L’esordio della Nazionale italiana agli Europei di Francia è stato più che positivo. Una vittoria per i giocatori e anche per i tifosi, i quali hanno animato lo stadio ma senza darsi a comportamenti violenti
Daniele Rocchi
Una doppia vittoria, dentro e fuori lo stadio. L’Italia esordisce con un 2 a 0 al Belgio, con goal di Giaccherini e Pellé, agli Europei di Francia. Una partita sofferta, quella degli azzurri, partiti senza i favori del pronostico, generosi e, bene sottolinearlo, anche umili al cospetto dei più titolati avversari, che il ranking Uefa colloca al secondo posto della classifica mondiale. Una squadra operaia, priva di fuoriclasse, costretta a lottare su tutti i palloni per portare a casa la vittoria. Così è stato con buona pace dei detrattori di turno che pure non mancano mai. Buona la prima, allora, aspettando le prossime partite da preparare come quella vinta ieri sera. “L’importante sarà essere guerrieri, ma usare la testa e riproporre quello che abbiamo studiato in questi giorni” le parole di Antonio Conte, ct tattico e stratega in vena di citazioni sul genere manuale l’“Arte della Guerra” del generale cinese Sun Tzu.
È stata anche una vittoria dei tifosi, italiani e belgi, che hanno ravvivato lo stadio di Lione con i loro colori nazionali, in una festa dello sport distante anni luce dalla violenza cui abbiamo assistito nei giorni scorsi in altre città, come Marsiglia, dove furiosi ‘corpo a corpo’ sono stati ingaggiati da gruppi di tifosi russi, inglesi e francesi, per non dire di croati e turchi, e a Lille, da tedeschi e ucraini. Dei russi si dice che siano “addestrati, altamente organizzati e determinati a portare avanti degli attacchi violenti con un’aggressione mai sperimentata negli ultimi dieci anni”.
Un “mix tossico di violenza” che non si vedeva dall’edizione degli Europei del 2000, quando hooligans inglesi devastarono Charleroi.
Oltre 100 i tifosi fermati, diversi quelli arrestati, secondo un primo bilancio diffuso dal ministero dell’Interno di Parigi. E adesso si teme per altre partite ritenute ad “alto rischio” di Euro 2016, Inghilterra-Galles, a Lens, è una di queste, e poi Germania-Polonia di giovedì 16 giugno allo Stade de France di Parigi. Tutte tifoserie animate da pesanti rivalità storiche e politiche e che annoverano tra le loro fila ultras tra i più violenti d’Europa. L’auspicio è che le Autorità francesi sappiano adesso prendere le adeguate contromisure per garantire uno svolgimento sereno e soprattutto sicuro della più importante kermesse calcistica per nazionali del Vecchio Continente. I rischi, infatti, non vengono solo dalle minacce del terrorismo. Altrettanto lecito chiedersi da dove provenga tutta questa violenza diffusa alla quale il calcio sembra fare da detonatore.
È un problema del calcio stesso caricato di significati politici e nazionalistici che nulla hanno a che vedere con lo sport o piuttosto una valvola di sfogo di disagi sociali, economici, culturali? A ben guardare il contesto nel quale l’Europeo di calcio si svolge – emergenze economiche, populismi mai sopiti, fenomeni migratori, crescita al rallentatore, un risorgente antieuropeismo… Brexit docet, – potremmo dire l’uno e l’altro. Agire sulle cause, prima ancora che evitarne le conseguenze, potrebbe servire… Ma intanto godiamoci la festa di ieri sera a Lione, sperando che una partita non sia una sfida tra due nazioni o due popoli ma solo tra due squadre di calcio. E niente altro.
Agensir