud (+5,9%) e al Centro (+3,5%).
Nel 2015 gli investimenti nel settore agricolo mostrano comunque segnali di recupero (+0,6%), dopo il forte calo registrato nel 2014 (-6,1%).
Analizzando la situazione nell’Ue, l’indicatore di reddito agricolo per il 2015 scende del 3,2% rispetto all’anno precedente, a causa di una contemporanea flessione di produzione (-0,9%), prezzi (-1,5%), valore aggiunto (-1,7%), reddito dei fattori (-4,5%) e unità di lavoro (-2,0%). Il calo riguarda, in particolare, Germania (-37,6%), Danimarca (-19,7%), Regno Unito (-19,3%), Romania (-17,8%), Polonia (-8,9%) e Paesi Bassi (-0,8%). Una crescita si registra in Grecia (+11,7%), Francia (+8,7%), Italia (+6,2%) e Spagna (+3,3%).