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Alvignano / Dragoni / Caiazzo. San Ferdinando d’Aragona, domani la festa

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Protettore delle campagne, il patrono di origine spagnola tra storia e devozione. Alle 4 di domani mattina la processione dalla chiesa di San Sebastiano (Alvignano) e dalla chiesa dell’Annunziata (Dragoni). In serata il ritorno in paese

san ferdinando d'aragona alvignanoTommaso Tartaglione | Lunedì 27 giugno sarà celebrata la festa liturgica di san Ferdinando d’Aragona (1030 ca-1082 ca), di sangue reale spagnolo, vescovo di Caiazzo; un grande santo che da più di nove secoli unisce le comunità di Alvignano e di Dragoni in una sincera quanto salda devozione.
Occorre chiarire che il nostro non va confuso con un altro santo omonimo, san Ferdinando III (1198-1252), re di Castiglia e Leon. A sfatare questo errore è una pergamena dell’archivio vescovile datata 1231 in cui è attestata già l’esistenza della sua sepoltura nella basilica alvignanese detta allora di Santa Maria in Cornello, (già Santa Maria di Cubulteria) e denominata successivamente come di San Ferdinando d’Aragona. Il vescovo, che secondo la tradizione era giunto nei suoi pressi per una visita pastorale, colto da febbre vi morì e lì volle essere seppellito.
Curioso, comunque, è l’aneddoto del ritrovamento del suo corpo dopo secoli di abbandono: quello della “botte di san Ferdinando”. Durante i lavori della mietitura nella campagna alvignanese, alcuni contadini posero una botte di vino sopra una pietra all’ombra della basilica diruta. Il vino, perciò, avrebbe traboccato dalle congiunture tra le doghe della botte. Spostatala da quel luogo non avrebbe emesso più alcuna goccia e ripetuto più volte l’esperimento si riconobbe la natura miracolosa del fenomeno. A tal notizia stupefacente giunsero sul luogo il vescovo caiatino con il clero e facendo rimuovere la pietra si rinvenne la sepoltura dimenticata di san Ferdinando. Molti furono gli impedimenti soprannaturali del santo per non far trasferire le sue reliquie nella cattedrale di Caiazzo, così furono riposte sotto l’altare maggiore della basilica di Santa Maria in Cornello.
Nella tradizione locale, al santo si ricorreva soprattutto contro le pestilenze e le febbri, ma probabilmente il suo più grande miracolo fu la liberazione di Alvignano dalla famosa peste del 1656 che colpì tutto il regno di Napoli. Si racconta, che durante l’epidemia, la basilica di san Ferdinando fosse illuminata di notte da una luce soprannaturale, a conferma della sua protezione.
La devozione degli alvignanesi e dei dragonesi fu talmente grande che i re aragonesi nel 1443 concessero loro una fiera da tenere la seconda domenica di luglio. Anticamente questa si svolgeva nello slargo davanti la basilica dove accorrevano mercanti da tutto l’alto casertano, ma non pochi furono i conflitti di giurisdizione su quel luogo tra la Mensa vescovile e il comune di Alvignano che vantava ab immemorabili di accollarsi le spese per la manutenzione della chiesa e per la festa con tanto di fuochi d’artificio.
La venerazione degli abitanti di queste contrade, poi, si espresse anche in campo artistico riempiendo le chiese di numerose rappresentazioni del santo vescovo. L’affresco più antico che si conosce risale al XV secolo ed è ubicato nella chiesa dell’Annunziata di Alvignano; un altro di inizio ‘500, invece, si trova nell’antichissima chiesa di San Mauro, sempre ad Alvignano. Ma le effigi cui sono più legati i fedeli sono i quattro busti che vengono portati in solenne processione durante la festività. Il primo si trova nella chiesa dell’Annunziata di Dragoni;  altri due sono conservati ad Alvignano di cui quello più antico, risalente al 1819, fu commissionato grazie alle donazioni delle più antiche famiglie alvignanesi che lo dotarono anche di una teca d’argento, di un anello e di una croce pettorale contenente una sua reliquia. Il quarto e più importante busto, infine, è una magnifica opera in argento del famoso orefice napoletano Matteo Treglia, realizzato nel 1706 e conservato nella cattedrale di Caiazzo.
Di cotanto patrimonio spirituale, storico, artistico e umano sono depositari, perciò, gli abitanti del territorio caiatino che il prossimo lunedì, al suono delle campane a festa inaugurato da quella posta nel 1651 sul campanile della cattedrale di Caiazzo e dedicata al santo, sapranno rendere omaggio ad una grande vescovo, modello perfetto di cristiano, e sapranno rendersi capaci di una nuova evangelizzazione e della rinascita del Cristianesimo.

(Foto di anteprima di Mario Mastroianni)

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