Un giornalista americano, Lance Ulanoff, caporedattore di “Mashable” ed esperto di tecnologie e di social media, con un lungo articolo pubblicato in occasione dell’inizio delle vacanze scolastiche, ha provato a dettare alcuni semplici consigli
Non c’è bisogno di statistiche per scoprire che i bambini passano più tempo con il loro smartphone che con la famiglia. Se quando provate a guardare in faccia i vostri figli vi ritrovate davanti solo il retro di un telefonino, sapete di cosa stiamo parlando. La diffusione di smartphone di ultima generazione fra i giovanissimi di un’età compresa fra i dodici e i diciotto anni è un fenomeno esploso in modo repentino in tutto il mondo occidentale.
Gli studenti non sanno usare i computer ma passano le intere giornate con gli occhi incollati ai loro telefoni.
Non hanno indirizzi di posta elettronica ma si scambiano centinaia di messaggi ogni giorno con “Whatsapp”. Usano “Facebook” solo per sapere che cosa succede nel mondo dei loro stravaganti gruppi preferiti (un occhio distratto agli alert che arrivano puntualmente) ma se devono interagire sui social preferiscono di gran lunga l’effimero “Snapchat” con le applicazione che distorcono in modo buffo i selfie. Quando poi sono in ricerca di un brivido proibito, allora si scatenano in lunghe guerre dialettiche ai limiti del cyberbullismo sul terribile social “Ask” (un network più volte al centro dell’attenzione dei media per alcuni casi di suicidi adolescenziali).
Non servono numeri o dati statistici. Ogni famiglia sa bene quanto sia grave il fenomeno.
L’estate è il momento giusto per provare a dettare delle regole di comportamento, almeno fra le quattro mura di casa.
Un giornalista americano, Lance Ulanoff, caporedattore di “Mashable” ed esperto di tecnologie e di social media, con un lungo articolo pubblicato in occasione dell’inizio delle vacanze scolastiche, ha provato a dettare alcuni semplici consigli. Il primo è un’ammissione di colpa. “Non fate come me”, ha scritto. “Ci sono pochi grandi appassionati di tecnologia come me e, onestamente, ho più volte infranto ognuna delle regole che propongo agli altri genitori”, ha scritto Ulanoff nel suo articolo intitolato “5 cose che possono mettere sotto controllo la vita digitale dei vostri figli”. “In mia difesa posso dire che non potevo prevedere quanto coinvolgenti tutti questi schermi sarebbero diventati per me, mia figlia e il resto della mia famiglia. Ora, provo a prendere una pausa almeno una volta all’anno. È comunque possibile fare cose diverse. È possibile insegnare ai vostri figli che lo smartphone e i tablet rappresentano solo una fonte, fra le tante, per contenuti e intrattenimento. C’è il mondo intero fuori da quegli schermi e una famiglia proprio di fronte a loro”. Così ecco i cinque consigli pratici per provare, durante i mesi estivi, a riprendere il controllo della vita digitale dei vostri figli.
Prima regola: il codice della strada. Quando si prende la macchina, per la prima volta, la sensazione è di poter andare dove vogliamo. Ma non è così: c’è il codice della strada. La stessa cosa va spiegata ai nostri figli quando alla fine cediamo alle insistenze e ci rassegniamo a regalare uno smartphone. Ci sono regole che vanno rispettate, nelle abitudini e nelle cose che si possono (o non possono fare). Dopo la spiegazione, anche i fatti. Tutti gli smartphone o i tablet sono dotati di software per il “parental control” (controllo dei genitori). Sono pochissimi però i genitori che si preoccupano di configurarli. Fatelo, consiglia vivamente Ulanoff.
Secondo consiglio. Soprattutto con i bambini più piccoli, stabilite dei tempi massimi che possono essere dedicati al telefonino. Mezz’ora al giorno, per iniziare. Questo tempo digitale può diventare oggetto di interessanti trattative da fare con i bambini. Se finisce i compiti in tempo, avrà 30 minuti supplementari. Se aiuta nelle faccende domestiche, altri 30 minuti. E così via.
Terzo consiglio. Creare zone “digital free”. Fare in modo, in altre parole, che l’ambiente domestico (almeno lo spazio comune) sia liberato dall’invasione elettronica. Ulanoff suggerisce di mettere un cesto accanto alla porta di ingresso dove ogni membro della famiglia dovrà mettere il proprio telefonino. Si può ingentilire la pratica collegando il “cestino” con i cavi di alimentazione di smartphone e tablet. Un’utilità pratica in più.
Quarto consiglio: durante i lunghi viaggi in macchina per le località estive, organizzare ascolti musicali condivisi (cantare insieme aiuta molto) e giochi di società che costringano i ragazzi a distogliere gli occhi dai telefonini per guardare il panorama fuori dai finestrini.
Ultimo consiglio: dare il buon esempio. Il telefonino durante i pasti o nel letto prima di andare a dormire, è una brutta abitudine innanzi tutto degli stessi genitori. “Gli adulti – ha scritto Ulanoff – hanno alcuni buoni motivi per usare il telefono. Più dei bambini. Ma ne siamo poi così sicuri?”.
Rino Farda, Agensir